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Cilento: la viticoltura millenaria in provincia di Salerno

Dalle viticolture eroiche a strapiombo sul mare della Costiera Amalfitana all’austerità dell’Aglianico. Viaggio nel Cilento del vino tra DOP e IGP.

Ci sono le scogliere aspre ma incantevoli della Costiera Amalfitana e le spiagge del Cilento, i templi e la storia dell’area di Paestum e il verde intenso delle valli e delle colline della zona di Castel San Lorenzo. Siamo nella provincia di Salerno, una delle mete turistiche più affascinanti e più frequentate della Campania ma anche un territorio che merita un viaggio alla scoperta di vini e cantine che hanno caratteristiche uniche.

Qui la viticoltura ha una storia millenaria, fatta di piccoli vigneti strappati alle rocce che digradano verso il mare e di coltivazioni più ampie, nelle zone interne, che beneficiano comunque delle brezze che arrivano dal Tirreno. Una diversità di clima e di suoli che si rispecchia anche nei vini che però, nel complesso, si distaccano completamente dalla produzione del resto della Campania. Motivo per cui, nel 2012 un gruppo di viticoltori ha dato vita al Consorzio Vita Salerno Vites che oggi raggruppa 115 aziende sparse su un territorio che è un terzo di quello di tutta la Campania.

Le tre DOP

Tre le DOP presenti, iniziando da Costa d’Amalfi, famosa per i suoi paesaggi spettacolari e per le sue scogliere scoscese. Il terroir e la viticoltura qui sono dettati dalla topografia e dalla geografia della Penisola Sorrentina con terrazzamenti posti su ripide pareti rocciose e colline che precludono l’uso di attrezzature per la raccolta meccanizzata. Comprende tre sottozone: Furore, Ravello e Tramonti.

La DOP Cilento è invece una zona notevolmente variegata: ci sono vigneti che vanno dal livello del mare fino a 650 metri di altezza e il territorio è caratterizzato dalla topografia e dalla geologia delle montagne dell’Appennino Meridionale che sorgono direttamente dalle acque del Mar Tirreno. 

Infine Castel San Lorenzo, un’area di straordinaria bellezza naturale: una valle che non vede il mare, caratterizzata da climi più freschi e fertili terreni, con una radicata tradizione nelle famiglie che da generazioni producono vini rossi e bianchi.  

Le IGP

Due invece le IGP: Colli di Salerno, che comprende i vitigni nell’area che sovrasta la città di Salerno, in una zona tra il mare e l’Irpinia, su una collina fertile che degrada verso il Tirreno, e Paestum che è la più ampia e rappresenta una zona storica, molto importante anche dal punto di vista archeologico; è caratterizzata da terreni più pianeggianti poiché qui le colline scendono dolcemente verso il mare.

Territori diversi, dunque ma accomunati da vigne che si ritrovano viaggiando da Nord a Sud della provincia (che spesso vengono usate insieme in un blend) e che danno vita a vini con interpretazioni nuove e particolari di vitigni famosi; per i rossi l’Aglianico e l’Aglianicone, il Piedirosso, il Barbera, il Primitivo, il Tintore e  l’antico e riscoperto Sciascinoso; per i bianchi Fiano, Falanghina, Greco, Ripoli, Ginestra, Fenile, Papella, Malvasia e Moscato.

Un panorama estremamente variegato che va dai vini quasi “salati” che arrivano dalla costiera amalfitana dove la viticoltura è davvero “eroica” con i suoi terrazzamenti a strapiombo sul mare e dove i grappoli vengono raccolti a mano uno ad uno e poi trasportati nelle ceste fino alla cantina, fino all’austerità dell’Aglianico, che si è meritato l’appellativo di Barolo del Sud.

Le etichette

L’occasione per incontrare i vini dei diversi produttori è stata la manifestazione Anteprima Vitigno Italia che si è svolta nei saloni dell’hotel Excelsior a Napoli. Tra quelli che meritano un assaggio e una visita in cantina durante una vacanza in queste zone iniziamo dal Patrinus 2022 della cantina Il Colle del Corsicano di Castellabbate (18 euro). Siamo nella zona del Cilento e questo è un Aglianico in purezza con un bel naso ampio che si muove tra frutta rossa sotto spirito e qualche accenno di liquirizia, poi un sorso inizialmente morbido ma che si chiude con una bella acidità e tannini ben presenti ma equilibrati. Da abbinare a una bistecca alla brace.

Spostandoci nella dop Costa D’Amalfi da segnalare Tramonti Rosso doc 2021 della cantina Giuseppe Apicella (14 euro), un blend di Tintore, Aglianico e Piedirosso. Qui la vicinanza del mare si fa sentire subito con un sorso che all’inizio colpisce per la sua sapidità ma che poi si attenua lasciando spazio a frutti rossi e infine a una bella sensazione di freschezza. Può accompagnare un piatto di salumi.

Una visita in cantina e una degustazione la valgono senz’altro i vini di Marisa Cuomo nel piccolo borgo di Furore, famoso per la sua bellezza e i panorami mozzafiato sul mare. Tra questi il Costa d’Amalfi Furore bianco doc (20 euro), un blend di Falanghina e Biancolella che ammalia subito tra profumi floreali e una mineralità marina che poi si ritrova anche all’assaggio insieme a una piacevole rotondità e un finale sapido. Da abbinare a un piatto di calamari o a frutti di mare.

Spostandoci nella zona della Dop Castel San Lorenzo  interessante l’Aglianicone 2021 dell’azienda Marco Peduto (10 euro): in bocca si apre subito con note quasi di marmellata di visciole e tabacco, un buon tannino e una bella acidità finale.

Un altro Aglianico, ma della Igp Colli di Salerno, è quello della cantina Aita che ha i vigneti a Eboli, ai piedi dei Monti Alburni, dove inizia la piana del Sele. Il loro Teone Aglianico 2020 è meno intenso del fratello coltivato nel Cilento, con tannini ancora molto evidenti ma con una buona intensità sia al naso sia al sorso. Da abbinare magari a un abbacchio alla brace.

Altra versione di Aglianico è quella dei vitigni che si trovano nel territorio della Igp Paestum. Qui sono due le bottiglie da segnalare che meritano un assaggio perché davvero si tratta di due campioni. Iniziamo dal Naima 2019 dell’azienda Viticoltori De Conciliis (35 euro), un Aglianico in purezza che si presenta subito con un bel naso di frutta rossa matura e un accenno di tabacco, leggera sapidità in bocca ma complessivamente con una bella bevibilità che invita a un altro sorso e che ben si abbina con carni rosse e selvaggina. L’altro è il Gillo Dorfles 2017 (43 euro), che Peppe Pagano, patron della cantina San salvatore ha dedicato al grande scienziato triestino di cui era amico. Al naso colpisce per i profumi di frutta rossa, pepe nero e vaniglia mentre in bocca è elegante, austero, con una bella sapidità e tannini presenti ma che poi si attenuano. Il suo matrimonio d’amore? Con un bel tagliere di formaggi stagionati della zona.

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