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Espressioni di Verdicchio: viaggio alla scoperta del vitigno marchigliano – Belisario

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Un viaggio immaginario, in 4 puntate, alla scoperta del vitigno marchigiano attraverso storie, aneddoti e peculiarità delle principali cantine del territorio. Quarta e ultima tappa: Belisario.

E poi c’è il Verdicchio di Matelica.

Sì perché quello dei Castelli di Jesi è conosciuto più o meno da tutti, fa riferimento a un area molto più grande delle Marche, ha una produzione complessiva intorno a 500 mila quintali di uva e una superficie vitata di quasi 2800 ettari.

Di contro, la denominazione Matelica è certamente più piccola; siamo in un’area più interna delle Marche, i quintali di uva prodotta sono circa 45 mila e la superficie vitata non supera i 300 ettari.

Eppure parliamo di un vino straordinario, con una grandissima sapidità perfettamente bilanciata dalla struttura e dalle componenti “morbide” del vino, frutto di un clima continentale caratterizzato da decise escursioni termiche, capaci di donare al verdicchio profumi verticali ed eleganti.

Cantina Belisario, la storia

Belisario è la cantina cooperativa che dal 1971 ha fatto la storia di questo incredibile vino. Conta oggi 120 soci, circa 15 cantine e produce quasi 1 milione e 200 mila bottiglie l’anno. È il più grande produttore di Verdicchio di Matelica e rappresenta i il 70% dell’intera produzione di questo vino. Tutti i vigneti sono vicini alla cantina, a una distanza massima di 10 minuti e tutti ospitati nell’Alta Valle Esina, a un altitudine che varia tra i 400 e i 620 mt.

L’enologo da metà degli anni ’80 è Roberto Potentini. Un nome importante qui nelle Marche e non solo, consulente di moltissime realtà del territorio marchigiano, quali Marotti Campi, Mancinelli o Tenuta de Angelis, solo per citarne alcune.

La degustazione

I vini di Belisario rispecchiano il territorio e rispettano il vitigno in modo pregevole. Lo abbiamo sperimentato nella nostra degustazione, dal “Nadir”, la bollicina metodo Charmat lungo (più di 6 mesi sui lieviti), di grandissima personalità ed eleganza al “Terre di Valbona”, un verdicchio semplice, diretto, floreale e fruttato, altamente bevibile e di buona freschezza.

Salendo di struttura, abbiamo assaggiato il “Cerro” 2019, le cui uve provengono da una singola vigna, ai piedi del Monte San Vicino e la cui resa per ettaro è di circa 100 quintali. È forse il Verdicchio più esemplare, con la sua peculiare e pungente sapidità, le sue note di frutta fresca, la sua struttura moderna e delicata. A seguire, ”Vigneti B” 2019, prodotto nel versante Sud-Ovest dell’Alta Valle Esina, a oltre 420 mt di altitudine. Un vino biologico, senza solfiti aggiunti, che segue il complesso processo di iperossigenazione del mosto. Che belle le note vegetali che accompagnano una suadente morbidezza che non ti aspetti.

A chiudere la sequenza, il “Meridia” vino nato nel 2007, da uve selezionate e raccolte appena mature, per mantenerne alta l’acidità, a cui segue una fase di surmaturazione in vasche di cemento vetrificate, per 15 mesi. L’esplosione salina in bocca è di notevole fattura, la frutta secca, in particolare la nocciola precede le sensazioni di erbe aromatiche. Un vino di grande personalità.

E infine il “Cambrugiano”, nato nel 1988  e divenuto riserva nel 1995. Le uve provengono dal vigneto esposto a nord est a 400 mt di altitudine, e subiscono una criomacerazione  per più di 18 ore. L’affinamento è sdoppiato: l’80% in acciaio per 12 mesi e il restante 20% in barriques sempre per 12 mesi. Infine un anno in bottiglia prima di essere messo in commercio. È un vino importante, di grandissima longevità, equilibrato e di ottima struttura, dove le note di frutta matura e di vaniglia non sono mai prepotenti né invasive. Un vino che nonostante l’affinamento in legno non tradisce le caratteristiche principali del Verdicchio: profumi fruttati, sapidità, armoniosa freschezza.

Il nostro breve viaggio virtuale alla scoperta del Verdicchio per ora finisce qui.

E per chi dovesse chiedersi quale sia il Verdicchio più buono tra quello dei Castelli di Jesi e quello di Matelica, la nostra unica e banale risposta è e sempre sarà che ha poco senso paragonarli. Questo perché anche se il vitigno è lo stesso, tutto il resto cambia: altitudine, vicinanza la mare, clima, esposizione, terreni…

Espressioni di Verdicchio, diversità di interpretazioni.

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