A Velletri, Colle di Maggio è una realtà che, seppur legata al proprio terroir, travalica i confini regionali a vantaggio della qualità e con un occhio di riguardo all’arte e alla pittura.
Ci sono regioni che hanno sempre faticato a comunicare l’importanza qualitativa della propria realtà enologica a causa di una pericolosa ed anacronistica forma mentis, dilagante in certi ambiti, che le costringe a rimanere ancorate, nell’immaginario collettivo, a giudizi obsoleti ed ampiamente superati nel tempo. Ci sono contestualmente delle realtà che sembrano legate a doppio filo al territorio cui appartengono e altre che, se pur immerse nella tradizione della propria regione e perfettamente integrate nella cornice paesaggistica dei luoghi nei quali si sviluppano, sembrano allo stesso tempo come avulse dal contesto che le circonda e dalle caratteristiche che esso normalmente esprime. Colle di Maggio, perla enologica incastonata nell’entroterra laziale, rappresenta probabilmente una delle massime espressioni di questo legame non-legame con il proprio terroir.
Un unicum a livello nazionale ed un esempio di come la sensibilità visionaria di una proprietà, unita alle sapienti mani di un grande enologo, riescano a regalare un sogno che travalica i confini regionali per sostenere una filosofia che maniacalmente abbraccia un concetto che si pone come spina dorsale di tutta la sua produzione: la qualità.
La storia dell’azienda
Siamo nel Lazio, dunque, e ci troviamo in un entroterra dove si respira storia e si rivive un’antica tradizione che si fa risalire addirittura a quegli Etruschi che diedero vita, nel 700 AC, a quell’iniziale insediamento dal quale poi nacque la città di Velletri. Questa è una storia di quelle belle, di quelle che al di là dell’aspetto imprenditoriale, solca una traccia romantica e di cuore che poi ne rappresenta le fondamenta: cuore, dunque, sensibilità manageriale e legame indissolubile di una famiglia con il proprio territorio. Una famiglia che è riuscita a realizzare il sogno di tornare alle sue radici, spinta da un sentimento che non l’ha mai allontanata dalla sua terra ma che anzi, ad essa ha dato lustro con le sue geniali (è proprio il caso di dirlo!) visioni imprenditoriali che l’hanno condotta, alla fine del 2018, a rilevare l’azienda agricola Colle di Maggio che, seppur con un passato importante, versava ormai da anni in uno stato di abbandono.
Il passato importante e significativo di Colle di Maggio è anche legato alla precedente proprietà che, oltre ad una visione caritatevole fatta di azioni concrete di supporto e solidarietà verso le popolazioni africane più povere, allo stesso tempo aveva una grande sensibilità verso l’arte ed il bello: personaggi di caratura mondiale ed orgoglio nazionale come Giorgio de Chirico e Mario Schifano, non solo frequentavano questa meravigliosa azienda immersa nelle colline veliterne, ma venivano anche sostenuti per incentivare la loro grande maestria pittorica.
A Colle di Maggio si è sempre respirata un’aria magica, dunque, a metà tra la solidarietà umana e la sensibilità verso la grande arte. Ma non è tutto qui. Uno degli asset più preziosi di questa realtà veramente speciale, che può vantarsi di essere stata la prima Cantina di tutto il territorio ad aver piantato vitigni internazionali, è dato dagli incredibili terreni sui quali essa poggia e sui quali alcune sue vigne vengono coccolate addirittura da oltre 50 anni!
Colle di Maggio oggi

Spirito umanitario, bellezza, arte, territorio e suolo costituiscono dunque le fondamenta sulle quali è cresciuta Colle di Maggio, e la proprietà, in un certo senso, ha voluto idealmente raccogliere l’eredità di questo tesoro etico ed immateriale, riversando nei suoi prodotti, attraverso le sensibili mani del grande enologo Angelo Giovannini, tutta la magia di queste uniche e rare componenti. Pur non appartenendo per carriera imprenditoriale al mondo del vino, la nuova proprietà ha avuto ben chiaro da subito il concetto principale dal quale partire e che ha sempre caratterizzato ogni sua impresa: il prodotto e appunto la sua qualità.
Metodi di vinificazione tradizionali, uniti all’utilizzo di anfore e preziosi legni, con uno sguardo sempre attento alla sperimentazione, costituiscono oggi l’anima operativa di un’azienda che viene seguita con passione e partecipazione in ogni suo passaggio, confrontandosi continuamente con l’enologo e con l’attento staff che ogni giorno cura ogni aspetto dei processi di produzione.
Ma l’unicità di Colle di Maggio non risiede solamente nell’attenta gestione familiare connotata dalla sensibilità e dall’entusiasmo di Giorgia e Federica, splendide e giovani figlie che inevitabilmente apportano quella sana visione moderna che tiene la Cantina in sospeso fra tradizione e modernità.
Vino ed estetica
La sua unicità, dicevamo, è impreziosita inevitabilmente anche dallo stile del prodotto che può essere analizzato su due fronti: qualitativo ed estetico. La qualità nasce da una condizione di assoluto privilegio in quanto tutta la produzione trae origine da piante che affondano le proprie radici in un incredibile terreno vulcanico che, per proprietà naturali, infonde tratti di magia ai prodotti che Angelo Giovannini riesce a modellare senza forzature, ma anzi quasi accompagnando la naturale espressione dei vitigni che, grazie a questo terroir altamente drenante, non sono soggetti a pericolosi ristagni d’acqua e riescono ad andare molto più in profondità rispetto ai comuni terreni di coltivazione, regalando tratti unici ai prodotti che vengono creati.



La componente estetica, ossia il “vestito” del vino, segue invece un percorso parallelo molto attento in cui la famiglia crede molto investendo in risorse mentali e di confronto continuo che la porta a creare etichette assolutamente uniche che prendono ispirazione dalla natura e dall’arte: il credo aziendale è che il vino è arte, ma spesso è anche l’arte che può ispirare il vino. Si passa dalle intriganti etichette dei vini della prima linea dedicata alle costellazioni Orione e Sirio che piace immaginare come protettrici dei vigneti, passando per l’arte pittorica del maestro veliterno Agostino de Romanis riprodotta sulle bottiglie delle linee Premium, fino ad arrivare agli splendidi dipinti commissionati, attraverso un concorso annuale denominato “VinArte”, ai ragazzi dell’ultimo anno del liceo artistico di Velletri per la linea Cru e che vuole in un certo senso tenere vivo quel file rouge speciale legato all’arte che si è sempre respirato in questi luoghi.
Colle di Maggio non rappresenta però solo questo splendido ed affascinante presente che si lega al passato, ma altresì, la volontà di raggiungere mete e vette sempre più alte, regalando in tal modo al palato dei suoi sempre crescenti estimatori, delle nuove perle frutto di una sperimentazione continua che ha portato l’azienda a stupirci con tecniche di vinificazione integrale, dove l’assenza di filtrazione e di solfiti aggiunti ed ottenuti solo da lieviti indigeni, traccia un’irreversibile strada verso un futuro qualitativo che farà palare di sé.
Lunga vita a chi ha saputo fare del territorio una propria ricchezza, “sfruttando” in maniera sana quello che la storia ha regalato a quest’azienda trasformandolo in un valore qualitativo ed estetico che la sta lanciando verso un futuro di primissimo livello! Colle di Maggio è tutto ciò, ma è anche la magia dell’Arte veicolata attraverso la materia liquida del prodotto e l’estetica delle sue etichette.