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Dining Bonds, così si salveranno i ristoranti italiani? Milano in testa nell’usarli

dining bonds

Sostenere i ristoranti che ora sono chiusi, acquistando cene future: questi sono i dining bonds. La prima applicazione a Milano

Anche per chi non si intende di finanza il funzionamento dei dining bonds risulta abbastanza chiaro, come quello di una cena sospesa. È una forma di finanziamento ai ristoranti, un aiuto e un modo di “tenere il posto” quando sarà possibile tornare a vivere una vita normale.

In ambito finanziario sono dei titoli di debito che attribuiscono al possessore, a scadenza, il rimborso del capitale prestato più un interesse, in questo caso uno sconto sul prezzo della futura cena. Una volta che i ristoranti riapriranno si avrà un buono per un pasto con una media di 25% di sconto entro 30-60 giorni.

Questa iniziativa evoca, non a caso, un’obbligazione di risparmio emessa in tempo di guerra, che è quello che l’industria sta vivendo, in un certo senso, in questo momento. I clienti investono nel futuro” racconta Helen Patrikis di HR-PR, co-fondatrice dell’iniziativa con Steven Hall, presidente di Hall PR che hanno messo in piedi l’iniziativa per supportare inizialmente i ristoranti in America.

Alla piattaforma supportrestaurant.org sono indicati tutti i ristoranti che partecipano all’iniziativa.

Milano è stata la città che ha aderito per prima in Italia, la vocazione per la finanza non le manca. Ma Roma è stata pronta a rispondere con l’iniziativa di Save One Seat, sostanzialmente una piattaforma simile a cui hanno aderito in breve tempo 300 professionisti under 30 sparpagliati in nove città (Roma, Torino, Venezia, Milano, Genova, Bari, Palermo, Firenze, Trento) con un collegamento ai gruppi giovanili del World Economic Forum.

Un’idea che nasce dai Global Shapers di Roma, associazione di promozione sociale con sedi in giro per l’Italia.

Sono tanti gli chef che hanno aderito al progetto, anche stellati. Da Andrea Berton c’è “il due per uno”: si acquista oggi una cena per una persona, a scadenza si mangia in due a un costo di 150 euro (compreso aperitivo e menu degustazione). Alessandro Dal Degan de La Tana Gourmet di Asiago paga il bonus in merce, come una volta, regalando in una selezione di prodotti Gesmakh, il suo negozio di stuzzicherie in paese.

Cristina Bowerman di Glass Hostaria: “Ho deciso di offrire un buono che, a livello di esperienza, abbia un valore maggiore di ciò che il cliente paga effettivamente”. Cosa che replica anche Giuseppe Iannotti, chef patrone del Kresios di Telese Terme. Ma c’è anche il  San Domenico di Imola, I sette Consoli a Orvieto e la storica Roscioli a Roma, solo per citare i più famosi. Un movimento che ha preso appena piede ma a cui presto aderiranno molti ristoranti, anche semplicemente per avere l’opportunità di avere un’immediata iniezione di liquidità per pagare gli affitti e le bollette.

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