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Il pomodoro italiano e l’operazione “Scarlatto”

pomodoro italiano

Il pomodoro italiano, vero e proprio “oro rosso” che si presta a tantissime modalità di consumo nella nostra vita quotidiana, è il protagonista indiscusso della cronaca nazionale di questi giorni a seguito di tre maxi-sequestri nel mondo delle conserve alimentari.

La scorsa settimana, a Salerno, il nucleo per la tutela agroalimentare (Rac) e l’Aliquota Carabinieri della Sezione locale di Polizia Giudiziaria – sotto il coordinamento del Procuratore presso il Tribunale di Nocera Inferiore, Antonio Centore – ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di ben 821 tonnellate di pomodoro concentrato proveniente dall’Egitto presso la Attianese Conserve, grande industria dell’Agro Nocerino Sarnese.

Tutto ciò avviene a distanza di un solo mese e mezzo dall’operazione “Scarlatto”, durante la quale gli inquirenti hanno confiscato al famoso gruppo Petti 3500 tonnellate di concentrato di pomodoro di provenienza cinese utilizzato illecitamente nel ciclo produttivo per la realizzazione di conserve alimentari etichettate come “pomodoro 100% italiano”.

Nel maxi-sequestro salernitano, frutto dell’operazione “Scarlatto Due”, la passata di pomodoro semilavorata estera era destinata dalla manipolazione e al confezionamento per la grande distribuzione. Ben più grave, in fase di accertamento del RAC si è rilevata la presenza di una ingente quantità di pesticidi all’interno del semilavorato, con un rischio concreto di nocività per la salute umana. Anche in questo caso, una parte del prodotto, era stata venduta come “italiana”.

I sequestri stanno continuano “a macchia d’olio” con la recente “Scarlatto Tre” dove, a seguito di numerosi controlli a tappeto nel settore produttivo di conserve alimentari focalizzati sulla mancanza di tracciabilità, sono state prelevate ben altre 270 tonnellate di conserve vegetali per un valore complessivo di circa 280.000 €. La merce veniva stoccata in un deposito di circa 600 mq a San Marzano sul Sarno (SA), durante il fine settimana, nel tentativo evidente di eludere dei controlli.

I numerosi ritrovamenti testimoniano quanto il fenomeno della contraffazione fosse ramificato nella produzione italiana, ma non bisogna generalizzare, esistono tantissime realtà produttive che valorizzano il territorio donando prodotti di prima scelta.

Per avere una visione più completa bisogna considerare che negli ultimi 10 anni, la produzione dell’oro rosso è aumentata del 35,75% a seguito dei progressi tecnologici, permettendone così il forte consumo nazionale e internazionale.

Osservando il database della FAO, aggiornato al 2018, i primi 10 paesi produttori di pomodori del mondo sono:

  1. CINA (produzione: 61.523.462 tonnellate)
  2. INDIA (produzione: 19.377.000 tonnellate)
  3. STATI UNITI (produzione: 12.612.139 tonnellate)
  4. TURCHIA (produzione: 12.150.000 tonnellate)
  5. EGITTO (produzione: 6.624.733 tonnellate)
  6. IRAN (produzione: 6.577.109 tonnellate)
  7. ITALIA (produzione: 5.798.103 tonnellate)
  8. SPAGNA (produzione: 4.768.595 tonnellate)
  9. MESSICO (produzione: 4.559.375tonnellate)
  10. BRASILE (produzione: 4.110.242 tonnellate)

Per quanto riguarda il panorama europeo, in questi anni l’Italia ha continuato a mantenere il primato sia per l’alta produzione e sia per l’elevato numero di varianti raccolte.

Molte regioni possono vantare diverse varietà d’eccellenza: il Torpedino Rosso nel lazio, le Dop campane San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino e Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, i Costoluti e Cuori di bue di Toscana e Piemonte e numerosi Presìdi Slow Food della Sicilia, Calabria e Puglia come il Fiaschetto di Torre Guaceto e il pomodorino di Manduria.

Abbiamo deciso di intervistare alcune imprese agricole dislocate sul territorio per aiutare i nostri lettori a conoscere meglio questo insostituibile “Superfood” dalle innumerevoli proprietà nutritive e tutelarsi nell’acquisto quotidiano. Si tratta di aziende che si distinguono grazie alla certosina ricerca della qualità e alla grande valorizzazione della materia prima ma, soprattutto, per la trasparenza del proprio lavoro, dall’origine all’etichettatura finale.

Azienda Agricola Paglione

Siamo in Puglia, tra il Subappennino Dauno e il Tavoliere delle Puglie, dove l’azienda Agricola Paglione porta avanti la tradizione delle proprie radici contadine, producendo varietà quasi perdute come il pomodoro Prunill, autoctono di Lucera, e il pomodoro Roma, prodotto di punta della linea Senza Sale Aggiunto.

Nicola Faccilongo, titolare di questa brillante realtà a conduzione familiare, ci spiega alcuni dettagli sulle etichettature della famosa passata rossa.

