L’antica Bisanzio, poi Costantinopoli, oggi Istambul è una città globale: cuore pulsante della Turchia, consegna colori, odori e sapori, mutando da mattina a sera senza mai perdere vitalità e mistero.
Per una visita degna di questa definizione, che porti a casa l’essenza di Istanbul al lordo di ogni suo colore, odore e sapori, il minimo di permanenza consigliato è di 3 giorni: per non tralasciare i tesori di Sultanahmet, godersi una cena sul Bosforo, perdersi tra i vicoli dei bazar che sono diventati iper turistici, ma a ben cercare, ancora schiudono tipicità e personaggi pittoreschi con cui scambiare quattro chiacchiere. Perché questo dovrebbe essere viaggiare: verificare il già noto, per poi spingersi a curiosare, scovare seguendo il proprio istinto avventuriero, ma sempre senza esagerare: siamo ospiti.
Abbiamo riscosso e, così, restituiamo emozioni ed indirizzi utili per una tre giorni ad Istanbul carica di fascino ed assaggi golosi, com’è nel nostro stile editoriale.
Abbigliamento per signore
Quando si entra in casa altrui, si varca un uscio sacro fatto di abitudini e tradizioni: il rispetto è fondamentale ed eviterà seccature e perdite di tempo. Senza avviare sterili polemiche sul tema, alle signore basterà sfoggiare i migliori foulard di seta collezionati negli anni per coprirsi il capo ed evitare gambe e spalle scoperte quando si visitano moschee e luoghi di culto. Se non si arriva già attrezzati, ci penseranno i turchi a fornire il necessario (hanno messo su un discreto business pronto all’uso) oppure sarà l’occasione per acquistare un bel souvenir sul posto: i tessuti sono davvero notevoli.
Cosa vedere




Moschea Blu: inaugurata nel 1617, è considerata la più importante di Istanbul. Non tutti sanno che venne costruita con sei minareti, dunque lo stesso numero di torri della Mecca: la questione sollevò una certa indignazione e per questo, successivamente, la Mecca innalzò un settimo minareto per distinguersi e tranquillizzare i fedeli. Nella moschea si entra scalzi e coperti come vuole la regola del posto, inoltre durante le ore di preghiera l’accesso viene sospeso, per cui è consigliabile informarsi prima di pianificare la giornata. L’ingresso è gratuito, mentre eventuali guide (utilissime) sono ovviamente a pagamento: sul web se ne trovano di esperte anche prenotando comodamente online e in anticipo.
Basilica di Santa Sofia (Aya Sofia): è uno dei principali luoghi di culto della città ed è stata riconosciuta come patrimonio mondiale dell’UNESCO. Monumentale, ha attraversato secoli, imperi e rovine: inizialmente fu costruita come chiesa, nel VI secolo, durante l’Impero Bizantino, e soltanto dopo fu convertita in moschea e, oggi, anche in museo. Per l’abbigliamento, valgono le solite regole di cui prima.
Basilica Cisterna: conosciuta anche come Palazzo Sommerso, è una delle cisterne più importanti di Istanbul. Oggi si visita calpestando le passerelle collocate sull’acqua, ma inizialmente erano necessarie le barche. Concede un profondo senso di pace e di silenzio, un’atmosfera che è in netto contrasto con i rumori e la vivacità delle strade che la circondano. All’interno, la luce che cambia, la fresca umidità e l’aura di mistero che l’avvolge la rendono una visita imperdibile.
Palazzo Topkapi
Simboleggia il potere di Costantinopoli come sede dell’Impero Ottomano. È architettonicamente magnifico, dipanato con stanze e spazi esterni e svariate corti da visitare. La visita all’harem, in particolare, ruberà la scena a tutto il resto: si scoprirà essere una sezione appartata del palazzo, utilizzata come alloggio privato per i sovrani ottomani e le loro famiglie. Ospitava le mogli, le concubine, ma anche i figli del sultano. In pratica, racconta uno spaccato della vita privata dei sovrani ottomani, molto più sfaccettato di ciò che siamo comunemente abituati a pensare.
Gran Bazar e Bazar Egizio (bazar delle spezie)
Senza dubbio consegneranno in bonus il classico bagno di folla, ma nonostante ciò vanno visti, respirati e vissuti con quella dose di curiosità che può trasformare un tour in un’esperienza sorprendente. Cercare la spezia rara da portare a casa, ricordandosi di contrattare sempre il prezzo (è un’usanza molto gradita ai commercianti turchi), così come concedersi un tipico tè saranno bei ricordi da mettere in valigia. A proposito del tè e del suo rito, i turchi lo chiamano ‘çay’, ne bevono in continuazione ed è un simbolo di ospitalità e rispetto. La preparazione avviene con la caratteristica teiera a due piani (çaydanlık) e consiste nel diluire un concentrato di tè con acqua calda, per poi distribuirlo in piccoli bicchieri a forma di tulipano (fiore simbolo della città), accompagnando con zucchero e dolcetti tipici.
Cosa assaggiare a Istambul




La Turchia, gastronomicamente parlando, riserva varietà e delizie: il kebab è un’istituzione, soprattutto con carne di agnello, così come il simit, una fragrante ciambella di pan-brioche cosparsa di semi di sesamo. Il börek è una torta salata preparata con pasta yufka (molto simile alla pasta fillo) ripiena di formaggio o carne macinata, mentre il cacık è una salsa a base di yogurt, cetriolo, aglio e olio di oliva. Vanno letteralmente a ruba i dolma, le tipiche polpettine di riso speziato con pinoli ed uvetta, avvolte nelle foglie di vite, e si continua con i kofte (polpettine di carne), hummus e menemen, un piatto tipico preparato con uova, pomodori, peperoni e spezie. Tra i dolci, svetta il baklava, stratificato con pasta fillo, noci e miele: può dare dipendenza.
Come bevanda tradizionale, consigliamo di ricorrere, più e più volte, all’ayran, a base di yogurt e acqua, è un vero e proprio alimento rinfrescante e leggermente salato, molto richiesto anche a ristorante in accompagnamento ai piatti salati.
Il bello di Istanbul è che il cibo è costantemente a portata di mano, gli stessi turchi si recano nelle locande tradizionali, in ristoranti più eleganti, ma anche per strada, servendosi direttamente dai venditori ambulanti: forza e coraggio, la vera esperienza è proprio questa.
La cena sul Bosforo


La cena sul Bosforo rientra di diritto nelle attrazioni consigliate in città: il nome significa ‘passaggio’ ed è lo stretto che unisce il Mar Nero al Mare di Marmare, confine meridionale tra i continenti Europa ed Asia. È navigabile e infatti numerosi sono i tour in battello da fare sia di giorno che di sera. Per la cena, abbiamo optato per un ottimo compromesso tra qualità del cibo, panorama e ottima accoglienza: si chiama Roof Mezze 360, tipico, elegantemente pomposo, per il desco si può anche optare per un percorso a base di meze (o mezze): sono i tipici antipasti alla turca, conviviali e gustosi, costantemente celebrati dalle tavole imbandite dei film di Ferzan Ozpetek. Sono sia caldi che freddi e per la maggior parte di consistenza cremosa: non a caso sono accompagnati da abbondante pane pita, quello piatto e morbido, perfetto per raccogliere salse e contorni vari.