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Zi Teresa al Borgo Marinari: un manifesto di Napoli

zi teresa

La tradizione partenopea che sta al passo, un’atmosfera che mille parole non riuscirebbero a restituire: bisogna viverla, anche attraverso la cucina di Carmela Abbate che, di Zi Teresa, ha fatto una fabbrica del gusto.

Borgo Marinari, a Napoli, ha origini antichissime, frequentarlo consegna una sensazione di mistero e magia: sorge sull’isolotto di Megaride, punto di origine della città stessa secondo la leggenda legata a Parthenope, la bella sirena rifiutata da Ulisse. Nonostante il suo canto ammaliatore, il leggendario eroe della mitologia greca riuscì a resisterle e così, lei, distrutta, si sarebbe suicidata gettandosi in mare. Furono le onde a trasportarla fino alla costa e, con il suo corpo, avrebbe dato origine a Napoli, l’antica Parthenope. 

Dal mito a Zi Teresa

Borgo Marinari ha ospitato la villa di Lucullo, costruita nel I secolo a.C., successivamente un monastero basiliano – ispirato alla virtù del lavoro manuale che rinfranca corpo e anima, parola di San Basilio – e nel corso dei secoli si è trasformato in quello che conosciamo oggi: un borgo di pescatori dal fascino popolare, arricchito da attività da diporto e numerosi punti di ristoro. È uno degli scorci più suggestivi della città, sul lungomare di via Caracciolo, a ridosso di Castel dell’Ovo. Tra i ristoranti più rappresentativi del borgo c’è Zi Teresa.

Fondato nel 1880 da Teresa Fusco, quante ne ha viste e quante ne potrebbe raccontare. Eppure è più in forma che mai, organizzato, al passo con i tempi e di grande trasversalità. Viene letteralmente preso d’assalto dai turisti che trovano autenticità ed accoglienza, in una parola, trovano Napoli. Compresa la posteggia, ovvero musicisti che, solo su richiesta, intonano classiche canzoni napoletane in cambio di un’offerta a discrezione dell’ospite.

Zi Teresa però fa di più: ha il dono di centrare un’offerta che piace a tutti, napoletani compresi. Senza fronzoli e con la meticolosa attenzione che la sua attuale proprietaria, Carmela Abbate, impone ogni giorno per continuare ad essere ciò che Zi Teresa è sempre stato: un simbolo della ristorazione napoletana con oltre duecento posti e sedere e tutti i baluardi della cucina napoletana. Scialatielli con i frutti di mare, paccheri allo scoglio, fritto di paranza ed impepata di cozze, per citarne soltanto alcuni. Abbiamo visto sfilare ricchi vassoi di linguine all’astice, insieme a golose selezioni di crudi, i turisti erano in visibilio e noi con loro: l’abbiamo anticipato, l’atmosfera è magica, contagiosa. 

<<Qui non c’è bisogno di prendere in giro nessuno, anzi, Napoli va ben raccontata soprattutto a chi arriva da lontano per godersela>>. Carmela Abbate ne è certa ed è questo lo spirito che si coglie nell’aria, con una perfetta organizzazione in sala, piatti invitanti e prezzi assolutamente nella norma. Le ricette sono quelle della famiglia di Carmela e valgono per tutti: il cucinare male ché tanto gli americani s’accontentano è un vecchio adagio che ha penalizzato ristoratori e parecchie città, ma il bravo imprenditore lo riconosci dalla lungimiranza, dall’onestà intellettuale. Carmela Abbate, con i suoi figli Antonio, Serena e Chiara, vuol vedere gente felice a tavola, lei stessa si aggira tra gli ospiti per accertarsi che tutto stia procedendo bene. Una donna d’altri tempi che, con il sorriso e le sue regole, manda avanti un carrozzone che lavora a pranzo e a cena, e da anni racconta Napoli nel mondo. E lo fa con bastone e carota, come dicono i suoi collaboratori che l’adorano: Carmela è una mamma, coltiva il suo vivaio insegnando loro tutto quello che sa e non nega di avere il suo pupillo:<<per me è un figlio>>, dice con occhi che ti fissano sopra agli occhiali, mentre ci presenta il giovane chef Emanuele Ioio.

Napoletani mangiafoglie e non solo

I napoletani sono grandi estimatori dei piatti a base di vegetali, dunque, stagione permettendo, si alternano scarole ‘mbuttunate, saltate in padella con uva sultanina, pinoli e alici, peperonata, friarielli, parmigiana di melanzane. Non basta? C’è anche la pizza che in riva al mare ha sempre il suo fascino. Sul fronte dolcezza, dalle migliori pasticcerie della città arrivano babà, caprese e pastiera, in altre parole, nessuno andrà via scontento e questa formula ha funzionato anche per noi, impegnati in un sauté di cozze e crostini di pane da intingere. Concentrati ad avvolgere spaghetti con le vongole, infine, a gustarci un’orata cotta sulla griglia per il tempo che basta a lasciarla succulenta. A tavola viene mostrato il pescato del giorno come fuori carta e le pezzature non mentono: troppo grandi per essere esemplari di allevamento, ex post il sapore ha confermato ciò che già sapevamo.

Zi Teresa, dunque, è un indirizzo che consigliamo, nella scioltezza di un servizio preciso, ma alla mano, con una cucina napoletana ben fatta, scenografica al punto giusto, mai a discapito della bontà del piatto. La signora Carmela ci tiene troppo.

Info utili

Zi Teresa

Borgo Marinari, 1

80132 Napoli

+ 39 081 7642565

www.ziteresa.it

Aperto pranzo e cena

Chiuso lunedì 

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