Siamo stati a Bangkok, da Jay Fai, il primo street food nella storia premiato con la Stella Michelin e vi raccontiamo la nostra esperienza.
Bangkok è una città che vive in costante movimento, dove la tradizione si intreccia alla modernità. I mercati locali, ricchi di colori e profumi, convivono accanto a centri commerciali ultramoderni. I templi antichi offrono uno spazio di pace tra il traffico caotico e i grattacieli. Lungo le strade, il cibo di strada è un elemento imprescindibile della cultura urbana con bancarelle che offrono piatti semplici ma saporiti a qualsiasi ora del giorno. Proprio in questo contesto spicca Jay Fai, una figura che ha saputo distinguersi, diventando un vero e proprio fenomeno mondiale.
La storia di un mito
Figlia di immigrati cinesi, prima di diventare una celebre cuoca, Jay Fai lavorava come sarta fino a quando un incendio distrusse la sua attività, costringendola a reinventarsi per sopravvivere. Iniziò dunque a cucinare piatti tradizionali a base di noodle come il Kuaitiao khua kai e il Rat na, ispirati alle ricette tradizionali di famiglia.
La stella Michelin arriva nel 2018, entrando nella storia come il primo street food a raggiungere questo prestigioso riconoscimento. Da allora, per tutti coloro che si recano nella capitale thailandese, Jay Fai si unisce alla lista delle attrazioni e attività da non perdere assolutamente.
Nonostante il successo globale, la chef non ha cambiato il suo carattere umile e il suo approccio alla cucina. È sempre lì, al 327 di Maha Chai Road, dal mercoledì al sabato, dalle 9:00 alle 21:30.
La si riconosce subito: occhialoni neri da sci, rossetto, maglia mimetica e berretto. Non perde un attimo, concede qualche foto e danza letteralmente facendo saltare i suoi wok, tra ciotole di verdure, bracieri e carboni ardenti.
Ciò che si percepisce profondamente è come ogni piatto rispecchi l’amore e la passione che la chef impiega ogni giorno.
I piatti da non perdere
Nessuna possibilità di prenotare. Armati di buona pazienza, ci si reca nella sua veranda a bordo strada, si prende un biglietto della lista d’attesa e si attende in piedi il proprio turno.
Il menu è molto semplice e si presenta su un semplice foglio A4 plastificato. Le preparazioni seguono la più totale tradizione siamese. Il piatto più iconico è senza dubbio l’Omelette al granchio (khai jeaw poo), una frittata ripiena di polpa di granchio (quasi 600g), croccante fuori e morbida al suo interno.
Da provare anche il Phad-kee-Mao (noodles piccanti con gamberi o pesce fresco, impreziositi da un salsa piccante artigianale), un must per chi ama i sapori forti e aromatici. Oppure il tom yum, la celebre zuppa tailandese al profumo di lemongrass.
Jay Fai è autenticità
Il locale è molto semplice. Ci sono tavoli e sedie di plastica sparse qua e là, nessuna tovaglia e nessun maître impettito pronto a raccontare vita, morte e miracoli del menu o della proposta vini. Una volta accomodati ci guardiamo intorno e notiamo che l’iconica targa rossa con la stella non è presente da nessuna parte. Un messaggio chiaro e forte, che la dice lunga sul carattere della chef.
Se dovessimo descrivere la sua cucina in tre parole sarebbe autentica, generosa e ricca di sapori. Forse qualcosa di più: è il simbolo e la perfetta metafora di una Bangkok in cui la tradizione è il punto di partenza per una continua evoluzione. Un’evoluzione che ha visto una donna trasformare un piccolo chiosco in un fenomeno globale grazie alla sua determinazione e al suo amore per ciò che fa, quotidianamente.