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Acqua Bulle e Bullicine: tavola, entusiasmo e passione sul Lago di Nemi

bollicine

Un ristorante elegante, una cucina originale, una squadra giovane e preparata e le giuste bollicine in abbinamento.

Se dovessi dire perché il ristorante “L’Acqua Bulle” di Nemi, aperto da circa 3 mesi, è assolutamente da provare vi direi perché l’entusiasmo e la passione giovanile di chi ci lavora fa la differenza.

Età media, 25-26 anni, dal proprietario Lorenzo Giuliani, da sempre appassionato di enogastronomia, allo chef, Mattia di Gori, giovanissimo ma con alle spalle esperienze interessanti come Antonello Colonna (una stella Michelin), a Mattia Zazzato responsabile di sala, formatosi presso l’Accademia Intrecci, creata dalla famiglia Cotarella.

Insomma una squadra giovane, affiatata e preparata, con un obiettivo preciso: elevare la qualità della ristorazione dei castelli ma senza tanti fronzoli.

Il ristorante ha due sale, semplici, direi minimal, ma eleganti. Una con affaccio sul lago, l’altra al piano di sotto, più calda e accogliente, con una splendida terrazza appena sopra il lago di Nemi e un panorama che immaginiamo unico (noi siamo stati di sera). In più, Lorenzo ha allestito una sorta di grottino/cantina, per gli eventi di degustazione dell’ottima selezione di vini, tra rinomate etichette italiane e vini stranieri.

E sono state soprattutto le bollicine in Carta dei Vini a colpirci, in particolare gli champagne selezionati. Oltre ai più classici Laurent-Perrier e all’ottimo Bruno Paillard, originale la scelta di un piccolo Vigneron di Allemant, Jean Pierre Delong, la cui produzione è relativa a 6 etichette. Mentre trovare in carta un Vigneron della caratura di Vilmart ci ha confermato la ricerca della qualità oltre ogni ragionevole dubbio. Recoltant di Rilly la Montagne, con i suoi 11 ettari tutti Premier Cru e le sue 100 mila bottiglie, è da ritenersi tra le etichette più intriganti per appassionati e amanti del re dei vini.

E non mancano le bollicine italiane, tra cui le tante etichette di Berlucchi, protagonista della serata a cui abbiamo partecipato e dedicata ai 60 anni del primo Franciacorta italiano.

Serata riuscita, con un menù di pesce abbinato a 4 tipologie di spumante scelti da Luigi Castagna, rappresentante Berlucchi per la Provincia di Roma.

Per antipasto, un baccalà mantecato, con marmellata d’uvetta e croccante di pane, delicato e saporito, abbinato al Berlucchi 61 Saten, uno chardonnay in purezza cremoso e di facile beva che ha esaltato l’equilibrio del baccalà.

La linea 61 venne creata dall’azienda per ricordare l’anno di nascita del primo Franciacorta, frutto dello straordinario incontro presso Palazzo Lana tra Guido Berlucchi e un giovane Franco Ziliani, allora enologo emergente, che credette nel sogno di Berlucchi di creare un grande spumante metodo classico.

Buono anche l’abbinamento con il Cavatello di Coregone alla pizzaiola con bottarga di lavarello: il Berlucchi 61 Brut, che con appena un 10% di presenza di Pinot Nero è riuscito a bilanciare la comunque delicata bottarga.

Con il secondo, ombrina con mousse di caponata, chips di patate e crema di datterini gialli, è uscito uno dei pezzi forte di Casa Berlucchi, il Nature millesimato 2014, 80% chardonnay e 20% Pinot Nero. Una bollicina di grande personalità e struttura, con i suoi 7 anni sui lieviti.

La chiusa è stata la zuppetta di fragole e fragoline tipiche di Nemi, con pan di spagna croccante e gelato alla vaniglia. Un dolce semplice ma gustoso, con un abbinamento un po’ forzato, il 61 Rosè. Ma tutto sommato, va bene così…

L’acqua Bulle, cioè bolle (in dialetto nemorense) in continuazione a Nemi, in modo originale e dinamico. Non resta che accomodarci e aspettare il nostro prossimo piatto e una buona bollicina ad esaltarlo.

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