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Vino

Roma: i vini di Luigi Vico incontrano la cucina di Del Frate

Quando a tavola si incontrano vini d’eccellenza, prodotti con amore e caparbietà da chi, della passione per il vino ne ha fatto un mestiere, e cucina attenta e sopraffina di un locale che da anni si dedica a fornire alla propria clientela solamente materie prime di alta qualità, il risultato non può che essere positivo. E se a condire tutto ci si mette anche un prodotto maestoso come il tartufo bianco d’Alba, alla cena, allora, non manca proprio nulla.

Questi, dunque, sono stati gli ingredienti principali di una serata, organizzata da Romawinexperience, interamente dedicata alla promozione e alla valorizzazione dei prodotti d’eccellenza della zona delle Langhe.

Protagonisti assoluti sono stati i vini di Luigi Vico di Serralunga d’Alba e i piatti proposti dallo chef di Del Frate, storica enoteca e ristorante del quartiere Prati di Roma che ha ospitato l’evento tra racconti, aneddoti, storie di persone e mestieri ma anche di territori e di ingredienti che sono un vessillo della grande enogastronomia made in Italy.

Luigi Vico

La storia di Luigi Vico, ma soprattutto dell’azienda che ne porta il nome inizia nel 1694, anno in cui risalgono le prime attestazioni di proprietà dei terreni da parte della famiglia. Ci troviamo in Piemonte, più precisamente a Serralunga D’Alba in un lembo di terra vocato alla produzione di Nebbiolo nel cuore delle Langhe.

Qui Luigi, con la sua piccola realtà familiare, coltiva i suoi vigneti con metodo biologico, con alberi da frutto in testa ai filari come si usava una volta, da cui, dal 2016, ottiene una produzione di Barolo del comune di Serralunga d’Alba e di Barolo Prapò, vinificati rispettando un unico imperativo: valorizzare il territorio in cui il nebbiolo si esprime al meglio.

Il Nebbiolo è un vitigno magico – racconta Luigi – riesce a prendere tanto dal terroir così come dal microclima. Per questo da una zona e l’altra, anche all’interno di Serralunga, si possono ottenere vini così tanto diversi tra loro. Poco distante, infatti, sempre da uve Nebbiolo, viene prodotto il Barbaresco che è un vino totalmente differente. A rendere così peculiare il Barolo sono le colline circostanti, quella di La Morra e quella di Diano d’Alba, che creano una conca che protegge i vitigni dalle intemperie e favorisce un habitat molto particolare”.

La degustazione

Ad aprire le danze della cena degustazione è stato il Moscato Bianco secco, una chicca della produzione di Luigi Vico. Si tratta di una varietà dalla storia antichissima che, nella zona di Serralunga, può esser prodotto con tale denominazione solamente in due comuni: Serralunga d’Alba nelle Langhe e Santa Vittoria D’Alba nel Roero.

Il risultato è Ius Soli, un vino dal profumo intenso e avvolgente con persistenti sentori di frutta a polpa gialla affinato in acciaio e barrique per un totale di circa 8 mesi. Sulla sua etichetta, dipinta con il vino, è raffigurato un puzzle in cui si incastra perfettamente una goccia. “Di Moscato si fanno, in Piemonte, cento milioni di bottiglie. – spiega Luigi – Cinquanta milioni di Moscato dolce e cinquanta di Asti spumante. Quasi niente di Moscato secco. Per noi questa versione, invece, ha diritto di esistere e di essere conosciuto. Per questo abbiamo scelto il nome e l’iconografia del puzzle”.

Ad accompagnarlo in tavola, un’ottima Capasanta scottata servita con foie gras, zucca, formaggio caprino, guanciale e finferli. Un piatto gustoso che unisce dolcezze e sapidità in una danza di sapori di mare e di terra realizzato dallo chef dell’iconica enoteca in via degli Scipioni, Fabrizio Del Frate.

