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Riaperture in Sicilia. I ristoratori “Condizioni impossibili. Preferiamo restare chiusi”.

A poche ore dall’emanazione del Decreto ministeriale relativo alla modalità di riapertura prevista dal prossimo 18 maggio per il comparto ristorativo, i ristoratori sono tutt’altro che in vena di festeggiamenti.

Se, infatti, le notizie divulgate dalla stampa in queste ore trovassero corrispondenza nelle linee guida in emanazione, la conseguenza inevitabile sarebbe la chiusura permanente di più dell’80% dei locali presenti in tutta Italia dal momento che alcune delle misure previste sono ritenute impraticabili, motivo per il quale tutti i ristoratori chiedono al Governo di essere consultati prima di emanare le nuove disposizioni, coinvolgendo al tavolo decisionale i rappresentanti del comparto horeca.

In Sicilia, come in tutta Italia, i ristoratori proprio in queste ore stanno si stanno riunendo per stabilire una linea di condotta comune che li aiuti a fronteggiare questo momento e di rappresentare un fronte compatto in opposizione ai dettami del Governo ritenuti rigidi e impossibili da applicare.

Aprire alle condizioni preventivate, ma non ufficiali, dall’Inail è pura follia. Significa dare il colpo di grazia all’intero settore della ristorazione che investirebbe a cascata il Wedding, gli stabilimenti balneari e le discoteche, che attendono le disposizioni successive alle nostre aperture. Non solo non abbiamo avuto aiuti economici ma adesso anche paletti assurdi che non permetteranno la riapertura al 90% delle nostre attività. Potranno ipotizzare il riavvio solamente quelle location all’aperto che disporranno di spazi adeguati. Fortunatamente, come Braciera, la nostra sede di villa Lampedusa gode di spazi bastevoli ma che ridurranno notevolmente là fruibilità degli stessi rispetto al solito trend. Questo avrà una ovvia ricaduta in termini occupazionali perché  saremo costretti a lasciare in cassa integrazione una parte del personale dipendente. Purtroppo, con grande rammarico, la sede di via San Lorenzo non riaprirà al pubblico prima di settembre con ovvie conseguenze economiche. Dispiace perché solitamente nel periodo estivo i numeri permettevano anche molte assunzioni stagionali” ci spiega Antonio Cottone, presidente Fipe e proprietario insieme ai fratelli Roberto e Marcello delle due sedi de La Braciera di Palermo.

“L’imposizione di eccessive distanze tra clienti, la complessità delle procedure di sanificazione, l’utilizzo di divisori in plexiglass, le misure restrittive sui sistemi di aerazione e condizionamento, o ancora, l’attribuzione al titolare del locale della responsabilità diretta in relazione al comportamento individuale di terzi all’interno dell’attività, solo per citare alcune delle ipotesi di rimodulazione contenitive della ristorazione contenute in un documento dell’Inail, ancora in bozza, sono norme che renderebbero impossibile la ripertura per la maggior parte delle realtà italiane” continua Nello Occhipinti, chef patròn del ristorante Verdechiaro di Palermo insieme alla moglie Daniela.

“Il desiderio di aprire le nostre attività al pubblico e tornare a svolgere il nostro lavoro,seppur con delle limitazioni, è prioritario. Siamo imprenditori e il nostro principale interesse è aprire in sicurezza le nostre attività, offrire opportunità di lavoro, offrire beni o servizi. Non certamente stare chiusi. Tuttavia, limitazioni eccessive, ad esempio 4 mq per cliente, non sarebbero sostenibili dall’80% del tessuto imprenditoriale cittadino, che anche volendo non potrebbe aprire  la sua attività. Anche strutture grandi come le nostre avrebbero ripercussioni molto serie. Per cui aprire a queste condizioni significherebbe lasciare in cassa integrazione circa il 50% della forza lavoro. 
Aggiungo anche che a pochissimi giorni dal 18 maggio ancora ci mancano diversi tasselli informativi per poter ri-organizzare il nostro lavoro. Chi fa impresa cerca sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, di trovare il lato positivo nelle cose, di scovare nuove opportunità per migliorarsi . Questa volta lo sforzo per trovare qualche sollecitazione positiva è davvero enorme”
aggiunge Marco Durastanti, titolare, insieme alla sorella Costanza, del ristorante Villa Costanza di Palermo.

“In queste condizioni è impossibile riaprire perché, ad oggi, non esiste alcun protocollo chiaro e le ipotesi proposte dall’Inail attribuiscono eccessive responsabilità al datore di lavoro che diventerebbe responsabile penalmente dell’infortunio sul lavoro, come viene definito il Covid19, dei propri dipendenti. La mattina ognuno di noi esce per andare a svolgere il proprio lavoro onestamente e non per avere problemi. Al momento non ci sono i presupposti per poter riprendere l’attività lavorativa con la serenità e professionalità che, da sempre, ha contraddistinto il mio servizio ristorativo” ci racconta Natale Giunta, noto volto televisivo de La prova del Cuoco e chef patròn del ristorante Castello a mare di Palermo.

“Non siamo in grado di aprire il 18 maggio poiché non è chiaro a nessuno la modalità corretta per farlo nel modo migliore. In assenza di un protocollo e di linee guida precisi e puntuali aprire i nostri locali sarebbe un fallimento certo ed irrimediabile. Attendiamo le delucidazioni necessarie per garantire la nostra clientela e noi stessi. Fino ad allora preferiamo restare chiusi” conclude amareggiata Patrizia Savoca titolare, insieme al marito Salvo e ai figli Deborah e Christian, de La Corte dei Mangioni e delle tre sedi Sal Capone sushi restaurant.

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