Nei Campi Flegrei, un vulcanico frutto rosso racconta l’importanza del luogo d’origine, diventandone identità e volano economico.
Quella del Pomodoro Cannellino Flegreo è una storia affascinate fatta d’impegno costante, compromesso con la natura e spirito di resistenza: frutto simbolo di una terra vulcanica, ricca quanto fragile e letteralmente appoggiata su una caldera che si estende da Monte di Procida fino a Posillipo – la collina più raffinata di Napoli – includendo anche una parte sommersa nel Golfo di Pozzuoli. Suoli che sprigionano potenza in tutte le direzioni: i vulcani fanno tremare la terra e, al contempo, la nutrono, arricchendola di minerali utili ad un’agricoltura rigogliosa e tipica. Come ripetono, stoici, gli abitanti del territorio, <<qui tutto è minaccia e ricchezza insieme, bisogna imparare a conviverci e farne virtù>>.
Ed è merito di questo spirito fatalista e tenace insieme, se il frutto rosso dei Campi Flegrei sopravvive rigoglioso tutt’oggi e si mette in lista per il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP), il riconoscimento che premia la storia e le tradizioni, e che diventa volano, se ben comunicato, per la promozione di un territorio delicato, oggi in difficoltà per il risveglio del bradisismo, ma che, comunque sia, non ha intenzione di cedere. Piuttosto rilancia e posiziona l’asticella ancora più su.
<<Qui nessuno vuole andarsene, ma rimanere significa anche occuparsi della ricchezza che abbiamo, gestirla, portarla sullo stesso piano delle eccellenze campane già ampiamente decantate>>. Sono le parole di Giovanni Tammaro dell’azienda Cumadoro, da sempre in prima fila per la valorizzazione del prezioso cannellino flegreo.
Il sapore del Pomodoro Cannellino

L’abbiamo assaggiato ed immaginato a strati, proprio come la terra vulcanica che lo alleva. Consegna un piacevole equilibrio tra dolcezza, acidità e sapidità ed il merito di tanta complessità spetta di diritto al suolo d’origine. La polpa è soda, la buccia sottile e c’è tutta la rotondità di un frutto che sviluppa naturalmente glutammato monosodico. Di piccole dimensioni, ha una forma oblunga o ovale allungata, e ricorda quella di un piccolo cannello (ipotetica origine del nome) o di un piccolo San Marzano, con la particolarità di una leggera strozzatura al centro.
In cucina
Molto amato dagli chef flegrei, il pomodoro cannellino è molto versatile in cucina: si utilizza crudo all’insalata e per condire le tradizionali freselle, in conserva, ma anche saltato fresco in padella per completare piatti territoriali soprattutto in abbinamento alle cozze, altra tipicità del territorio flegreo.
Visite guidate
Prenotando, è possibile regalarsi un percorso tra archeologia e agricoltura alla scoperta del pomodoro cannellino flegreo. Dalla sua storia, alle tecniche di coltura, fino ad arrivare alla tavola: un percorso che aiuta a comprendere l’enorme valore economico e sociale di una produzione agricola fortemente identitaria e, proprio per questo, da proteggere e valorizzare.
Il Pomodoro Cannellino Flegreo, negli anni, si è adattato al pedoclima locale, caratterizzato da terreni vulcanici, sabbiosi, rinfrescati dalla brezza marina: per questo motivo che viene annoverato dalla Regione Campania tra i prodotti cosiddetti tradizionali. Il seme, custodito dall’azienda vivaistica Cumadoro, viene tramandato di generazione in generazione, grazie ad un processo di selezione dei pomodori migliori da cui si recuperano i semi: c’è dentro tutta la fatica dei contadini custodi, quelli che provvedono, poi, ad essiccare i semi al sole e, subito dopo, a conservarli in luoghi asciutti e ventilati, successivamente reidratati per la semina. La coltivazione si avvale, tutt’oggi, di una tecnica manuale che utilizza canne (altra ipotetica origine del nome) e spago in juta oppure canapa, mentre il raccolto inizia a metà luglio e si protrae per tutto il mese di agosto.
