Dal nord al sud della Sardegna, dal mare all’entroterra, racconti e abbinamenti di sei vini che raccontano la storia di un territorio e delle sue peculiarità.
Andare fuori dagli schemi, bottiglie diverse da tutte le altre, di personalità, che regalano sorsi che non si dimenticano facilmente. Sono i vini che si producono in Sardegna, isola conosciuta per il mare, i paesaggi, le vacanze ma ancora poco apprezzata dal punto di vista enologico. Eppure ci troviamo di fronte a un vero e proprio continente a parte, ricco di sfaccettature climatiche, ambientali e di suoli diversi, che portano differenze assai marcate nei vini prodotti nel nord e nel sud dell’isola.
Qui i vitigni sono arsi dal sole, spettinati da venti spesso impetuosi ma accarezzati da brezze marine che regalano sapidità e profumi di macchia mediterranea. E a volte i filari hanno letteralmente i “piedi” immersi nell’acqua.
Come nel caso di due vigneti dell’azienda Culuccia, una cantina in Gallura sull’omonimo lembo di terra nel nord della Sardegna di fronte alle bocche di Bonifacio. L’occasione per assaggiare i suoi vini è stata la manifestazione che si è svolta a Roma all’hotel Belstay, “La Sardegna di Vinodabere”, organizzata dalla storica testata che da anni realizza anche una guida enologica dell’isola, e alla quale hanno partecipato oltre 40 aziende con più di 200 vini in degustazione.
Culuccia
Un’opportunità per scegliere anche qualcosa di nuovo da portare in tavola per le feste. Sicuramente da segnalare, per particolarità, coraggio e, anche, un pizzico di follia, due bottiglie proprio dell’azienda Culuccia. Il proprietario è Marco Boglione, imprenditore torinese nel settore della moda, che si è innamorato di questo territorio e qui ha piantato i vigneti che danno vita a “Donna Lu’” e “Donna Ma’”.
I filari sono letteralmente nell’acqua, visto che distano 5 e 7 metri dal mare e se ciò non bastasse anche le uve vengono “abbracciate” dalle onde. Una volta raccolte vengono infatti sistemate nelle nasse che si usano per la pesca e immerse in acqua, a circa due metri di profondità, per un breve periodo. Questo permette una osmosi tra mare e acino, così il sale va ad estrarre un po’ di acqua e allo stesso tempo concentra le sostanze aromatiche. Il risultato è un vino quasi “estremo”, con una forte sapidità appena arriva in bocca e un sorso molto salmastro. Ma il tutto dura lo spazio di un secondo perché poi tutto si rimette in equilibrio e domina la piacevolezza.
Entrambi vermentino 100 per cento, Il “Donna Lu’ Vermentino di Gallura spumante 2023” (12°, 60 euro) è un metodo classico brut nature che fa 18 mesi sui lieviti, piacevolmente cremoso, con un finale quasi morbido tra note di ginepro e fiori, mentre il “Donna Ma’ Vermentino 2024”, (12°, 60 euro) dopo l’ingresso assai salino fa spuntare delle piacevolissime sfumature di albicocca e una glicerina che doma le note di salmastro. Abbinamento difficile: con qualche formaggio non stagionato, un crudo di pesce o, meglio ancora, con le ostriche che vengono allevate nello stesso mare.
Galavera
Per incontrare un altro vino che ha attirato la nostra curiosità ci spostiamo a Usini, nell’entroterra vicino Sassari, dove la cantina Galavera produce il “Cagnulari Beranu 2023 Igt” (16°), un rosso frutto di un vitigno autoctono che prende il nome dalla forma del grappolo che assomiglia alla faccia di un cane con le orecchie. La gradazione non deve spaventare perché non è aggressiva, il sorso è piacevolissimo con dei tannini raffinati, così come il ventaglio di profumi che sprigiona, tra frutti rossi, cuoio, leggerissimi sentori ematici, vaniglia (viene affinato in botti di rovere) e marasca. Da abbinare a piatti di cacciagione e formaggi stagionati. Da apprezzare anche un altro vino della cantina, il “Promissa, vermentino di Sardegna Doc” 2024 (13,5°, 22euro), verticale, fresco, sapido, con un naso di frutta a polpa bianca, adattissimo per antipasti di pesce.
Nuraghe Antigori
Da un capo all’altro dell’isola ci spostiamo nel sud della Sardegna, a Capo Terra, vicino Cagliari, nell’azienda Nuraghe Antigori dove il clima costringe i proprietari a fare i conti con temperature che d’estate, in vigna, sono arrivate a sfiorare i 53 gradi. Eppure i due vini degustati non soffrono di “mal di caldo”.
Il primo – “Cardile vermentino di Sardegna 2024” (13,5°, 13 euro) – è un vermentino in purezza molto elegante, con note prima leggermente sapide poi agrumate e minerali e un naso fruttato e capace anche di qualche anno di invecchiamento. Da provare oltre che con antipasti di pesce con carni bianche. Il secondo è un vino che stupisce già dalla bottiglia, di una curiosa forma ottogonale, che prende il nome da un vitigno autoctono della Sardegna recentemente riscoperto, il Bovale. L’annata 2024 che abbiamo assaggiato (13°, 26 euro) ammalia per i toni speziati e intensi, profumi di frutti rossi e tannini presenti ma che servono a mettere in equilibrio il vino. Da gustare accanto a un pecorino. Ovviamente sardo.

