Magazine di ristorazione e itinerari enogastronomici
NotizieRistoranti

Attico sul Mare: la tradizione marchigiana che guarda al futuro

Ci sono luoghi che sanno di mare prima ancora di entrare. Profumano di leggende marinare, di racconti di pescatori che rientravano con le reti colme e di piatti cucinati con ciò che l’Adriatico regalava ogni giorno. A Grottammare, questo patrimonio di memoria e passione prende forma in un ristorante che ha saputo trasformare la tradizione in un’esperienza contemporanea: Attico sul Mare

Affacciato sul mare di Grottammare, Attico sul Mare è un ristorante che porta l’eleganza della cucina d’autore nel cuore di un paesaggio familiare, fatto di spiagge ordinate, palme e tramonti che si specchiano sull’Adriatico. Il contesto richiama l’idea di vacanza italiana, con la sua leggerezza e i suoi ritmi lenti, ma dentro queste mura l’esperienza assume un carattere diverso, più raffinato, senza mai perdere il legame con la tradizione.

Un vero e proprio omaggio al mare

Gli ambienti interni sono ampi e luminosi, disegnati con linee essenziali e colori delicati, pensati per lasciare che il mare sia il vero protagonista attraverso le grandi vetrate. La cantina a vista, che custodisce una ricca selezione di etichette, segna il cuore della sala, mentre un pianoforte a coda regala un dettaglio che racconta lo spirito del luogo: conviviale ed elegante.

La cena è concepita come un percorso a tappe. Si comincia dalla terrazza, un balcone privilegiato sull’Adriatico, dove vengono serviti aperitivo e amuse-bouche. È il momento in cui lo sguardo si perde nella quiete del mare che si colora di rosa. Poi si entra nella sala principale, cuore del servizio, e infine si conclude con una tappa speciale: i dolci preparati e serviti direttamente al banco dello chef, a pochi passi dagli ospiti. Un itinerario che non si limita al cibo, ma costruisce un’esperienza in crescendo, scandita da momenti diversi e complementari.

La cucina di Attico sul Mare affonda le sue radici nella memoria gastronomica marchigiana, ma la rilegge con tecnica e sensibilità contemporanee. Il piatto che più di tutti rappresenta questa filosofia è il Brodetto alla Sambenedettese, proposto nella sua forma più autentica: una zuppa di pesce dal carattere deciso, segnata dalla tipica nota acetica e dalla presenza del peperone, ingrediente che un tempo i pescatori portavano con sé per la sua capacità di conservarsi durante le lunghe traversate. È un omaggio fedele alla tradizione marinara, riportato alla sua essenza originaria.

Il mare raccontato attraverso i piatti

Accanto al brodetto, il menù si arricchisce di piatti che raccontano il mare in modi diversi. C’è il carpaccio di ricciola in carpione, esaltato da arance bionde e maionese artigianale, che gioca con freschezza e acidità. C’è il pesce cotto al vapore direttamente in sala, servito con una clessidra che accompagna il tempo della cottura, trasformando il servizio in un piccolo rituale che sottolinea il valore del gesto. Trova posto anche il piatto conviviale e quasi ironico “pane, pomodoro e salame”, in cui una tartare di pomodori e un brodo di pane affumicato invitano senza esitazione alla scarpetta, riportando in chiave elegante un ricordo di semplicità domestica.

Non manca lo spazio per suggestioni più intime, come il sottobosco di bomboletti, le lumachine di mare servite con una spuma di patate e funghi, pinoli e salvia, che combinano sapori umili e raffinatezza tecnica. I cavatelli risottati con estratto di pesce povero esprimono la volontà di dare dignità agli ingredienti meno nobili, mentre i tortelli alla puttanesca si arricchiscono di spuma di bufala e crema di peperoni alla brace, rielaborando un piatto popolare in chiave moderna.

Il manifesto della filosofia del ristorante si ritrova però nel rombo “dalla testa alla coda”, un piatto che traduce in concretezza l’idea di cucina circolare e antispreco. Ogni parte del pesce viene valorizzata: la pinna trasformata in una gelatina, le guance essiccate e servite con lattuga alla brace, il fondo di cottura montato in una maionese. Ne nasce un piatto complesso e armonico, che dimostra come rispetto per la materia prima e creatività possano andare di pari passo.

I tre percorsi degustazione

L’offerta gastronomica si articola in più percorsi degustazione, ciascuno con un’identità precisa. “Ormai classici” raccoglie i piatti che hanno segnato la storia del locale, quelli che i clienti riconoscono come memoria viva. “Connessioni” è invece un percorso libero e creativo, che lascia allo chef la possibilità di costruire un dialogo tra stagionalità, tradizione e contaminazioni. Infine, c’è “Hortus”, un menu che guarda alla terra e al mondo vegetale, dedicato alla biodiversità marchigiana.

Il nome non è casuale: Hortus è anche il progetto agricolo della famiglia Marconi, un orto e agrumeto di Massignano riconosciuto come giardino storico dal FAI e dal Ministero della Cultura. Qui si coltivano agrumi rari e ortaggi che diventano protagonisti dei piatti, come nell’anatra all’arancia bionda picena, esempio di come il ristorante voglia valorizzare risorse locali uniche, riscrivendole in chiave gastronomica. Hortus è il cuore produttivo e simbolico di Attico sul Mare, un modo per legare indissolubilmente la cucina alla terra e al paesaggio.

A completare l’esperienza c’è la cantina, curata da Sara Marconi, che propone etichette marchigiane, italiane e internazionali scelte con gusto personale. Una carta che riflette curiosità e ricerca, capace di sorprendere con vini non convenzionali ma perfetti nell’abbinamento.

Attico sul Mare non è quindi soltanto un ristorante con vista spettacolare, ma un progetto che unisce memoria e futuro. Qui la tradizione diventa un punto di partenza da cui costruire nuovi racconti. La cucina diventa così un dialogo tra mare e terra, tra piatti della memoria e percorsi innovativi come Hortus, in un equilibrio che rende questo angolo delle Marche un’esperienza gastronomica da non perdere.

Articoli correlati

Sardegna: 3 indirizzi da non perdere lungo la costa orientale

Marialuisa Piras

Le feste in spiaggia sono una cosa seria. “Periferia Iodata” debutta a La Baia di Fregene in difesa del litorale

Sara De Bellis

Nola: apre Bacalajuò Experience, il tempio del baccalà

Nadia Taglialatela