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La rivincita delle vongole italiane

Passa la deroga comunitaria alla pesca e alla commercializzazione dei nostri lupini, più piccoli di 3 mm. Una battaglia vinta per 710 imprese e 1600 addetti. Ma anche per tutti gli amanti di spaghetti e zuppe, da mangiare al ristorante o da preparare a casa. Intanto sul mercato è sempre più frequente la presenza delle “meretrix” importate (surgelate e già sgusciate) da Vietnam, Cina e Taiwan

Sono bastati tre millimetri per far sì che gli italiani possano tornare a mangiare le vongole tricolori, i famosi lupini, pescati nei nostri mari, specie nell’Adriatico. Si potranno consumare al ristorante o a casa, si potranno acquistare al mercato o dai pescatori senza commettere nessun ecoreato. Il via libera è dal primo gennaio 2017 (e fino a dicembre del 2019) grazie all’entrata in vigore della deroga comunitaria che fissa il nuovo limite per la taglia minima commerciabile del mollusco, che passa da 25 a 22 mm, mettendo fine ad un lungo braccio di ferro tra Roma e Bruxelles che rischiava di mandare in tilt un intero comparto che solamente nell’Alto Adriatico vale quasi 60 milioni di euro.

Fino ad oggi i lupini italiani, se pescati sottotaglia, imponevano alle imprese (710 in Italia, per un totale di oltre 1600 addetti) a pagare una multa salatissima: fino a 4mila euro.

Per i prossimi tre anni di sperimentazione dunque le piccole vongole nostrane (se ne calcolano circa 20 mila tonnellate) tornano in pescheria accanto alle comunissime (e buone) vongole d’allevamento veraci filippine ma anche accanto (sempre più negli ultimi tempi, quindi fate attenzione!) a quelle di importazione: le cosiddette vongole bianche del Pacifico. Sono meretrix”, pescate lungo le coste di Vietnam, in Taiwan e in Cina meridionale, a prima vista simili ai lupini italiani ma che rispetto a quelle made in Italy si differenziano per il colore del guscio più uniforme, con una macchia distintiva nera e una forma più triangolare: un prodotto che viene spesso importato direttamente sgusciato e surgelato.

 

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