Dal Valpolicella all’Amarone, un itinerario che consegna leggerezza, intensità e grande versatilità soprattutto a tavola: a tu per tu con un territorio simbolo della viticoltura italiana.
La Valpolicella, nomen est omen, è la valle dalle molte cantine (dal latino, vallis polis cellae): territorio simbolo della viticoltura veneta ed una delle aree più rappresentative del vino italiano, la sua è una storia lunga ed affascinante, fatta di abbondanza e di un saper fare tramandato da secoli tra tufo, basalto e pergolati di vite. Geograficamente va individuata tra le colline a nord di Verona ed è proprio la città di Romeo e Giulietta a consegnare i numeri più alti in fatto di ettari coltivati a vite: da quelle parti lo chiamano “il vigneto di Verona”.
Il paesaggio alterna filari ordinati, oliveti e borghi in pietra, incorniciati dai Monti Lessini e dal respiro del Lago di Garda. Il suolo è eterogeneo: calcareo e ricco di minerali nelle zone collinari, più argilloso in pianura, garanzia di vini con struttura e profilo aromatico distintivo. Il clima, mitigato dalle correnti lacustri e protetto a nord dalle montagne, favorisce una maturazione lenta delle uve, capace di mantenere freschezza e concentrazione.
Un territorio, quattro espressioni



Il disciplinare della Valpolicella si fonda su un blend storico di uve autoctone: Corvina Veronese (45–95%), Rondinella (5–30%) e, in misura minore, Corvinone e Molinara. Da questa base comune nascono quattro vini, quattro interpretazioni di un territorio straordinariamente coerente.
Il Valpolicella DOC rappresenta la versione più immediata e fragrante. È un rosso di pronta beva, fresco, con note di frutta rossa come la ciliegia, perfetto per una cucina semplice ma accurata. Ottimo con piatti di pasta al ragù bianco oppure immaginiamolo accanto ad una tartare di ricciola rinfrescata dalla scorza di limone: sarà inebriante scoprire quanto l’acidità del vino possa esaltare la tendenza dolce e leggermente grassa del piatto.
Il Valpolicella Ripasso DOC, nato dalla rifermentazione del vino base sulle vinacce dell’Amarone o del Recioto, regala maggiore corpo e profondità. È il ponte ideale tra la freschezza e la struttura, con profumi di ciliegie mature, spezie e cioccolato. Ancora una volta, oltre agli abbinamenti più scontati, è sorprendente testarne l’affinità con piatti di mare sapidi e cremosi, come un baccalà mantecato alla veneta, in un dialogo tra territorio e mare.
L’Amarone della Valpolicella DOCG è il vino icona, la firma più celebre della denominazione, un rosso da meditazione che riesce ad incarnare eleganza e potenza. Nasce da uve appassite per 3-4 mesi nei fruttai, dove l’acqua evapora e gli zuccheri si concentrano. Dopo una lunga fermentazione e affinamento in legno, il vino assume profumi di ciliegia sotto spirito, tabacco, cacao e spezie orientali. Negli anni si è fatto simbolo di un lusso sobrio, capace di evolvere per decenni. Ragionando sempre più sulla verticalità, invece che sull’ampiezza. Ed ecco nuove scoperte di abbinamento, per esempio accanto ad un tonno rosso scottato al sesamo, dove la grassezza del pesce incontra la tensione tannica del vino.
Il Recioto della Valpolicella DOCG, il patriarca della cantin, è uno dei vini dolci più antichi d’Italia, già noto ai tempi dei Romani. È considerato il “padre” dell’Amarone, nato dallo stesso appassimento ma con fermentazione interrotta per preservare una parte di zuccheri naturali. Il risultato è un rosso vellutato, complesso, con sentori di prugna, ciliegia e cacao. Tradizionalmente vino da dessert o meditazione, sorprende con formaggi erborinati o, attenzione, con un risotto di mare completato proprio con una riduzione di Recioto stesso, provvidenziale per amplificarne la rotondità.
Dalla freschezza alla profondità

Dalla leggerezza del Valpolicella alla sontuosità dell’Amarone, passando per la complessità del Ripasso e la dolcezza antica del Recioto, la Valpolicella offre una gamma completa di emozioni enologiche. Ogni vino rappresenta un momento diverso della convivialità, è un po’ come se fossero diverse stagioni del gusto. In un calice di Valpolicella si legge la storia di un territorio che non ha mai smesso di evolvere, restando fedele alla sua identità. Una terra dove la vigna è cultura e il vino, da secoli, il suo linguaggio necessario.
Una scalata mozzafiato
Si è svolto a Napoli, a Palazzo Petrucci, un incontro prezioso cui abbiamo avuto il privilegio di partecipare, organizzato dal Consorzio Vini Valpolicella in collaborazione con Ais Campania, dipanato in un racconto fatto di assaggi e testimonianze ora tecniche, subito dopo, ricche di poesia. Merito del vino e del contributo dell’enologo del Consorzio Vini Valpolicella e di Tommaso Luongo, presidente AIS Campania.
In degustazione:
Camerani – Adalia – Valpolicella DOC Camerani Adalia “Laute” 2024
Roccolo Callisto – Valpolicella DOC Superiore 2022
Seiterre Viticoltori dal 1877 – Valpolicella Ripasso DOC “Origini” 2022
Domìni Veneti – Valpolicella Ripasso DOC Classico Superiore “La Casetta” 2020
Zeni 1870 – Amarone della Valpolicella DOCG Classico “VigneAlte” 2019
Zýmē di Celestino Gaspari – Amarone della Valpolicella DOCG “Am” 2019
Pasqua Vigneti e Cantine – Amarone della Valpolicella DOCG “Mai Dire Mai” 2015
Secondo Marco – Amarone della Valpolicella DOCG Classico Riserva “Fumetto” 2008
Dalla freschezza alla profondità: in un territorio sfaccettato, sono aziende accomunate dal ricercare costantemente una qualità distintiva e moderna, nonostante la storicità di un lavoro che, tra gli ingredienti, ha soprattutto il tempo: conditio sine qua non per chi lavora con criterio in Valpolicella.

