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Capodanno in un Jubako: NAKAI porta a Roma i Cibi del Buon Auspicio e la Ritualità delle terre d’Oriente

Da NAKAI a Roma, ristorante d’Oriente all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno Giapponese si festeggia seguendo un rituale antico e di grande fascino. 7 portate, 7 pietanze, 7 ingredienti portafortuna, ognuno per i primi 7 giorni dell’anno, i più importanti per conquistare i favori della fortuna per una lunga vita, un 2023 fecondo e ricco di soddisfazioni.

A mezzanotte del 31 dicembre, i templi buddisti di tutto il Giappone suonano la campana 108 volte per simboleggiare i 108 peccati umani, nella credenza buddista, e per liberare quindi i giapponesi dai 108 desideri terreni che impediscono loro di raggiungere la felicità.

Dopo i rintocchi, i primi momenti tra 31 dicembre e 1 gennaio sono da celebrare con grande cura. Perchè il Capodanno è una delle feste più importanti per il Giappone, un passaggio importante che contiene in sè una grande energia da sprigionare e da distribuire su l’intero Anno Nuovo brindando con l’“otoso” (un tipo di sake).

Se anche Voi siete affascinati da questa atmosfera di carica di suggestioni e buone speranze, da Nakai, giovane ristorante giapponese all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno si festeggerà così, seguendo un rituale antico e di grande fascino.

Cominciamo dalle basi. L’Osechi Ryori (お せ ち 料理 ) è il termine che raggruppa tutti i cibi tradizionali che si gustano durante le feste del Capodanno in Giappone. Generalmente vengono serviti una scatola di forma quadrata, jubako, simile ad un bento box, che contieni cibi che hanno un significato di buona fortuna in un aspetto della vita.

Da Nakai il rituale prevede 7 scatole di legno laccato nero (jubako) di varia grandezza, impilate una sull’altra, nelle quali scoprire di volta in volta sorprese e sapori.

Sono cibi di varia consistenza, fragranza e temperatura, perché la cucina non è solo sushi e sashimi, tutt’altro.

Ma quale l’origine di questa tradizione antichissima?

La storia nnara che le donne giapponesi arrivassero a fine dicembre spossate dalla stanchezza. Per riservarsi degli scampoli di riposo per i primi giorni dell’anno, iniziavano per tempo a preparare 7 portate simboliche, cucinate e pronte da consumare in famiglia durante la settimana successiva, conservate in bellissime scatole in lacca nera, le cosiddette oju o jubako.

Nulla era riservato però al caso. Ogni piatto doveva contenere un ingrediente propiziatorio, buon viatico per i 365 giorni a venire.

A riproporre il suggestivo rituale nel suo locale, ideato insieme ai soci Luca Salari e Cristina Longobucco, ci pensa oggi Koji Nakai, 38enne quanto brillante chef giapponese che si sente “romano al 100%”.

La sera del 31 dicembre – primo Capodanno del nuovo ristorante – ha ben pensato di festeggiare l’importante passaggio riportando a Roma la bella e affascinanet ritualità delle Terre d’Oriente, pensando ogni pietanza attorno ad ingrediente kou un (portafortuna).

Quali sono gli ingredienti del Buon Auspicio e Cosa rappresentano?

Sono 7 e sono il gambero, con la sua forma ricurva ricorda la gobba portata dalla vecchiaia e per questo emblema di lunga vita; le uova di pesce sono auspicio di fecondità e numerosa discendenza; i fagioli sono simbolo di salute e ricchezza; la ricciola, pesce prezioso, assicura promozioni e successo professionale così come il pesce fritto in generale – poiché i pesci venivano usati storicamente per fertilizzare il campo di riso – e diviene quindi simbolo di un raccolto abbondante; il kumquat, con il suo colore carico di energia augurio di una “fortuna d’oro”; il baccalà, pesce disidratato che una volta bagnato raddoppia dil suo peso, incarna l’abbondanza; e il granchio, che con le sue grandi chele muovendosi su e giù, sblocca le energie positive.

Il Menu di Capodanno

VERSO IL MARE
Scampi crudi con caviale nero
Tartare di tonno con tartufo nero
Ceviche di ricciola con edamame e kumquat
Salmone marinato e uova di salmone
VERSO IL FUOCO
Fritto cremoso di baccalà ricoperto di panko
Armonia – fiori di zucca in tempura ripieni di cacio e pepe
Capesante avvolte con pasta kataifi
Petto d’anatra
VERSO L’ORIENTE
Bao – pane cotto al vapore con tonno in panko, astice e insalata di cavolo
Sushi mix
Nigiri misti – Uramaki
Black cod saikyou yaki
DOLCE
Banana avvolta in pasta kataifi con gelato di mandorle e cioccolato
al caramello


Ad accompagnare i piatti una vasta scelta di saké, da abbinare di volta in volta, come tradizione vuole. Il tutto all’insegna dell’armonia, principio cardine nella filosofia orientale e del locale.

Il 2023 secondo il calendario d’Oriente sarà anche l’anno del Coniglio d’Acqua. Non mancheranno le sfide. L’importante è non perdere mai la pazienza e soprattutto imparare a vedere ogni ostacolo come un’opportunità. L’elemento di questo prossimo anno, l’Acqua, dovrà essere d’ispirazione: in cinese c’è un proverbio preso dal “Libro del Dao” (il Daodejing) che recita 上善若水 (shàng shàn ruò shuǐ) e significa “l’ideale è essere come l’acqua”…che è vitale per tutte le cose del mondo e che trova sempre un modo per scivolare tra le cose delle vita.

Koji Nakai, un giapponese-romano e viceversa

Autore di questo Capodanno Extra-ordinario è lo chef Nakai, rispettoso dello stile e delle consuetudini del Sol Levante (Washoku, la cucina nipponica, è Patrimonio Unesco) e che, fonde con destrezza elemnti di Gappone din puezza con quelli più nostrani, ma non chiamatela fusion.

Lo chef e la sua brigata trattano gli alimenti, in special modo il pesce, con pratiche tutte orientali, purificandoli con soluzioni saline a seconda della loro provenienza. Tutti i piatti sono costruiti sul pentagono del gusto – sapiente miscela di amaro, dolce, salato, acido e umami (il quinto gusto saporito) – così tipico della cucina giapponese, di cui il sushi è solo una delle espressioni più note.

Il vivere in Italia mi ha dato più libertà, slegandomi dallo stretto rigore giapponese, spiega chef Nakai.

Pur rispettando la tradizione, mi piace utilizzare anche ingredienti italiani che a casa non esistono, come ad esempio il formaggio, le olive e le acciughe… per non parlare del pomodoro, un umami naturale al 100%. Come mi considero? Un romano-giapponese a tutti gli effetti. E infatti i noodles all’amatriciana mi vengono benissimo.

Ben lontano dai “sushi pasticciati”, Koji Nakai ha trovato la sua strada di sapore, “affascinato dal relazionarsi amichevole e caldo dei romani”. Ecco quindi apparire in carta, accanto ai classici ravioli giapponesi niku gyoza, alla tartare di tonno rosso maguro e a una infinita varietà di nigiri sushi, anche una carbonara japanese style, polpette ripiene di ragù di polpo e uramaki con top di burrata, pomodori secchi e pesto di olive, tempura di fiori di zucca con ripieno di cacio e pepe, preparazione quest’ultima talmente riuscita da essere stata battezzata “Armonia” e che ritroverete nel Menu di Capodanno.

NAKAI
via di Santa Maria alle Fornaci, 14 – Roma
06 5133215
nakairoma.com @nakairoma – anche sushi bar e delivery

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