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Cultura dell’abbinamento, il piacere che diviene lusso democratico

Wine pairing: l’importanza dell’abbinamento come fattore culturale e di piacere per l’anima e i sensi.

Partiamo da un presupposto fondamentale: nel nostro Paese, il Cibo ed Il Vino rappresentano certamente un aspetto legato al piacere, ma anche un aspetto culturale. Ci sono varie modalità per racchiudere il concept del piacere e molte sono le situazioni in cui diveniamo noi gli artefici del suo materializzarsi. Molte volte, come nel caso di questo approfondimento, non si tratta di un qualcosa legato ad un aspetto materiale, ma di cultura e criterio che si prestano alla concretizzazione di un modus operandi che si può certamente legare all’idea del piacere.

Un piacere ristoratore per l’anima ed i sensi che spesso, però, bisogna saper acquisire. Già, perché se si considera uno dei momenti di maggior appagamento della vita, e lo si individua com’è giusto che sia, con il piacere della Tavola, allora ci si accorge che al di là della bontà intrinseca dei prodotti e della grande maestria di noi italiani nella loro preparazione, quello che spesso manca è la soddisfazione che deriva dal possedere un criterio che governi e guidi l’esaltazione delle portate imbandite attraverso quell’elemento che, esaltandole, rende il momento di condivisione, a pranzo o a cena, come un momento speciale: il Vino. Proprio questo è il messaggio che vogliamo far passare, ossia l’acquisizione della consapevolezza che i momenti speciali, nella vita, sono diventati spesso un lusso.

Come spesso abbiamo avuto modo di sottolineare in approfondimenti legati a tematiche relative alla nostra filiera enogastronomica, alcuni concetti, alcune situazioni o determinate materie concettuali, dovrebbero essere insite in maniera quasi naturali nel Dna di noi italiani: è proprio la constatazione spesso della loro assenza invece, che ci porta ad evidenziare come ci sia necessità di impossessarsi di quegli strumenti atti a determinare uno status vivendi consono a noi che abbiamo la fortuna di vivere nel Paese del Bello e del Buono, nel Paese delle Eccellenze.

Siamo perfettamente consapevoli e realistici quando affermiamo che la frenesia quotidiana spesso ci impedisce di avere quel giusto ritaglio di tempo necessario, a pranzo, per godere appieno di un pasto. Siamo altrettanto consapevoli, ed anzi forti promotori, del fatto che la cena invece, possa (debba!) essere quel momento in cui si tira la famosa linea che demarca l’impegno lavorativo profuso durante tutto il giorno e il giusto momento di relax e di condivisione familiare (o individuale) che la Tavola media attraverso il suo essere imbandita.

Ed è qui che batte il cuore pulsante di questo articolo: il piacere che diviene lusso, ha la valenza di un qualcosa che va al di là della normalità, è un qualcosa che viene percepita come “quel di più che impreziosisce il normale”. Esistono dei bellissimi orologi, poi però esistono gli orologi di lusso. Esistono buonissimi alberghi, esistono poi i 5 stelle lusso. Così è in tutti gli aspetti della vita e sempre sarà così: ci sono dimensioni standard validissime, e poi ci sono piani d’eccellenza delle stesse. Questo vale anche per la Tavola: si può mangiare dignitosamente e bere altrettanto, ma poi si può entrare in una dimensione diversa dove il criterio di abbinamento diventa quell’elemento che impreziosisce ed esalta tutte le componenti presenti davanti ai nostri occhi fino a renderle così speciali da emozionarci. Questo è il piacere che diviene lusso. Il lusso di saper scegliere scientemente un vino perché porta in dote determinate caratteristiche che si sposano meravigliosamente, per contrasto, con il cibo servito, esaltandone tutte le componenti fino a provocare un piacere dei sensi che ci appaga da una faticosa giornata di lavoro, ad esempio, significa semplicemente che abbiamo deciso di regalarci qualcosa di prezioso che il danaro non potrà mai comprare: il lusso di regalarsi emozioni.

E questo è uno di quei lussi che non ha frontiere di classe o status sociale perché nasce dalla Cultura e dalla Consapevolezza che ognuno può acquisire, se vuole. Un lusso democratico, dunque.

Bene, noi crediamo fortemente che si debba dover acquisire la consapevolezza che, ad esempio, un cibo che genera in bocca una sensazione di grassezza (la porchetta?), debba essere accostata ad un vino che pulisca perfettamente il palato da questa percezione e che ne vadano acquisiti quei criteri che ci portano a scegliere, ad esempio, un grande Franciacorta consapevoli che la bollicina, con la sua effervescenza, freschezza e presenza di CO2, è l’unico prodotto che può svolgere questa funzione perfettamente.

Lo stesso criterio basato sulla contrapposizione, lo si può far nostro quando, al contrario, mangiamo una pietanza, ad esempio, che genera in bocca una sensazione di succulenza (l’agnello al forno?) e diveniamo consapevoli che questa meravigliosa sensazione “liquida” vada supportata con un vino che invece la deterga attraverso un buon tannino che svolge perfettamente questa funzione. Potremmo andare avanti con esempi enogastronomici d’abbinamento all’infinito, ma non abbiamo scelto queste righe per creare un decalogo del corretto abbinamento. Al contrario, le abbiamo scelte per lanciare il messaggio più bello che si possa rilasciare in questo ambito: accostiamoci a quelle realtà culturali (e l’Italia ne è piena, tra più celebri e meno celebri) che ci possano consentire di acquisire quei criteri e quella consapevolezza che può portare ognuno di noi ad elevarsi dignitosamente in una dimensione che, se ancora non acquisita, la si può raggiungere aiutandoci a vivere meglio quella quotidianità della Tavola che ci meritiamo, a trasformare il piacere in un lusso immateriale che completa noi e chi ci sta intorno. Divenire padroni dei criteri che guidano il corretto abbinamento, significa aver acquisito la coscienza che volerci bene, aiuta a vivere bene!

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