Magazine di ristorazione e itinerari enogastronomici
Itinerari

Olio EVO: la nuova produzione e le cinque DOP campane

olio

Quarta regione in Italia per produzione annua di olio extravergine di oliva. Cinque Dop e oltre sessanta cultivar. Un sogno ambizioso ma nel segno della biodiversità.

Caldo e anomalie climatiche hanno affrettato la raccolta delle olive, precocemente mature rispetto all’anno scorso, e la produzione di olio. Non è finita, anche la pandemia ha presentato il suo conto salato. Crollo delle vendite per la chiusura del canale Ho.Re.Ca. (hotellerie, restaurant, café) e difficoltà organizzative per garantire una raccolta sicura, nel rispetto delle norme anti contagio. Insomma, il calo c’è stato.

In Campania si registra un -12%, ma la qualità è eccellente, lo sottolinea anche Coldiretti. Altro dato positivo, con l’emergenza coronavirus, gli italiani si tengono stretto il Made in Italy. Per quanto riguarda l’olio extravergine d’oliva, il consiglio è diffidare dei prezzi bassi, leggere le etichette e preferire marchi Dop (denominazione di origine protetta) che garantiscono olive italiane al 100%. Virtuosismo estremo, per chi proprio non si accontenta, acquistare l’olio direttamente dai produttori, nei frantoi o nei mercati contadini.

Campania Felix e dieta mediterranea

Suolo vulcanico e clima mite, mediterraneo. L’odore del mare, con il sapore della montagna. La Campania si posiziona al quarto posto, tra le regioni italiane, per produzione annua di olio extravergine di oliva. Un’olivicoltura che, oltre a fare reddito, riesce a salvaguardare territorio e paesaggio. Aree collinari soggette a frane e smottamenti, arginate miracolosamente dall’imponenza degli alberi di ulivo. Piante che diventano veri e propri presidi, una messa in sicurezza in piena regola. Per quanto riguarda la gamma varietale, oltre sessanta cultivar autoctoni. Nel segno della biodiversità. Territori vasti, molto diversi tra loro, ognuno con le sue tradizioni e approcci diversi alla modernità.

Immaginando un itinerario, si passa dalle coste soleggiate della provincia di Salerno e della penisola sorrentina, agli ulivi irpini a 700 metri sul livello del mare. Senza dimenticare le colline interne del casertano e del beneventano. Scenari affascinanti, unici, tutti all’interno di una singola regione.

In Campania è come se ulivi e territorio si fossero scelti, ogni pianta è al posto giusto, esattamente dove deve essere. Non è casuale se, proprio qui, precisamente a Pioppi, in provincia di Salerno, il biologo Ancel Keys iniziò a parlare di dieta mediterranea e degli effetti benefici di un’alimentazione basata sul consumo di olio extravergine di oliva. “Sono venuto a Pioppi, nel Cilento, per vivere 20 anni di più. Qui ho l’orto e gli ulivi fuori della porta di casa, il pane fatto in casa, il pesce fresco ogni mattina”. Erano gli anni ‘60, si teorizzava sul nutrirsi correttamente, quando ancora non era di moda parlarne.

Le cinque Dop e dove trovarle

Tempo di olio nuovo, quindi. Il periodo migliore per acquistarlo è tra fine novembre ed inizio dicembre. Mentre, per legge, andrebbe consumato entro un anno e mezzo dalla sua produzione. L’olio nuovo possiede una ricchezza di aromi, sapori e proprietà organolettiche incomparabili. Con tutte le piccole e grandi sfumature regalate dalle piante e dal loro territorio. Cinque Dop*, oltre sessanta cultivar, un sogno ambizioso: ottenere il riconoscimento Igp. Tra modernità e tradizione, nel segno della biodiversità.

  • Cilento Dop è un fruttato leggero ottenuto da olive pisciottana, rotondella, frantoio, salella, ogliarola, leccino. Colore giallo paglierino, con discrete note di amaro e piccante. Leggermente fruttato, delicato, fondamentalmente dolce. Per disciplinare, le olive devono essere raccolte a mano, ma possono concorrere scuotitori e pettini vibranti. Le reti sono ammesse solo per la raccolta, da effettuarsi entro il 31 dicembre di ogni anno. La molitura, invece, tassativamente entro 48 ore dalla raccolta.

