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Alfonso Crisci: lo Chef che cambia Terra

Dalla Taverna Vesuviana a Poggio Le Volpi Wine & Food, da Nola a Monte Porzio Catone, dalle pendici del Vesuvio alle colline vulcaniche romane, dalle montagne campane ai boschi di querce, campagna e malvasia: una nuova grande casa per la sua cucina, una nuova terra da saggiare, nuove plaghe da raccontare, nuove radici da intrecciare, nuove combinazioni e sapori da inventare.

Felice Mergè, Enologo e Patron delle Cantine Poggio Le Volpi (Lazio) e Masca del Tacco (Puglia) e Rossella Macchia, General Manager, scelgono Alfonso Crisci come Executive Chef per proseguire un solido percorso di Poggio Le Volpi Wine & Food tra filari qualità, tradizione, valorizzazione della materia e creatività per le due sue belle realtà interne: Epos, il Bistrot e Barrique, il Ristorante Gourmet.

Prima sfida superata per Alfonso Crisci, che rilegge Epos Bistrot con guizzi marini, sapidità di latte e quel twist di vivacità campana che sta bene su tutte le cose. Seconda Sfida: Barrique, ma questa è un’altra storia.

Il destino ha molta più fantasia di noi. Con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge, e da un momento all’altro ti trovi a vivere una nuova vita. Ho ripensato a questo concetto così ben inquadrato dalle parole di Susanna Tamaro tratte dal suo forse più celebre libro “Va dove ti porta il cuore”, nel vedere Alfonso Crisci, bravo e appassionato chef campano, fare il suo sereno e placido ingresso nelle sale dell’Epos – il Bistrot di Poggio Le Volpi Food & Wine – e introdurre la bizzarra concatenazioni di eventi che lo ha portato fin qui per raccontare dei primi frutti autunnali della sua nuova sfida di territorio e cucina, tra filari di Malvasia e Castelli Romani. 

Un’occasione di cambiamento che forse lui stesso non avrebbe mai immaginato, ma che ha abbracciato con la forza, il coraggio e lo slancio che lo caratterizzano. 

Essere qui e proseguire il cammino di uno chef come Glowig mi riempie di orgoglio: la fiducia di Felice Mergè e Rossella Macchia, è stata immediatamente corrisposta e sono sicuro che sarà un cammino ricco di soddisfazioni e successi: questa è ora la mia casa e sono qui per dare il massimo”.

Da Nola a Monte Porzio Catone, dalle pendici del Vesuvio alle colline vulcaniche romane, dalle montagne campane agli antichi boschi di querce: una nuova casa gastronomica, una nuova terra da saggiare, nuove plaghe da raccontare, nuove combinazioni di sapori da esplorare, nuovi confini senza confini da definire.

Un percorso graduale il suo, che inizia lento ed inesorabile con le proposte pensate per il Bistrot per poi lavorare su quelle più sofisticate di Barrique, il ristorante gourmet tra le preziose botti della barricaia di oro e terra nelle segrete di Poggio Le Volpi Food & Wine. 

Nel Bistrot fa il suo esordio una cucina snella, vivace, colorata, attraente, perfetta per la tavola di giorno e per accompagnare i piaceri della griglia e della carne, altra grande protagonista di Epos. 

Sin dal primo momento in cui l’ho conosciuto – spiega Rossella Macchia – ho capito che era la persona giusta per noi e che poteva continuare il lavoro che Oliver Glowig ha iniziato: ho trovato in lui la figura pronta a prendere in mano le redini di un progetto che va portato avanti con impegno giorno dopo giorno, con determinazione e un pò di testardaggine. In più, sono assolutamente innamorata della cucina di Crisci: semplice e immediata, mi ha conquistato, colpendo sia me che Felice grazie al prezioso equilibrio di sapori”.

Alfonso Crisci non rinuncia alle sua identità partenopea ma la miscela e la potenzia con le materie prime del nuovo territorio che lo circonda con grande rispetto. Lo rivelano i suoi piatti che vogliono trovare l’incontro tra la sua storia, il suo modo di trattare la materia prima e le tradizioni laziali più radicate: il “Carciofo Carbonara”, omaggio omaggio alla cucina romana, ne è un chiaro esempio dove la cottura a bassa temperatura mantiene inalterata la consistenza del carciofo che racchiude a sua volta un tuorlo d’uovo pastorizzato pronto a fondersi con la crema di pecorino. Chiude il boccone il crunch del guanciale e la nota aromatica del tartufo nero. 

La “Zuppa di cavolo bianco, gamberi e scampi” (abbinata ad un Asonia Frascati Brut Metodo Classico 2012) stupisce per l’impiego di ingredienti semplici poi bilanciati dai polposi crostacei crudi, scaldati dal calore stesso della crema calda per gustare tutta la piacevolezza delle carni marine intervallata dalla morbida freschezza delle verdure appassite che definiscono un gioco di consistenze e sapori antichi che conquista il palato.

