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La Madeleine. Massimo D’Alema racconta la sua nuova avventura vinicola a Narni

Massimo D’Alema e la moglie Linda Giuva hanno scelto Al Pappagallo, il ristorante simbolo della cucina bolognese, per presentare i vini della loro cantina La Madeleine. Con l’occasione li abbiamo intervistati e ci siamo fatti raccontare l’origine e la particolarità di questo ambizioso progetto.

Il sud dell’Umbria, quasi al confine con il Lazio, tra i comuni di Narni e Otricoli è il luogo eletto dall’ex premier per dedicarsi alla sua grande passione: produrre il vino, del buon vino.

Così dodici anni fa ha acquistato l’azienda agricola La Madeleine, trasformando quello che era un allevamento di limousine in un azienda vitivinicola d’eccellenza, ne sono testimoni  i numerosi riconoscimenti conquistati in questi anni.

Da allora affiancato dalla consorte con la quale condivide la passione per i vini e da Riccardo Cotarella, noto e stimato enologo, hanno iniziato, più che un’avventura, una sfida quella di coltivare vitigni internazionali e non autoctoni.

la madeleine

Oggi La Madeleine produce circa 45 mila bottiglie, due spumanti e tre vini.

L’impegno profuso non è stato solo nella scelta del vitigni, ma anche nella metodologia di coltivazione biologica della frutta, tanto che nel 2018 La Madeleine è stata premiata come Eco Friendly, producendo più energia di quella necessaria grazie all’ impianto solare, lavorando in ambienti coibentati e recuperando le acque.

Il nome è quello originario…

Abbiamo conservato il nome, perché ci piaceva,  ci riportava a Proust – risponde Linda Giuva – ed anche perché poteva ricordare la nostre iniziali Linda e Massimo così abbiamo iniziato a piantare pinot nero, cabernet franc, marselan e tannat.

Solo uve rosse e internazionali, come mai?

In quella zona tra Narni e Otricoli, non c’è una grande tradizione di vitigni autoctoni, anche se da poco abbiamo impiantato del ciliegiolo, ma ci vorrà del tempo per vedere i primi risultati.

I nostri vini sono solo rossi, e come tutte le nostre scelte sono stati selezionati  perché ci piacciono, come i nomi dati o le etichette…

NarnOt è il nome del nostro cabernet franc, pensato da Massimo per omaggiare i due comuni su cui di estende la nostra proprietà che sono Narni e Otricoli.

Sfide invece l’ho scelto io, perché mettersi a fare del vino alla nostra età è stata una vera e propria sfida, una sfida sempre aperta anche quando andiamo a proporlo all’estero dove l’Umbria non è molto conosciuta come terra di vini.”

Con l’onorevole scendiamo un po’ più nel tecnico.

“Il pinot nero è un vitigno molto difficile, che ama stare al nord, noi abbiamo un micro clima particolare, con una collina ventosa esposta a nord est e un terreno argilloso, ma con fossili marini che testimoniano la presenza del mare in epoca pleistocenica, che conferisce certe sapidità al vino.

NEROsé è l’ extra brut metodo classico, un pas dosè con una macerazione sulle bucce di 12 ore da sole uve di pinot nero, il risultato è uno spumante dal colore ambrato con un perlage molto fine e persistente, ne facciamo anche una versione che sta sui lieviti sessanta ore, il NEROsé 60,  e poi stiamo valutando di fare anche una riserva di millesimato della vendemmia 2018, ma solo pochissime bottiglie. 

NarnOt, invece è sempre un cabernet franc al 100% ma con un taglio bordolese che fa 18 mesi di barrique di rovere francese, con lo svuotamento ogni due mesi delle botti per il lavaggio affichè il legno non sia troppo presente, e questo richiede molto impegno e lavoro.”

Lei ama i vini francesi è questo l’ha portata a impiantare dei vitigni internazionali?

La collaborazione e l’amicizia che mi legano a Cotarella, che oltre ad essere un enologo è un agronomo, ci ha portati a quella scelta anche se, non essendo due vitigni presenti in Umbria, abbiamo dovuto fare cinque anni di sperimentazione con l’Università di Perugia per avere l’autorizzazione. Quest’operazione ha fatto sì che altre aziende ora potranno impiantare queste tipologie.

È indiscusso che i francesi fanno degli ottimi vini che hanno imposto a tutto il mondo, ma qui il terroir è il nostro con i suoi pregi e le sue problematiche, non avranno mai il colore di quelli francesi perchè noi abbiamo il sole, quindi è giusto competere con loro non solo sugli autoctoni, ma non dimentichiamoci che è grazie ai legionari romani di Giulio Cesare se sono state impiantate le vigne in Francia.”

A La Madelaine si produce anche dell’ottimo olio vero?

È vero ma facciamo circa 800 litri da 360 ulivi  in monocultivar di moraiola, ma è solo per la famiglia e gli amici , non lo commercializziamo perchè raccogliamo a mano, precocemente, molito a freddo con una resa tra il 10 e il 12%, sarebbe troppo costoso.”

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