La chicca: olio extravergine di oliva Terre del Casale della Cooperativa Agricola Nuovo Cilento, dal 1976 a San Mauro Cilento. Delicato, è quello che ci si aspetta da questa Dop. La Cooperativa conta Quattrocento soci e duemilacinquecento ettari tra Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Da sempre, grande attenzione al consumatore e rispetto per la terra con i suoi ritmi naturali.

  • Colline Salernitane Dop ha un sapore molto deciso. Qui si va oltre il Cilento, abbracciando anche buona parte del salernitano. Provincia che, in Campania, detiene l’indiscussa leadership di settore. Si ottiene da raccolta e molitura di olive carpellese, nostrale, frantoio, rotondella, ogliarola e leccino. Colore che va dal verde, al giallo paglierino più o meno intenso; limpido, a volte velato. Fruttato, con un sapore deciso e persistente, gradevolmente amaro e piccante, giustamente corposo.

La chicca: olio extravergine di oliva Torretta. Un’arte antica, una vocazione che la famiglia Provenza esercita da tempo. Con impegno e professionalità, uno dei migliori oli italiani.

  • Irpinia Colline dell’Ufita Dop presenta divertenti intensità di verde. Fruttato, erbaceo, molto armonico al gusto. Per disciplinare, deriva da olive ravece per, almeno, il 60%. Il resto sono varietà locali: ogliarola, marinese, olivella, ruveia e vigna della corte. La raccolta viene effettuata entro e non oltre il 31 dicembre, con molitura entro due giorni dalla raccolta. Una perfetta armonia tra ambiente, varietà, capacità imprenditoriale e tradizione.

La chicca: olio extravergine di oliva Lo Conte. Dal 1927, dalla molitura delle olive con pietre in granito, fatte girare dai cavalli, fino al frantoio a pressione, utilizzato oggi. Una lunga e bella storia di famiglia.

  • Penisola Sorrentina Dop

Olio extravergine di oliva color giallo paglierino. Fruttato, inebriato dalle erbe aromatiche, soprattutto rosmarino e menta. Il sapore è dolce, con accenni di amaro e piccante. Molto fluido, un bell’equilibrio di spezie. Le olive sono, per il 65%, ogliarola (o minucciola). Poi rotondella e frantoio per la percentuale rimasta. Visti gli arditi terrazzamenti si cui si collocano gli ulivi, è doveroso, come per il vino, parlare di olivicoltura eroica.

La chicca: l’olio del Frantoio Gargiulo. L’olio di Sorrento da tre generazioni. “Il ricordo più bello sull’olio? Nostro nonno che ci intingeva la fetta di pane nell’olio appena molito.”

  • Terre Aurunche Dop

Secondo disciplinare, richiede l’impiego di oliva sessana per almeno il 70%. Cultivar originaria della zona di produzione (il nome deriva dalla cittadina di Sessa Aurunca, comune con la produzione più significativa). Il restante 30% viene riservate ad olive corniola, itrana e tonacella, cultivar minori originarie dei territori confinanti, altrettanto importanti per il concetto di biodiversità locale. Giallo paglierino ed un’armonia di amaro e piccante frutto dell’incontro del clima mite con il terreno vulcanico.

La chicca: olio Badevisco. Trent’anni di attività in località Badevisco (da cui prende il nome l’azienda agricola). Venti ettari di superficie sulle pendici del vulcano spento di Roccamonfina. Un’area completamente immersa nel verde delle colline Aurunche, a circa 400 metri sul livello del mare.

*Restano in fase di approvazione, le denominazioni Colline Caiatine, Terre del Clanis  e Terre del Matese.

Obiettivo Igp

La Campania, importante ribadirlo, vanta una produzione di non elevata quantità, ma di qualità eccellente. Spesso non adeguatamente valorizzata sui mercati, proprio per la frammentazione della produzione, sia olivicola che olearia. Ottenere il riconoscimento Igp significherebbe premiare il lavoro di squadra, e non più interessi particolari, territoriali o addirittura aziendali. Un’occasione importante che non sminuirà le cinque Dop esistenti, ma ne favorirà l’ingresso all’interno di nuovi mercati. Scenari, oggi, irraggiungibili per le piccole, seppur di pregio, produzioni campane.

Articoli correlati

Borgo Divino 2021: un viaggio con la scusa del vino per conoscere i borghi più belli d’Italia

Sara De Bellis

Gelato a Roma: 10 gelaterie + 1 da non farsi sfuggire

Valentina Franci

Elisabetta Pala: dalla Sardegna vini di confine tra ricordo e futuro

Annalisa Leopolda Cavaleri