Dalla pizza di Franco Pepe alla mozzarella di bufala di Sorì passando per i vini I Cacciagalli. Caserta e dintorni regalano delle vere e proprie “chicche” gastronomiche che hanno contribuito al rilancio del territorio in Italia e all’estero.
Se si capita dalle parti di Caserta, oltre alla splendida Reggia, due sono le eccellenze che occorre assolutamente provare: la pizza, che qui è leggermente diversa da quella napoletana, e la mozzarella, possibilmente di bufala.
Per la prima una sosta d’obbligo è Pepe in grani, il locale di Franco Pepe a Caiazzo, punto di riferimento per golosi e buongustai, che recentemente si è aggiudicato il primo posto al concorso Pizza Awards Italia 2025. Qui si mangia una pizza artigianale ma innovativa, fatta davvero con sole eccellenze del territorio. E infatti quella di Franco Pepe è una storia lunga, che parte da una famiglia di panificatori: iniziò il nonno nel 1938, seguito dal padre che aprì una pizzeria in Piazza Porta Vetere (ancora oggi in funzione) e infine Franco, cresciuto in mezzo a impasti, farine, pane e lieviti, che nel 2012 inaugurò il suo locale in un palazzo del ‘700. Una vera scommessa perché Caiazzo all’epoca, nell’entroterra di Caserta, era un paese semisconosciuto e una situazione di degrado economico e abitativo. Ma proprio il successo di “Pepe in Grani” ha segnato la svolta: piano piano sono nati B&B, locali, luoghi di accoglienza per ospitare i tanti turisti che arrivano qui per assaggiare le pizze di Franco. E anche l’amministrazione comunale ha investito per restaurare vecchi palazzi, rifare piazze e strade. Così oggi nel suggestivo vicolo dove apre le sue porte la pizzeria c’è sempre una folla di clienti che arrivano da tutto il mondo.


Due le sale all’interno (una riservata alla degustazione), tra mura in pietra, arredamento moderno e installazioni artistiche , con la possibilità in estate di mangiare su una terrazza panoramica, e un menu ricco di proposte. Abbiamo provato il nuovo menu e la qualità è davvero sempre altissima. Si parte con i coni fritti, un mezzo calzone di pizza fritta con un impasto leggerissimo e con diversi ripieni (quello con i gamberi di Mazara è di una golosità incredibile) tutti a 12 euro, poi le pizze fritte (da 8 a 10 euro), fino alle pizze e i calzoni veri e propri (da 7 a 15 euro). Ma il tocco di originalità – e di genialità – che parte dal concetto che a tavola non si lascia nulla nel piatto, sta nella “nuova vita” che viene data al bordo della pizza che spesso viene lasciato da parte e che, è bene saperlo, costituisce da solo il 75% dell’impasto: Franco Pepe lo utilizza per accompagnare un piatto di insalata che viene servito dopo la pizza, unito a una ciotolina di salsa, dove intingere proprio il cornicione.


Ma per guarnire i suoi impasti Franco Pepe sposa la seconda eccellenza di questa provincia, le mozzarelle di bufala campana dop e il fior di latte Appennino Campano, del caseificio Sorì, a Teano, il borgo famoso per l’incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, ai piedi dal Parco Regionale del Vulcano di Roccamorfina. Anche qui si parla di una storia di famiglia, quella Sorrentino, iniziata addirittura nel 1868. I fondatori hanno fatto conoscere i loro prodotti prima a Napoli e a Salerno e infine a Caserta con l’apertura nel 1998, proprio a Teano, del nuovo caseificio e che nel giro di due anni vedrà addirittura raddoppiata l’area dello stabilimento. Una produzione di qualità che parte dal latte, raccolto da quaranta aziende che allevano mucche e bufale nella zona, e che arriva ogni mattina in azienda. I controlli sulla qualità sono severissimi, tanto che se si trova una piccola anomalia del prodotto è possibile addirittura risalire alla mungitura del singolo animale. Un’attenzione per portare in alto il livello di qualità dei prodotti: la mozzarella di bufala e di vacca, il Fior di Latte a lenta maturazione, la burrata e la ricotta di bufala campana Dop.
Il tutto in un processo virtuoso che del latte utilizza tutto: si inizia con le mozzarelle, poi il siero viene utilizzato per la ricotta, da quel che resta vengono ancora estratti i grassi per produrre la panna e infine ancora per estrarre le proteine del siero che vengono vendute alle aziende che realizzano prodotti proteici. Quel che resta alla fine è semplicemente acqua. Ma per “sposare” la pizza in maniera perfetta c’è bisogno di un prodotto che non inumidisca troppo l’impasto. Così Sorì ha creato “Bella” una mozzarella di bufala studiata proprio per questo utilizzo. Ed è quella che utilizza Ciro Salvo, altro pizzaiolo famoso, nel suo locale a Napoli.


E visto che sulla pizza si abbina splendidamente anche il vino, una sosta se si viene da queste parti la merita il wine resort “I Cacciagalli”, a Teano, che offre ospitalità, un ristorante e una bella cantina nella quale i vini vengono affinati con l’uso di anfore. Da segnalare i due spumanti metodo classico brut nature “Viento ‘e Mare” e “Viento ‘e Terra”, il primo con uvaggio 80% Fiano e 20% falanghina (12,5 gradi), molto minerale e di grande freschezza, il secondo un Aglianico in purezza (12,5 gradi), un rosato che fa anfora e che riempie la bocca con note croccanti e anche in questo caso minerali e fresche.
