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El Salvador: viaggio nell’Oriente selvaggio tra turismo e pupusas

Nell’area più remota e meno turistica del Paese del Centroamerica, la vacanza è all’insegna di attività per la salvaguardia dell’ambiente, del relax sulla spiaggia di isole solitarie ma anche di tradizioni culinarie conviviali a base di tortillas di farina di mais.

Basta un solo aneddoto per spiegare l’Oriente selvaggio del Paese centroamericano di El Salvador: se fino a poco tempo fa nei villaggi dei pescatori ci si nutriva anche di rari esemplari di anatre, da quando sono arrivati gli americani appassionati di fotografia naturalistica a offrire alla popolazione locale fino a cento dollari di mancia per fare bird watching, le stesse anatre sono diventate delle specie protette intoccabili.

L’eco-turismo è ormai a tutti gli effetti una risorsa economica, quell’opportunità in più che, se colta e valorizzata, può davvero contribuire al rilancio di una destinazione uscita da anni di violenza sociale, dopo aver anche affrontato una sanguinosa guerra civile. L’osservazione dei volatili, ben 650 specie stimate facilmente visibili, a differenza della Costa Rica che pure ne conta circa 800 ma che non ha la stessa capacità di offrire incontri tanto ravvicinati, può cambiare la rotta del Paese affacciato sull’Oceano Pacifico e renderlo, nel tempo, una meta turistica col suo mercato, anche se il mare non ha i colori mozzafiato di quello dei Caraibi.

Cosa fare nell’Oriente selvaggio di El Salvador

La zona orientale è la meno turistica in assoluto e, per chi la sceglie come vacanza, comincia da Playa Las Flores, già considerata uno dei migliori spot per sfidare le onde o anche solo per cominciare a praticare il surf. Ad amarla per essere inesplorata e solitaria, sono i brasiliani, gli americani e i guatemaltechi, che si rifugiano sulle scure e polverose spiagge vulcaniche della zona, ideale anche per i nomadi digitali, grazie alla presenza di alcuni resort e dei “rancho”, le case sul mare nella lingua locale.

Raggiungendo invece l’eco-lodge Puerto Barillas, un’oasi naturalistica immersa nelle mangrovie della Baia di Jiquilisco, si può partecipare all’attività di salvaguardia e conservazione delle tartarughe marine, che in questa parte di mare ricca di alghe si nutrono e depositano le uova. La gita è organizzata dai biologi dell’associazione ProCosta, attiva dal 2009 nella sensibilizzazione delle comunità locali, per contrastare la vendita delle uova al mercato nero e incentivare la collaborazione con i pescatori. Chi segnala un nido, ad esempio, riceve in cambio fino a 60 dollari.

L’operazione avviene al largo delle due isole San Sebastian e Rancho Viejo, e riguarda in particolare le tartarughe marine verdi, che vengono temporaneamente catturate da una barca che si muove compiendo degli ampi cerchi, sfruttando il supporto di una grande rete. L’obiettivo è mettere loro un tag, dopo averne preso e registrato le misure, per identificarle e poterle monitore una volta tornate nel mare. Ma prima di salutare questi esserini di nuovo liberi ma finalmente protetti, i turisti che hanno partecipato alla mattinata vengono coinvolti in un gioco: ogni componente del gruppo deve provare a indovinare il peso delle tartarughe e solo chi ci riesce si guadagna il diritto di scegliere per loro un nome.

Il relax in spiaggia nell’Oriente selvaggio è invece nella remota Isola Zacatillo, al largo del Golfo di Fonseca, puntellato da maestosi vulcani in mezzo al mare.  Si parte dal porto de La Unión per raggiungere il solitario approdo, mentre si naviga in compagnia di volatili marini come pellicani e fregate, adagiati sulle tante rocce di lava solidificata che caratterizzano la costa.

Una volta arrivati a meta, il bagno è immancabile, anche se l’acqua è particolarmente calda; il pranzo nei tanti ristorantini della località è un must, e valorizza il pescado del giorno, come le piccole aragoste endemiche, dolci e a poco prezzo; il riposino è iconico, ma solo se sulle tante amache dei localini. Il colorato Isla Zacatillo, rifugio panoramico dal tetto di paglia e dagli arredi di legno variopinti, a gestione familiare, dove si pernotta a 40 dollari, ha il suo Rancho Crustáceo del Pacifico che si fa notare tra tutti: la vista panoramica indisturbata che regala a chi si siede ai suoi tavoli raggiunge, dall’altra parte del mare, l’Honduras con l’isola di El Tigre che di sera si illumina di atmosfera.

Cosa mangiare per sentirsi un vero local

Nell’Oriente selvaggio il cibo è all’insegna della frugalità, si trova quello che offre il territorio.

Per chi cerca un rituale della tradizione culinaria, l’esperienza da non perdere è la domenica sera a Conxagua, dove il pupusodromo della piazza – una grande food hall – attira tantissimi local che vogliono degustare in compagnia le pupusas.

Ovvero, il piatto nazionale di El Salvador, una tortilla di farina di mais fatta a mano con diversi ripieni e già nota tra gli indigeni, che la consumavano con una farcia di fagioli rossi ed erbe. Tra le tante varianti di oggi, con il formaggio e il fiore speziato endemico loroco, la più popolare è la “revuelta”, con il maiale, i fagioli e il formaggio. Il costo dello street food è di un dollaro per tre pezzi e se ne consuma in grandi quantità (circa 25 a settimana a persona), già dalla colazione, accompagnandolo a una cioccolata calda con cannella.

Tra i piatti unici che si ritrovano nel corso della giornata sulle tavole di El Salvador, ci sono poi la tortilla soup con pomodoro, coriandolo, chips e formaggio; le proposte a base di mais (esistono centinaia di modi per cucinarlo); e poi i fagioli e il pesce sia essiccato che fresco. In quest’ultimo caso ad andare per la maggiore è la “mariscada”, a base di molluschi e crostacei, mentre le zuppe fumanti sono protagoniste dei picnic della domenica.

Da non perdere è quello che va in scena nel colorato villaggio della laguna El Jocotal, popolato proprio dalle anatre rare che oggi vengono protette dai pescatori per eventuali appassionati fotografi in arrivo. Così, dopo una gita in barca per scattare gli insoliti animali della riserva, tutti i forestieri si fermano ad ammirare l’autentico rituale culinario che si compie intorno a grandi pentole sul fuoco che sanno di pescado del giorno. Odorosi effluvi che sanno di casa e che richiamano l’attenzione di grandi e bambini alle prese con momenti spensierati e felici nella piscina naturale della loro laguna segreta.

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