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Studenti a tavola: le abitudini alimentari dei giovani italiani

studenti a tavola

Uno studio internazionale, condotto da Sodexo su oltre 4 mila universitari, ha rivelato che gli italiani sono i più insoddisfatti al mondo ma sono secondi nella classifica degli studenti che mangiano più sano, subito dopo i cinesi

Cambiano i tempi ma gli italiani continuano a scegliere uno stile di vita sano e un alimentazione più salutista. È questo il risultato del sondaggio a livello mondiale condotto da Sodexo. 9 studenti italiani su 10 ammettono di preferire un regime alimentare sano. Nello specifico il 61% mangia cibo sano ma senza farne un’imposizione, mentre per il 26% è un aspetto fondamentale della propria vita.

La medaglia d’oro va però ai cinesi mentre il terzo posto in ex aequo va a spagnoli e indiani. Quarti gli studenti americani e solo quindi gli inglesi.

Gli italiani sono anche gli studenti più risparmiatori: il 57% infatti consuma il pranzo al sacco preparato da casa, contro il 46% degli studenti anglofoni. A dispetto di quanto si possa pensare però, gli italiani sono anche i meno propensi a imparare a cucinare. Un dato scioccante se calcoliamo l’aumento di presenze all’interno delle accademie di cucina. I nostri giovani sono però i più insoddisfatti e pessimisti della propria vita e degli studi.

Il cibo rimane comunque un must per i giovani del Bel Paese, infatti piuttosto che risparmiare saltando un pasto (10%), gli italiani non uscirebbero con gli amici (43%), abbandonerebbero un hobby (33%) o addirittura non accenderebbero il riscaldamento (13%).

“Non sorprende che dove e cosa mangiano gli studenti vari in funzione della cultura e delle strutture; sappiamo infatti quanto diverse siano le abitudini alimentari nelle varie parti del mondo – spiega Franco Bruschi, Head of Schools & Universities Segment Med Region di Sodexo – Il nostro sondaggio ha rivelato che meno della metà degli studenti consuma il pranzo all’interno del campus, presso un ristorante, caffè o negozio dell’università. Questo sembra indicare che le università hanno ancora spazi di miglioramento nel rendere le opzioni per pranzare all’interno dei campus più allettanti, aspetto sul quale possiamo offrire loro il nostro supporto e la nostra vasta esperienza. Dallo studio è anche evidente come non manchi la consapevolezza dei benefici di un’alimentazione sana; proprio per questo Sodexo offre, nei locali da noi gestiti in tutto il mondo, la possibilità di effettuare scelte sane, gustose ed anche consapevoli, grazie ai consigli che i nostri esperti mettono a disposizione dei commensali, per consentire loro di costruirsi liberamente una sana alimentazione e, più in generale, corretti stili di vita”.

Gli studenti cinesi sono quelli che, più di tutti, tendono a comprare il pasto invece che prepararlo personalmente, mentre spagnoli e indiani prediligono mangiare a casa dei genitori. Nel Regno Unito invece i ragazzi preferiscono preparare il pranzo e consumarlo direttamente in casa.

studenti

“Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute – spiega Paola Palestini, Professoressa di Biochimica, coordinatore del master ADA  Alimentazione e Dietetica Applicata e membro del Presidio della Qualità Didattica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della dieta mediterranea e di una biodiversità agricola di alta qualità, ma è presente, anche se in percentuali minori, in paesi dove questi presupposti sono poco presenti  come USA e Inghilterra”.

Ma non solo. A questa consapevolezza si aggiunge anche la volontà di trovare cibi a basso contenuto calorico e senza prodotti di origine animale. Sappiamo infatti che tra i giovani è sempre più frequente ritrovare regimi alimentari vegani o vegetariani.

Poco meno di un terzo degli studenti pagherebbe di più per cibi del commercio equo e solidale/prodotti in modo etico, e solo un terzo non sarebbe disposto a farlo. Gli studenti cinesi sono disposti a pagare di più per queste tipologie di cibo e per piatti a basso contenuto calorico, mentre gli studenti indiani pagherebbero di più per opzioni vegetariane o vegane o per un’insalata e gli studenti italiani per cibi di origine locale. Gli studenti britannici sono meno propensi a pagare di più per uno qualsiasi di questi tipi di cibo (40%), così come un terzo degli studenti spagnoli e americani.

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