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Capodanno 2020: a Napoli i nostri consigli per un Cenone con i fiocchi

“Chi non cena a Napoli a Capodanno, non cena a Napoli tutto l’anno”. E non potete immaginare cosa vi perdete.

Sì, perché qui, più che da ogni parte d’Italia, le tavole non abbondano, ma straripano di ogni ben di Dio. Perché è tradizione, perché è benaugurante e perché, alla fine, anche i fuochi che si sparano qui hanno un altro motivo. Ce lo raccontava mirabilmente Enzo Cannavale nel film “32 dicembre”, nel dialogo con il professor Pazzaglia, il quale lo redarguiva dicendo: “Ma che volete festeggiare? Voi siete disoccupato e volete festeggiare?”
“Ma che c’entra? Io dicevo che si spara, così, per protesta. Siccome lassù ci sta qualcuno che non sente bene…!
“Ah, allora adesso diciamo che il Padreterno è sordo?”
“No. Non è sordo, ma è distratto!”.

Il mio articolo potrebbe finire qui, perché in questo breve dialogo è racchiusa tutta la napoletanità: l’affidarsi al Cielo, il chiedere una protezione, l’eterna lotta tra la città laboriosa e quella più disincantata, insomma, c’è Napoli, che a tutto potrebbe rinunciare, però, tranne che alla festa.

E, allora, si parte! La parola d’ordine è pesce.

Fin dall’antipasto con ostriche, salmone marinato, “taratufi” e tartine con ogni bontà del mare. Il primo prosegue sulla stessa linea: spaghetti con le vongole o con un astice dalle carni delicate, ma gustose e dal profumo inebriante.

Non c’è tregua ed ecco che parte la batteria delle fritture: capitoni, baccalà, paranza, ma c’è anche chi ci aggiunge alici eppure “ ‘e mmurzelle ‘e stocco”, che altro non sono che dei pezzetti di stoccafisso che rimanevano dopo che il commerciante aveva ricavato il filetto (‘o curuniello) dalla “scella”. Venivano vendute ad un prezzo molto inferiore, ma servivano a far festeggiare con gusto anche le famiglie più povere.

Si continua anche con un bel pezzo di stoccafisso in bianco con le olive per alleggerire un attimo la presa, che subito viene ripresa, però, con broccoli al limone e insalata di rinforzo.

E siamo al gran finale. Qui ci sono due scuole di pensiero, perché molto dipende da che ora si inizia e per quanto si protrae la cena. Cosa fare? Mangiare pure cotechino e lenticchie, oppure interrompere la cena, brindare con dolci e spumante e mangiare dopo il piatto ritenuto benaugurante? Beh, fate come volete, tanto ‘stu cotechino non è una tradizione napoletana ma fu creato agli inizi del Cinquecento dai cittadini della corte dei Pico di Mirandola per meglio conservare la carne dei maiali, durante il lungo assedio alla città.

Quindi, libertà!

Tutto questo lo potrete trovare nella case napoletane se siete invitati la sera del 31 dicembre, ma, nei ristoranti il menu cambia un pochino sia a causa dei grandi numeri, sia perché un po’ di estro è sempre dietro l’angolo di una cucina. La tradizione viene comunque perseguita con una cena a base di pesce di piatti entrati nell’uso comune di molti ristoranti.

E allora, questi i nostri tre consigli:

RISTORANTE UMBERTO 1916

A Chiaia, Umberto 1916 vi verrà proposta una cena a base di pesce con Paccheri di Gragnano alla Masaniello (con seppie, gamberi, pomodorini e friarielli), risotto alla pescatora e orata per secondo.

Via Alabardieri 30. Tel: 081 418555

RISTORANTE AL 53

L’istrionico Angelo, del ristorante sito nella famosa Piazza Dante, vi accompagnerà alla mezzanotte con (tra le altre pietanze) il classico baccalà fritto, i polipetti in cassuola, l’insalata di rinforzo e poi anche qui sia il risotto alla pescatore, sia i paccheri però con pesce spada e melanzane (una sua ricetta storica), sia l’orata in crosta di patate.

Piazza Dante 53. Tel: 081 549 9372

TRATTORIA SAN FERDINANDO

All’imbocco di Via Nardones e “lungo la direzione di essa” (anche questo riferimento è tratto dal film “32 dicembre”), tra Piazza Trieste e Trento e il Caffè Gambrinus, nel salotto di Napoli troviamo questa trattoria storica, dove Aldo Bruno (il capostipite) e tutta la sua famiglia (ed è questa la cosa che vi legherà di più a questo posto), propongono il Cenone di San Silvestro, ma con un baccalà al gratin, i paccheri al pomodorino del piennolo, olive e capperi, un risotto con carciofi e seppioline e qui la spigola sostituisce l’orata, ma viene arricchita dalle mazzancolle.
Passato il 31, poi, tornateci per gustare il soffritto, le polpette e la cucina della tradizione che qui è davvero di casa.

Via Nardones 117. Tel: 081 421964

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