“Gran parte delle normative che le aziende si trovano a dover rispettare in merito all’etichettatura alimentare è frutto del Regolamento UE 1169 del 2011 che garantisce ai consumatori il loro diritto ad un’informazione adeguata. Il Decreto Martina del 2018 impone alle aziende di indicare chiaramente in etichetta l’origine del pomodoro. Questa misura che era di carattere transitorio e sperimentale, concepita all’interno del più ampio obiettivo di tutelare i consumatori sulla tracciabilità delle materie prime e le aziende virtuose, è ad oggi ancora in vigore ed è un primo dato che andrebbe ricercato in etichetta.

Inoltre, quando si sceglie un prodotto biologico bisogna fare attenzione ai codici e alle sigle riportate. Un prodotto biologico di un’azienda italiana potrebbe utilizzare materie prime non provenienti dall’Italia e potrebbe non essere al cento per cento bio. Nella lista degli ingredienti ci sono degli asterischi che ne segnalano la provenienza da agricoltura biologica, nel logo del bio deve essere dichiarato unicamente “agricoltura Italia” e non altre sigle come UE o EXTRA UE.

Attenzione, questo non vuol dire che una materia prima proveniente da un paese straniero non sia di buona qualità, ma se altrove in etichetta o in pubblicità quel dato prodotto viene sponsorizzato come “prodotto italiano” è evidente che le due informazioni non collimano, il che ci porta alla domanda posta in precedenza: come lavora questa azienda?”

Italiana Vera

Arriviamo in Campania dove la giovane pioniera Diana Attianese dà vita a Italiana Vera, piccola impresa che racconta i pomodori con umorismo, stile e design con grande attenzione alla qualità delle materie prime. I sughi di prima scelta vengono realizzati dall’attenta selezione delle colture autoctone di San Marzano DOP dell’agro Sarnese Nocerino, il Corbarino e il Pomodorino del Piennolo DOP.

Attualmente lo Stato come supporta le aziende giovani e dedicate alla valorizzazione del territorio?

“Negli ultimi anni le misure a sostegno delle produzioni agricole sono certamente aumentate anche se spesso la fruibilità di tali risorse è soggetta a passaggi burocratici farraginosi che possono ostacolare o disincentivare i giovani che intraprendono questo settore. L’erogazione di queste risorse può essere una grande opportunità, considerando che l’accesso al credito per le piccole aziende non è per nulla semplice. In molti casi, si tratta di piccoli agricoltori appassionati che non hanno i fondi per sostenere la propria attività anche in virtù delle sempre più articolate certificazioni che la commercializzazione dei prodotti agroalimentari richiede.

Lo Stato in tal senso dovrebbe continuare a supportare attraverso un accesso agevolato a tutte le categorie giovanili che hanno potenzialità per creare prestigio nel comparto agroalimentare, limitando la lotta al prezzo.

 Un altro strumento utile è l’informazione: promuovere un complesso di valori del prodotto e del territorio che consentano al consumatore di effettuare una scelta consapevole.”

Azienda Mafalda

Salendo verso Roma troviamo a Fondi (LT), Mariano Di Vito, titolare insieme al fratello Marco dell’azienda Mafalda, nata nel 1974 e famosa per la produzione del Torpedino, una varietà di piccola taglia dall’equilibrato rapporto tra dolcezza e acidità.

Il sig. Mariano, ci ha spiegato la sua visione in merito alla tutela del consumatore.

“In generale aiutare il consumatore nella scelta del prodotto, lo si può fare, a patto che il consumatore, per me, inizi a non rendersi disponibile al riacquisto di un prodotto di cui non si sentito soddisfatto. Sul fronte del produttore, probabilmente si può migliorare la comunicazione partendo dalle caratteristiche intrinseche del prodotto e della sua origine da meglio evidenziare in etichetta.

La nostra azienda in collaborazione con il Centro di ricerca Alimenti e nutrizione, è procinto di realizzare una nuova etichettatura che valorizzi il prodotto dal punto di vista nutrizionale oltre agli elementi richiesti dalla legge. Una sorta di “Nutriscore”, per intenderci.

C’è poi da dire che i prodotti orticoli italiani, soprattutto per la numerosità dei microclimi della nostra nazione (certificati oltre 800, reali circa 1200), presentano caratteristiche uniche e non replicabili al mondo in termini di gusto e corposità dei frutti. Inoltre, non di poco conto è l’attenzione alla salubrità dei prodotti orticoli italiani, di gran lunga superiore a quelli provenienti dall’estero. L’Italia è 1ª nel mondo nella classifica della salubrità dei prodotti agricoli.”

Abbiamo voluto chiedere ai piccoli virtuosi produttori il loro punto di vista per conoscere meglio questo spaccato di realtà Made in Italy, affinchè la curiosità che lega sapori, tradizioni e cultura possa essere vettore di consapevolezza nella scelta di ciò che cuciniamo quotidianamente proprio perché “Siamo quello che Mangiamo”.

pomodoro italiano

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