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Cibo e motori: Ducati apre lo Scrambler Food Factory

La Rossa di Borgo Panigale scende in pista anche nella ristorazione e dà il via a Bologna a un ristorante (che in realtà è molto più che un ristorante) all’insegna del connubio fra passione delle due ruote e cucina tradizionale emiliano romagnola

Ducati scende in pista anche nella ristorazione: dopo i due caffè, uno aperto a Seoul e l’altro fiore all’occhiello della capitale, la rossa di Borgo Panigale mette una marcia in più e fra le mura amiche di Bologna, in via Stalingrado, dà il via al progetto Scrambler Ducati Food Factory, presentato alla stampa l’11 gennaio e destinato al pubblico dal 27.

Il motore – non possiamo che utilizzare questo termine – della nuova avventura è l’obiettivo di sposare la tipicità della gastronomia emilano romagnola con l’altrettanto storica cultura del marchio italiano per eccellenza del motociclismo. E il trait d’union di questo matrimonio è la filosofia “scrambler”, due ruote fra le più apprezzate del brand che racchiude in sé “un universo di gioia, libertà ed espressione di sé”: come da slogan, una “Land of Joy”.

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E che gioia sarebbe, dunque, senza cibo?

Con centotrenta coperti circa, il locale accoglierà riders e non tutti i giorni della settimana sia a pranzo che a cena. Il menu propone pizza, primi e specialità tradizionali, insalate e le immancabili piadine. Ma andiamo con ordine.

Pizza: disponibile sia nella versione classica, quindi rotonda (impasto di farina biologica tipo 1 macinata a pietra e lievito madre) sia in quella versione street, e dunque alla pala (in questo caso la farina biologica è multicereale).

Primi: fiore all’occhiello i piatti a base di pasta fresca. Spazio a tortellini, gramigna, lasagne e tagliatelle prodotte artigianalmente dal celebre e apprezzato Forno Pallotti di Bologna.

Piadine: con impasto rigorosamente fatto in casa e farcite con le eccellenze dei salumi e dei formaggi locali (mortadella e parmigiano in primis) e italiani.

E poi taglieri, insalate e assaggi vari e assortiti da gustare con un buon bicchiere: di vino con il Lambrusco Ottocentonero per esempio, di birra con “Le Speciali” Moretti.

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Quanto agli spazi, il progetto architettonico, ha rispettato lo stile dell’ex capannone della Bolognina in cui sorge, naturalmente impreziosendo l’area di elementi post industriali che ben si sposano all’esposizione dei modelli leggendari della Scrambler presenti (che circondano i tavoli dei commensali). Una sorta di fabbrica, come da nome scelto d’altronde (Food Factory) votata alla contemporaneità, con anche un bel bancone bar, un corner shop di gadget e capi d’abbigliamento Ducati.

Un vero e proprio format a 360 gradi (impreziosito dalle opere street del writer modenese Stefano Roselli) per un’esperienza non solo culinaria, e che forse sarà ripetuto anche in altre città non solo dello Stivale.

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