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Castello di Fighine: armonia gastronomica e memoria toscana secondo Francesco Nunziata

In un borgo millenario tra le colline senesi, l’eleganza sobria della Toscana incontra l’alta cucina contemporanea. Francesco Nunziata firma la regia gastronomica del Castello di Fighine con una cucina radicata e verticale, sotto la direzione di Heinz Beck.

Nel silenzio arioso che separa San Casciano dei Bagni dalla Val di Chiana, dove la Toscana si fa pietra, bosco e orizzonte, sorge il Castello di Fighine: un presidio di storia e contemplazione che oggi si è trasformato in un indirizzo da scoprire fino in fondo. Non un semplice ristorante stellato, Fighine è un microcosmo di estetica rurale e rigore gastronomico, dove l’ospitalità diventa linguaggio culturale.

Il borgo, di origine medievale, fu documentato per la prima volta nell’XI secolo. Nel tempo ha vissuto guerre, spoliazioni e abbandoni, finché la famiglia inglese Ulfane non ne ha intrapreso un restauro filologico e visionario, durato vent’anni. Il risultato è un luogo in equilibrio tra autenticità e misura, dove ogni pietra è al suo posto e nulla è in eccesso. Oggi, Fighine comprende sette residenze private, un teatro, una chiesa barocca restaurata e un giardino formale che affaccia su una delle più suggestive viste della Toscana sud-orientale.

La sensibilità di Francesco Nunziata

Ma è nella sua cucina che questo luogo antico trova una nuova voce. A guidarla è Francesco Nunziata, chef campano dalla formazione rigorosa e dalla mano profonda, che firma il ristorante del castello sotto la direzione culinaria di Heinz Beck. Non si tratta, come talvolta accade altrove, di un’intestazione formale: tra Nunziata e Beck c’è un rapporto di reale confronto, maturato negli anni in cui il giovane chef ha lavorato nei ristoranti del gruppo Beck, assimilandone lo stile: precisione estrema, rispetto per la materia prima, attenzione al dettaglio e rifiuto dell’effetto fine a sé stesso.
Nel contesto di Fighine, Nunziata ha sviluppato una scrittura personale, che parte dalla classicità italiana e dalla memoria mediterranea – la sua formazione campana si avverte nei toni, ma mai nelle ovvietà – e la trasfigura in un lessico di sobrietà colta, asciutta, essenziale, sensibile con tanta attenzione anche al vegetale.

«Qui a Fighine tutto parla piano. È un luogo che impone misura, ascolto, silenzio – racconta Nunziata. – La mia cucina nasce da questo respiro: ha radici nella classicità italiana, ma vive nella sottrazione. Lavoro molto sul vegetale perché credo nella sua capacità narrativa: sa essere elegante, sa essere profondo. La forza di questo posto è che ti costringe ad ascoltare. Non solo la natura, ma anche te stesso. Osservo tutto ciò che c’è intorno: le verdure dell’orto, le erbe che crescono spontanee, la stagionalità vera. Non mi interessa complicare: mi interessa raccontare qualcosa di sincero. Heinz Beck mi ha insegnato la precisione, la pulizia, il rispetto. Qui ho trovato il modo di farli miei, senza perdere il contatto con quello che sono».

Una cucina pensata per il luogo

I piatti si muovono su un registro di equilibrio e precisione. Il risotto alle ortiche con animelle glassate racconta un’idea di Toscana profonda, dove l’elemento vegetale non è decorazione ma sostanza. Il foie gras con pesche e mandorle è una variazione raffinata sulla dolcezza, mentre l’agnello con olive taggiasche, albicocche e carciofi gioca su contrasti antichi con mano salda. L’ingrediente è sempre protagonista, ma mediato da una tecnica che non impone, bensì lascia spazio all’identità.

La sala – sobria, luminosa, divisa su due piani – si apre d’estate sulla terrazza sotto ai glicini, che guarda le colline come da un loggione di pietra. Qui si pranza e si cena immersi nel verde, circondati da un silenzio che è parte stessa del gusto. La regia è affidata a Marta Baldelli che coordina un’accoglienza sensibile, attenta e discreta.
La carta dei vini, articolata e non banale, si muove tra Toscana e Francia, con alcune incursioni nel Sud Italia meno battuto. È una selezione che non cerca l’ovvio, ma costruisce un racconto coerente con l’idea del luogo: eleganza non come lusso, ma come forma di profondità.

L’ospitalità di Fighine pensata come cultura del tempo

Al di là dell’esperienza gastronomica, il Castello di Fighine offre una forma di ospitalità che rifugge gli stereotipi del lusso convenzionale. Le sette residenze, dislocate nel borgo, sono state restaurate con cura architettonica e sensibilità estetica. Gli interni combinano materiali antichi e comfort contemporanei, con arredi scelti uno ad uno. Alcune case hanno giardini privati, piscine, camini e cucine attrezzate, pensate per soggiorni lunghi, silenziosi, immersivi.

Chi arriva a Fighine spesso sceglie di restare. Non c’è programma, non c’è animazione. Solo il ritmo lento delle colline, la luce che cambia, la possibilità di cucinare o farsi cucinare, di camminare o restare. Il borgo è pensato come un sistema di silenziose relazioni tra architettura, paesaggio e vita quotidiana.
A pochi minuti si trovano le terme di Fonteverde, le vigne di Montepulciano, le rovine etrusche di Chiusi, i boschi selvatici della Val d’Orcia. Ma anche restare nel borgo è un’esperienza: leggere sotto un cipresso, fare colazione tra i roseti, attendere la cena sotto le stelle del cielo toscano.
In un mondo in cui il lusso si misura spesso in esperienze gridate e sovraccariche, Fighine si impone per sottrazione. È un luogo che insegna – con voce bassa, ma autorevole – che la vera eleganza non è ostentazione, ma fedeltà. E che la cucina, quando incontra la terra e il pensiero, può ancora essere un atto di cultura.

Info utili

Castello di Fighine

Localita Fighine 123 San Casciano dei Bagni
Toscana 53040 Siena

Tel: +39057856158

Lunedi: chiuso
Martedi: aperto a cena
Mercoledi-Domenica: aperto a pranzo e a cena

Pranzo: 12.30-14.30
Cena: 19.30-21.30

Sito

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