Lo “Spaghetto cozze, broccoletti e crema di cannellini” (abbinato a Epos Frascati Superiore Riserva DOCG 2017) è un altro piatto che nobilita, arricchendola la “ajo e ojo” che qui unisce orto e mare, così come i Cappelletti ripieni di aragostina (abbinati al Donnaluce IGP Lazio 2019). 

Il tributo alla Terra torna invece con il “Maialino in crosta di nocciole” (con Roma DOC 2018), cotto a bassa temperatura e presentato in veste gourmet. Chiude il Babà.36 con crema alla vaniglia e bagna al rhum, perfetto con il Frascati Cannellino DOCG 2016.

La mia espressione è parlare con i piatti, a me piace molto studiare, approfondire, per me gourmet è sinonimo di studio e approfondimento. Al bistrot voglio tradurre la tradizione con tecniche moderne, per Barrique ci sarà da studiare molto e porterò anche piatti della mia storia” racconta lo Chef.

L’impiattamento sempre curato, con tocchi leggeri e floreali, nonostante l’inclinazione gourmet, mantiene fede al piacere della tavola, rimanendo familiare e accessibile. La mano dello chef si sente senza essere dominante, e lascia spazio alle materie prime di grande qualità per le quali nutre da sempre grande rigoroso rispetto; siano queste campane o laziali, l’importante è che sappiano raccontare una bella storia nuova, quella di Crisci e della sua nuova Terra.

Chef Alfonso Crisci

Classe ’77. Originario di San Gennaro Vesuviano (Napoli), una terra florida a pochi passi dal cratere, dove nascono i pomodori del Piennolo, la frutta da fare secca, come le nocciole e le noci, ma anche l’annurca, considerata la regina delle mele.

La passione di Crisci per l’enogastronomia nasce già ai tempi della terza media, quando durante una gita scolastica visitò lo storico istituto alberghiero campano “Ottaviano”. Colpo di fulmine: l’artigianalità della lavorazione delle materie prime lo conquisterà per sempre.

Così Crisci decide di diventarne studente, nonostante il parere contrario del padre, per il fatto che la vita dietro ai fornelli avrebbe richiesto al figlio un costante spirito di sacrificio e tanto duro lavoro. Il diploma presso l’alberghiero arriva, infatti, dopo anni di impegno assiduo, la mattina dietro ai banchi di scuola, e il pomeriggio ai fornelli accanto ad Achille Bonomo, l’insegnante di cucina di Crisci che, per una strana casualità, era anche suo vicino di casa.

Ma per lo chef è solo l’inizio di una lunga avventura. È stato proprio il suo maestro a farlo innamorare definitivamente di questo mestiere e a spingerlo ad andare avanti.

Il suo primo passo nel gotha dell’alta cucina è stata l’esperienza stellata con Fulvio Pierangelini al Gambero Rosso. Poi, si sono susseguiti i periodi al fianco di Norbert Niederkofler, chef 3 stelle Michelin del St. Hubertus all’interno dell’hotel Rosa Alpina di San Cassiano in Alta Badia; ancora all’estero, in Francia con Michel Sarran a Tolosa, chef 2 stelle Michelin, per apprendere i processi innovativi nella pasticceria, in particolare nella preparazione dei semifreddi; e in Spagna con chef Nacho Manzano di Casa Marcial, 2 stelle Michelin, nella remota Arriondas nelle Asturie.

Qui Crisci si è affinato sulle salse e sull’uso degli aromi, in un contesto simile all’Italia per il legame forte con la tradizione culinaria ma più proiettato verso l’evoluzione della cucina, grazie a una grande capacità di sperimentare.

Le tecniche acquisite e lo studio costante, ma anche la voglia di applicarsi in qualcosa di proprio, conducono Crisci di nuovo in Campania, nel suo paese di origine, ad aprire solo un anno fa la sua Taverna Vesuviana con la moglie Carmela Simonetti, sommelier. Il ristorante, con 16 posti a sedere, diventa un punto di riferimento fino a quando l’emergenza sanitaria non ne impone la chiusura.

Una chiusura che non ha arrestato la sua voglia, il suo bisogno di esprimersi attraverso la cucina. E’ qui che si rivela l’imprevedibilità del destino, che ha molta più fantasia di noi che, con la velocità di una raffica di vento tutto stravolge, e da un momento all’altro ti porta a vivere una nuova vita e a cogliere nuovi frutti.

Epos Bistrot | Poggio Le Volpi

Via Fontana Candida 3/C | Monte Porzio Catone (RM)

Tel. 06.9416641

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