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Polinesia Francese: l’isola di Hiva Oa sulle tracce di Paul Gauguin e Jacques Brel

È la terra del fine vita dell’artista francese e del cantautore belga. Una meta da scoprire visitando i loro luoghi di sepoltura, i musei che li ricordano e la casa (ricostruita) dove visse il pittore. Senza dimenticare di fare tappa nella vicina isola di Tahuata per scoprire l’artigianato.

Ha contribuito a rendere le Isole Marchesi una meta turistica. In particolare, l’isola di Hiva Oa, con il secondo villaggio più grande dell’arcipelago, Atuona, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita e morì nel 1903 il pittore francese Paul Gauguin. Una destinazione che ospita anche la sepoltura (1978) del cantautore belga Jacques Brel, il cui ricordo è caro alla popolazione locale, per il suo impegno, da pilota, a rendere questa remota terra raggiungibile dai beni di prima necessità. 

È qui che getta l’ancora la nave cargo Aranui e comincia per i passeggeri l’attesa mezza giornata alla scoperta dei luoghi dei due artisti, in primis il panoramico cimitero sulla collina dove si trovano le loro lapidi, semplici e discrete tra la quiete degli alberi di frangipane. Le visite continuano in una grande area museo a cielo aperto dove è possibile ammirare alcune repliche delle opere di Gauguin dedicate in particolare alle donne tahitiane, ed entrare all’interno della sua “Maison du Jouir” (la casa del piacere, così aveva chiamato la sua dimora), ricostruita come l’originale. 

Ma a colpire è la storia meno nota che riguarda Brel, che arrivò a Hiva Oa con la spavalderia dell’europeo che aveva qualcosa di eccezionale e quindi doveva essere accolto con benevolenza. Disse ai marchesiani di saper cantare, ma questi gli risposero che in Polinesia tutti cantavano e che non era nulla di eccezionale il suo talento. Così, il belga, che aveva la patente da aviatore, scelse di fare davvero qualcosa di tangibile per l’isola e per l’arcipelago, al tempo così lontani da tutto: fece arrivare lì il suo “Jojo”, un aeropostale che usò negli anni per trasportare da Tahiti alle Marchesi medicinali, dottori e altri beni primari. Un bimotore che oggi è esposto, dopo essere stato restaurato, per poterlo ammirare e sapere di più su questa incredibile storia. 

Si torna a bordo, poi, per pranzare assaggiando tonno fresco e barracuda appena pescati, o altre prelibatezze locali come la frutta, i legumi e la verdura acquistati nelle isole già visitate per supportare le economie del posto, e si salpa verso la piccola baia dell’isola Tahuata, il cui unico accesso è via mare. Il primo pomeriggio si scende e si viene accolti dall’uomo più tatuato delle Marchesi, che saluta gli ospiti facendo risuonare l’interno di una grande conchiglia. Una donna con in capo una corona di fiori di tiarè, invece, invita con la sua melodiosa voce a entrare nel mercato del villaggio, dove gli abitanti mostrano il loro artigianato più tipico. Ma prima dello shopping, vale la pena raggiungere nell’isola, la prima colonia francese nelle Marchesi (1842), la grande e vicina chiesa costruita dal Vaticano, per incantarsi davanti alle sculture e alle vetrate che rappresentano la Vergine Maria. Tahuata è famosa, però e soprattutto, per i suoi raffinati intagli in osso e conchiglia. Gli acquisti, con tanto di musica di accompagnamento live di ukulele e chitarre, sono d’obbligo, per avere con sé, una volta a casa, delle care memorie di una Polinesia ancora autentica e così diversa da quella classica, paradisiaca ma più conosciuta. 

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