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L’annus horribilis dell’olio: produzione dimezzata

Mosca olearia e clima decisamente avverso fanno crollare del 49% il raccolto italiano. Al Sud la situazione peggiore. E i prezzi lievitano

Ve ne sarete resi conto anche dai prezzi che avete trovato al supermercato: questa è stata un’annata davvero terribile per la produzione dell’olio italiano, che registra – come da dati Ismea e Unaprol – un calo medio del 49% rispetto al 2015: sole 243 mila tonnellate ottenute, che in rapporto alle 475mila scorse lanciano più di un grido d’allarme.

Decisivi anche gli effetti negativi di un clima più che avverso per via delle bizzarre alternanze di caldo e freddo e delle piogge inopportune.

Particolarmente colpito il Sud, dove si arriva addirittura a un emblematico -50% stimato per fine anno, dato che per altro potrebbe risultare persino ottimistico. Pesante il bilancio in rosso dei bacini più importanti, come Puglia (-50%), Calabria (-53%) e Sicilia (-52%).

Al Centro la flessione è per così dire più tenue: Toscana -35%, Umbria -38%.

In controtendenza il Nord, che mostra invece una progressione rispetto allo scorso anno sia perché il meteo è stato più benevolo rispetto al resto d’Italia, sia perché avendo dei bacini produttivi più contenuti è stato più semplice il controllo e la difesa dalle malattie causate dalla mosca olearia.

L’eccezione però c’è sempre, ed è rappresentata dalla Liguria (-50%).

Quanto ai prezzi, come detto gli extravergine sono arrivati a 5,52 euro al chilo a metà novembre. Ma a Bari, per esempio, si va già oltre i 5,70 euro al chilo.

E pensare che a settembre le trattative si erano chiuse su valori attorno a 3,80 euro al chilo.

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