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Idylio by Apreda: la nuova rotta delle spezie passa per Roma

A due passi dal Pantheon, in una Roma che intreccia storia e modernità, Idylio by Apreda si presenta oggi come il risultato di anni di viaggi, esperienze e maturazione personale dello chef Francesco Apreda, che ha trovato qui la sintesi del suo linguaggio: una cucina che unisce la tradizione italiana, soprattutto campana e romana, con le suggestioni dell’Oriente vissute in prima persona.

Per Apreda, le spezie non sono mai state un artificio da aggiungere per stupire. Delhi, Mumbai, Bangalore, Calcutta, Chennai e Jaipur, infatti, non sono solo nomi evocativi, ma tappe reali della sua carriera, luoghi in cui ha lavorato, studiato e respirato cucine diverse. Da questo vissuto nasce il nuovo menu degustazione, intitolato “Speziale – La nuova rotta”, che propone un viaggio attraverso miscele aromatiche pensate come chiavi di lettura dei piatti. Ogni blend viene presentato in piccole ciotole prima del servizio, per essere toccato, annusato e conosciuto dall’ospite: un gesto che trasforma la cena in un percorso multisensoriale e che sottolinea l’autenticità del racconto.

Il percorso si apre con la leggerezza di una montanara rivisitata, resa rustica dalla polvere di pomodoro, olive, capperi e friggitelli, da gustare rigorosamente con le mani. È un omaggio alla convivialità partenopea. Seguono gli amuse-bouche, come la meringa al limone con tartare di ricciola, alga, pesto e olio di sesamo, piccoli bocconi che introducono subito il tema del contrasto tra acidità, freschezza e spezie.

I piatti simbolo di questo nuovo percorso

Tra i piatti che raccontano meglio la nuova rotta c’è la tracina in stile shabu-shabu, accompagnata da scapece, caviale e anice nero calabrese, un intreccio di mare e sapori vegetali che sorprende per equilibrio. Il baccalà in olio cottura viene valorizzato con una crema di cocco e lime e a un blend piccante di sesamo, menta romana e peperoncino, in un incontro diretto tra Mediterraneo e India. Molto interessanti anche i raviolini al vapore di tapioca, farciti con crescione e caprino, completati da nervetti di vitello e sgombro marinato, dove dolcezza e sapidità si intrecciano in un gioco calibrato e sofisticato.

Il dialogo tra culture diventa manifesto nel piatto intitolato “Pollo in due culture”, memoria del tandoori cotto a 400 gradi, ma riletto con sensibilità italiana. Petto, coscia e sovracoscia vengono lavorati in modi differenti, accompagnati da richiami di teriyaki, yogurt e tzatziki, fino al peperone arrostito che riporta alla tradizione romana. È una dichiarazione chiara: culture apparentemente molto diverse fra loro possono si accarezzano, rincorrono e trovano punti di contatto in un equilibrio naturale.

Non manca il richiamo alle origini campane dello chef, che emerge soprattutto nei dessert. Qui la mozzarella di bufala diventa dolce in una composizione unica: immersa nel latte di bufala, servita con granita di frutta bianca, fiori di sambuco, aceto di mele e un crumble speziato di pepi e sesamo. Un finale che racchiude memoria, territorio e leggerezza, trasformando un simbolo salato in chiave elegante e inattesa.

La maturità creativa di Apreda

L’ambiente di Idylio accompagna il percorso senza invadenza: toni caldi, linee pulite, dettagli simbolici come le farfalle che richiamano trasformazione e leggerezza. Le sale, raccolte e curate, mettono al centro i piatti e il racconto che li accompagna. L’atmosfera è quella giusta per dare spazio al gusto, senza sovrastrutture.
Idylio rappresenta oggi la maturità creativa di Francesco Apreda. Dopo anni di ricerca e di lavoro in grandi cucine internazionali, lo chef porta a Roma la sua rotta personale: un viaggio che non vuole stupire con effetti speciali, ma costruire un dialogo autentico tra Italia e Oriente. Il lusso qui si esprime come profondità di pensiero, cultura e memoria trasformata in esperienza contemporanea. Mangiare a Idylio significa vivere una cucina che profuma di spezie e di viaggi, ma che sa sempre riportare a casa.

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