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Bruno Barbieri testimonial delle eccellenze siciliane da Duca di Salaparuta

barbieri

Si è svolta lunedì 17 giugno, all’interno di una delle cantine storiche della Sicilia, la giornata evento in compagnia del pluristellato chef Bruno Barbieri tra buon vino, piatti gourmet ed eccellenze del territorio

Metti una giornata di inizio estate, una cantina storica come Duca di Salaparuta, uno chef pluristellato come Bruno Barbieri, una degustazione tecnica delle più prestigiose etichette del gruppo Corvo, un pranzo preparato dallo chef Tony lo Coco, una stella Michelin, e possiamo affermare che gli ingredienti per un evento indimenticabile ci siano davvero tutti.

E non è certo un caso se il  Gruppo Duca di Salaparuta, che riunisce tre brand storici che rappresentano la Sicilia e l’Italia nel mondo, Corvo e Duca di Salaparuta e Florio, abbia scelto come testimonial lo chef italiano che, insieme a Gualtiero Marchesi, ha conquistato il maggior numero di stelle Michelin in carriera, sette per l’esattezza.

bruno barbieri

Il noto volto televisivo di Masterchef Italia, che vanta una carriera invidiabile costellata di successi, non ha mai nascosto, infatti,  la propria ammirazione per la Sicilia e le sue eccellenze riconoscendo come unico difetto a questa terra quello di non sapersi “vendere” bene pur avendo tutti i numeri per farlo.  

Iniziata alla conduzione della Locanda Solarola di Castelguelfo che, grazie a lui, si guadagna due stelle Michelin per due anni consecutivi, la carriera  dello chef bolognese non si è più arrestata. Bruno Barbieri ha continuato ad inanellare successi e negli anni ‘90 conquista le due stelle Michelin anche presso Il Trigabolo di Argenta. Guadagna una stella anche per il ristorante Grotta di Brisighella, in provincia di Ravenna, e apre il ristorante Arquade, in provincia di Verona, che nel 2007 compare sulle guide gastronomiche con due stelle Michelin e tre forchette del Gambero Rosso.

Eppure con gli occhi di chi ne ha “viste tante”, Chef Barbieri non smette di stupirsi e di guardare il territorio siciliano, che ha avuto modo di conoscere in più occasioni e dove torna sempre con grande piacere ed entusiasmo, come “una cornucopia di opportunità, spesso ancora inespresse, un caleidoscopio di profumi, sapori e colori, il cui insieme crea un unicum diverso da tutto e simile a nient’altro. – ci racconta e continua – Una terra promessa su cui scommettere e da cui apprendere tutto ciò che ha da insegnare a tutti coloro che saranno in grado di  valorizzarne le peculiarità senza alterarne la natura”.

Mentre ne parliamo abbiamo nel calice Bianca di Valguarnera una 2014, una delle nove etichette firmate Corvo degustate durante la masterclass condotta dall’enologo di casa Salaparuta, Salvo Tomasello. Altri due  i bianchi, Star Grillo – Muller Turgau 2018, Colomba Platino Inzolia 2018, tre rossi Nero d’Avola Passo delle Mule 2017, Sciaranera Pinot Nero 2014, Duca Enrico 2011. Per concludere con Morsi di Luce, Donna Franca Florio e Aeusa.

Tutte etichette che hanno dimostrato una spiccata coerenza gustolfattiva che, unita alla forte aderenza al territorio, le ha rese la perfetta “foto ricordo” da lasciare allo chef che le ha definite “una vera fonte di ispirazione poiché dall’assaggio dei vini e dal racconto delle storie di chi li produce amo prendere spunto non solo per gli abbinamenti ma anche per far diventare il prezioso nettare di Bacco un ingrediente grazie al quale valorizzare i miei piatti”.

Non sono mancati, inoltre, gli apprezzamenti di Chef Barbieri alla cucina “fortemente identitaria e territoriale” di Tony Lo Coco dei Pupi di Bagheria, che per l’occasione ha proposto un menù con alcuni dei suoi piatti più rappresentativi.

Dopo un antipasto a base di mousse di tenerumi e scampi con croccante di tenerumi e pistacchi, è stata la volta del ricordo di sfincione bagherese, un “airbag” di pane ripieno di crema di ricotta al pomodoro, su base di mollica “atturrata” ovvero abbrustolita. Sempre dai fiori all’occhiello di Lo Coco arriva il primo a base di raviolo liquido all’anciova (acciuga) ripieno di salsa liquida di estratto di pomodoro, con mollica “atturrata” e timo limonato.

Raviolo liquido
Stigghiola

Come secondo la “stigghiola” di ricciola, cavallo di battaglia e rivisitazione dello chef del tipico street food siciliano preparato con  budello di agnello, che in questo caso, avvolge la ricciola nella seppia e lo rende croccante con un crumble al nero di seppia. Conclude il dessert “TuttoVerdello” in cui pan di Spagna, crema, gelato, crumble e zeste sono tutti a base del limone verdello tipico dell’areale bagherese, condito con salsa al “canarino” a base di acqua e zucchero e alloro, in memoria di questo antico rimedio della nonna.

Con grande schiettezza, a fine giornata, lo chef rivolge una riflessione  anche alla categoria dei giornalisti di cui riconosce l’alto valore nel veicolare le peculiarità di una Sicilia che “va aiutata ad esprimersi al meglio e per farlo spetta a chi si occupa di comunicazione il compito fondamentale di raccontarla traducendo le criticità in caratteristiche grazie all’arte della maieutica che aiuta a tirare fuori il meglio e ad esternarlo nel miglior modo possibile”.

Una esortazione di cui non possiamo che essere fieri e un compito che accogliamo con grande onore, oltre che piacere e che, nel raccontare una giornata come questa, in cui la Sicilia ha fatto davvero “una gran bella figura”,  ci viene fin troppo facile.

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