Magazine di ristorazione e itinerari enogastronomici
Notizie

Palermo. Da Josè rivive il rito antico della “pigghiata ru gelato”

A Palermo “a pigghiata ru gelato” è una cosa seria. Si tratta, infatti, di qualcosa che va ben oltre il semplice, seppur apprezzabile, atto di gustare un gelato. Consiste, piuttosto, in un vero e proprio rituale che, da sempre, accompagna i palermitani che grazie a questa pratica riescono a mettere, anche se temporaneamente, da parte i propri affanni per godersi momenti di spensierata serenità quasi come se riuscissero a tornare bambini.

“A pigghiata du gelato”, in passato, rappresentava un’occasione per sfoggiare gli abiti della domenica, seduti ai tavolini a guardare “il passìo”. Le specialità allora di moda erano la cassata siciliana, gelato di anguria, riso di chantilly, gli schiumoni di panna e cioccolato, gli spongati di fragola e limone, il delicato gelato al gelsomino, scorsonera e cannella, il tutto servito in coppe e piattini, con cucchiaini scintillanti, un vero e proprio spettacolo per gli occhi ed il palato.

Durante una passeggiata sul lungomare di Via Messina Marine, ci si imbatte, oggi come allora, in una delle gelaterie più antiche di Palermo: lo storico Da Josè. A questo punto fermarsi è doveroso e gustare una delle tante specialità della casa è un imperdibile piacere che non si può fare a meno di concedersi se si vuole assaporare davvero la Palermo di una volta.

Nel quartiere Romagnolo, famosa per gli ex Bagni Petrucci e i Bagni Virzì, gli stabilimenti balneari in stile liberty che hanno fatto un’epoca, la gelateria Josè, della famiglia d’Amico, divenne presto famosa per i suoi indimenticabili “pezzi duri”, tranci di gelato che resistevano più a lungo alle alte temperature estive, realizzati nelle due varianti bomba e giardinetto, che ancora oggi è possibile gustare.

da josè

I gusti spaziano dalla classica cassata all’antica, al caffè; al parfait; alla nocciola; alla fragola, limone e pistacchio; al riso paradiso con chantilly,  al cioccolato fino al torrone.

Caratteristica è la parte centrale, conosciuta come il tesoretto,  ricca di cioccolato canditi e mandorle. Per gli estimatori, inoltre, è possibile gustare il gelato imbottito nelle versioni cioccolato, fragola, nocciola e caffè, “variegate” con golosi pezzi di pan di Spagna.

Per comprendere il valore di queste antiche preparazioni basti pensare che l’invenzione del cono gelato e del gelato d’asporto rappresentano modi nuovi e recenti di gustare il gelato. Fino a quarant’anni fa, infatti, il gelato si gustava unicamente sotto forma di “pezzi duri”chiamati alla napoletana  perché furono i primi a introdurre questo sistema di raffreddamento negli stampi resistenti nel trasporto, emblema d’una élite nobiliare, di cui esistevano svariate tipologie: la mattonella, la charlotte, le granate, gli stracchini alla napoletana ma la più celebre fu la “bomba gelato”.

Il termine “bomba” deriva dal fatto che i vecchi maestri gelatieri, impossibilitati economicamente nell’acquisto di forme metalliche nuove, raccoglievano le ogive delle bombe le quali venivano poi riempite di gelato, scavate al centro e farcite con la meringa all’italiana, che in seguito venne sostituita dalla panna, arricchita con canditi e scaglie di cioccolato.

Finirono per diventare il must della gelateria palermitana, tanto che negli anni ’70 e ‘80 vi fu un gran “via vai” di bombe che dalla città partivano per giungere nelle case di villeggiatura diventando motivo d’incontro e di convivialità.

da josè

E’ dunque un vero e proprio patrimonio di inestimabile valore quello che dal 1960 ad oggi, da ben tre generazioni, la famiglia d’Amico mantiene in vita. Era giugno quando Giuseppe D’Amico, giovane gelatiere e pasticciere, alza la saracinesca della Pasticceria Gelateria “Da Josè” nella rinomata borgata marinara di Romagnolo a Palermo. In estate, a quei tempi, la spiaggia era molto frequentata e la gelateria divenne presto punto di ritrovo per tutti i bagnanti.

La protagonista indiscussa della produzione pasticcera è la cassata al forno senza stampo che  ha mantenuto la stessa ricetta nel tempo, utilizzando esclusivamente semplici materie prime di qualità. Poi i cannoli, prima realizzati con le canne di fiume e sterilizzati nell’olio bollente. E altrettanto degni di nota, non solo perché ormai praticamente scomparsi, ma anche e soprattutto per il loro aspetto, i dolcetti da riposto, ovvero dei piccoli capolavori di pasticceria ripieni di confettura di cedro, ricoperti di pasta di mandorle  e decorati con pasta di zucchero e confettini, che un tempo si riponevano in dispensa, grazie all’alto contenuto zuccherino che ne garantiva la lunga conservazione, da offrire nell’eventualità che arrivassero ospiti inattesi.

Oggi il figlio Cristofaro Pietro, assieme ai nipoti Giuseppe e Gabriele, porta avanti la tradizione lavorando con cura e professionalità su ogni piccolo dettaglio come solo pochi sono in grado di fare. La sintesi di qualità ed eccellenza è data dall’attenta selezione delle materie prime e dal costante monitoraggio di tutte le fasi di lavorazione.

L’arte non è nascosta dietro una ricetta gelosamente custodita – spiega la famiglia D’Amico -. L’arte è la costante ricerca delle migliori materie prime e la sfrontata capacità dettata dal talento di rompere gli schemi e presentare opere diverse e, addirittura, nuovi sapori che entrano a far parte dei ricordi più preziosi”. E a giudicare dalla qualità dei prodotti degustati non possiamo che essere d’accordo. Ecco perché, anche se per i palermitani notoriamente pigri, andare  Da Josè potrebbe risultare un po’ “fuorimano”, noi consigliamo di andare a prendere un gelato con chi amate per poi passeggiare nel lungomare mano nella mano e, magari, vi sembrerà ancora di sentire le voci dei bagnanti in festa che si godono la bella stagione di una Palermo di una volta, quella ormai dimenticata, non da tutti, per fortuna.

Info utili

Paticceria Da Josè

Via Messina Marine, 267 – Palermo

Tel. 091 621 4405

Pagina Facebook

Articoli correlati

Mozzarella Championship 2021 Bufale in Tavola: tutti i vincitori

Belinda Bortolan

Best Plate Challenge, c’è odor di medaglia per gli chef italiani

Redazione

Vini naturali: la rivincita dei sapori

Donato Antonio Notarachille