Un calice di Arneis, altra etichetta di punta di Luigi Vico, dall’intenso aroma minerale e balsamico, ha poi accompagnato l’antipasto della serata: un cremoso e succulento cappuccino di baccalà mantecato con cavolfiore servito con una generosa porzione di scaglie di tartufo bianco.

L’Arneis, prodotto nella zona del Roero, è l’unico vino che Luigi vinifica con uve prodotte in una zona diversa da Serralunga. “Ho deciso di avviare questa produzione per rendere omaggio alla terra d’origine di mio padre che era il Roero. Si tratta di un territorio situato proprio di fronte alle Langhe, dall’altra parte del fiume Tanaro. Ha un terreno più sabbioso ed è per questo che nei vini si possono trovare delle più evidenti note sapide. Questo è un vitigno molto antico, per noi è una sorta di nebbiolo bianco. Per questo lo abbiamo chiamato NebulAlba”.

Raccolte a mano, le uve di questo vino vengono conservate in cassette in celle frigorifere a 4° per due giorni per estrarre a pieno la parte profumata dell’uva. Pressate a freddo, le uve vengono poi vinificate e imbottigliate per ottenere un vino perfetto per esser conservato a lungo.

Sublime binomio, poi, è stato quello tra il Risotto al tartufo bianco, cremoso e avvolgente, e il Nebbiolo Langhe Doc. “Il disciplinare Nebbiolo Langhe, il Nebbiolo dei barolisti, prevede l’inserimento anche di altri uvaggi. Noi abbiamo scelto di farlo in purezza. Per noi è un vino importante perché consente di avere un rapporto qualità prezzo molto buono”. Ne bis Idem, questo il nome che si può leggere nella bellissima etichetta, indica l’essenza stessa del Nebbiolo cioè la sua capacità di assorbire le caratteristiche del territorio e dell’habitat circostante per realizzare vini sempre diversi. Affinato in botti di rovere francese con un passaggio in cemento, è un vino dal colore rosso brillante dal profumo di rosa matura e frutta rossa.

Scioglievole, gustosa e perfettamente equilibrata nei sapori e nelle consistenze l’ultima portata salata della cena, la Guancia di manzo brasata con millefoglie di patate con cime di rapa e maionese di nocciole, è stata scelta per accompagnare un attimo calice di Barolo Prapò, un vino ampio nei profumi, dal netto sentore di tabacco e granatina con un accenno di spezie dolci, che al palato crea un’esplosione di sapori.

“L’areale del Prapò è ideale per il Nebbiolo perché protetto dai venti. – spiega Luigi – Si tratta di una zona molto piccola in cui ci sono solo sei produttori. Ne produciamo circa 3000 bottiglie annue utilizzando lo stesso metodo del Serralunga, qui a fare la differenza è il cru. In azienda facciamo molta attenzione alla maturazione fenolica, questo ci permettere di controllare il tasso alcolico. I nostri vini vanno tutti dal 14 al 14.5. C’è chi raccoglie i grappoli di Nebbiolo più tardi e produce vini oltre il 15 ma a mio parere sono più fruibili vini con tasso alcolico più basso.”

Novità dell’azienda vinicola è il Vermouth realizzato con vino moscato in versione bianca e rossa. Il primo, con sentori di cedro e arancio candito uniti alle note delicate di spezie come la cannella e chiodi di garofano e al gusto amaricante della genziana, è ideale come abbinamento per tome e formaggi caprini ma anche erborinati a pasta morbida. Il secondo, equilibrato e piacevole, si sposa alla perfezione con i dessert per un fine pasto raffinato e gentile.

Un binomio d’eccellenza, dunque, quello tra Luigi Vico e Fabrizio Del Frate, due professionisti del gusto uniti dalla capacità di proporre ai propri clienti un’esperienza enogastronomica di alto livello che affonda le radici nella tradizione ma guarda dritto al futuro.

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