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TerrediPregio, l’autoctona magia di un “unicum”, tutto da scoprire

terre di pre.gio

La valorizzazione del territorio e delle sue ricchezze artistiche, naturalistiche ed enogastronomiche è alla base di TerrediPregio, la consortile che riunisce produttori, ristoratori e associazioni con un solo obiettivo: promuovere le eccellenze dei Monti Prenestini e della Valle del Giovenzano. Scopriamo insieme alcune realtà che ne fanno parte.

Nel territorio compreso tra i Monti Prenestini, la Valle del Giovenzano e l’Alta Valle del Sacco, c’è un Lazio che racconta della sua ricchezza. Portavoce è TerrediPregio., l’illuminata consortile, creata a marzo 2021, che vede la partecipazione di aziende e produttori del territorio con lo scopo di fare comunità e promuovere, anche attraverso l’enogastronomia più attenta, la conoscenza e la cultura senza trascurare la produzione agroalimentare.

TerrediPregio. ha innescato infatti un circolo virtuoso in questi luoghi dove c’è probabilmente più ricchezza di quanta non ne venga millantata nelle svariate e iconiche località mondane, mete costanti del jet-set internazionale. Ricchezza vera, conquistata con il lavoro, mai ostentata.

Qui i fondamentali dell’economia non sono costituiti da intrecci finanziari ma dalla naturale evoluzione di quella familiare, basata sul lavoro, sui valori umani, sul travaso di esperienza. Un baluardo, forse l’ultimo, di quella che può essere definita una vera e propria “economia umanistica”.

Il territorio

A differenza di altri comuni che hanno sepolto e mortificato il passato, questi non suscitano la nostalgia archeologica del “bel tempo che fu”. Qui il passato è sempre presente: nei vini, nella cucina, nell’architettura, nella letteratura, nell’impegno sociale, tutto è rivolto alla sua valorizzazione. Un territorio dove nessuno è caduto nel tranello di montarsi la testa, ma nella quale ognuno custodisce la memoria del passato per costruire un presente e un futuro migliori.

È la vera interpretazione e applicazione pratica del significato più autentico del termine “tradizione”, che viene altrove erroneamente confuso con immobilismo, ottusa conservazione del passato, e che qui diviene invece trasferimento di esperienza, “progresso di continuità”. 

Il quadro ambientale abbracciato dalla consortile è di rara intensità: raccoglie antichi borghi, mulini, piccoli laghi, boschi rigogliosi di castagni, pievi e fonti termali. Sono luoghi dove la natura insegna/ricorda che solo il territorio della solidarietà è in grado di produrre eccellenze uniche, nella loro diversità. Sono luoghi dove poter riscoprire la bellezza delle cose semplici. 

Il borgo di Olevano Romano è rupestre con dorsali rocciose e manti di selve, olmi e castagni, luogo dove si respira un’atmosfera di altri tempi, la stessa respirata da Francesco Teobaldo Horny, pittore tedesco di fama europea, che intorno al 1800 affermava “la vita qui è semplicissima, ma è tanto poetica, il costume delle donne  è meraviglioso, poi vi è la stranezza stessa del luogo, pensi che in tutto il paese non vi è una strada dritta, le case sono costruite sulla roccia e le strade consistono di scale che danno un aspetto fantastico, lo sguardo è libero e spazia in tutte le parti”.

Tra i gioielli dei Monti Prenestini, all’interno del Castello di Olevano Romano, si trova Palazzo Colonna-Marcucci di proprietà di quest’ultima famiglia dagli anni 70’. Mediante lavori di restauro, conservativi e funzionali, costantemente in atto e seguiti del Responsabile Conservatore del Palazzo, Lorenzo Leonetti, la struttura è stata riportata alla sua antica unità. Le sale offrono molteplici scenari, arredate secondo un naturale accumulo di epoche diverse. Una selezione variegata di sedie-scultura aperta a diversi generi, dimostra la volontà della famiglia Marcucci di riunire attraverso la cultura.

La città di Cave svela invece in maniera garbata e senza clamori le sue bellezze, sparse all’interno. Passeggiando per il corso è molto facile imbattersi in meravigliose costruzioni riconducibili allo Stile Liberty, un’arte nuova che si sviluppa con la realizzazione della “Ferrovia Vicinali”, inaugurata nel 1916, che da Roma portava a Fiuggi.

Suggestivo, lo scenario, all’interno del Museo Lorenzo Ferri: nove statue alte circa 4 metri, rappresentanti la Madonna in trono con il BambinoS. Giuseppe, il Re Indiano inginocchiato, il Paggio con il cofanetto, il Re Africano, il Paggio con anfora e il Re Assiro con Paggio, compongono la sezione del Presepe Monumentale. Nelle sale si passeggia tra storia, scienza e religione attraverso le ricostruzioni empiriche del Maestro Ferri, tra studi anatomici e tecnica artistica dell’uomo rappresentato nella Sindone. 

Colpisce già al primo impatto, il borgo medievale di Genazzano con il maestoso Palazzo Colonna. Ha l’aspetto di una fortezza in cui si accede attraverso un ponte in muratura che scavalca il fossato e conduce a un grande porticato. Le sale all’interno sono spoglie, un tempo ricoperte da arazzi, mentre soltanto la Cappella di famiglia è decorata con affreschi.

Le specialità gastronomiche

Al patrimonio artistico, si affiancano i sapori della cucina locale che rispecchia la tradizione gastronomica della regione e al tempo stesso vanta delle chicche peculiari solo di questa terra come le pizzarelle, pasta senza uova tipica di Cerreto Laziale di cui il Ristorante Antica Falegnameria, in un ambiente cordiale e confortevole, ne propone ben quattro varianti. Il procedimento, per chi volesse cimentarsi, è tanto semplice quanto delizioso è il risultato finale.

Immancabili gli gnocchetti a sassetto ricavati da acqua e farina, la cui forma ricorda piccoli sassi proposti dal Cantinone, osteria diffusa, con zucca e guanciale croccante.

Tra i formaggi, una piccola rarità, il cacio di Genazzano. Ottenuto con il cuore e l’amore per gli ovini, l’azienda biologica L’Oca Bianca, a Cave, alleva la pecora siciliana e sarda da cui produce latte di elevate qualità organolettiche.  

Gli amanti dei salumi hanno di che godere con la testina, salume cotto tipico della zona, senza dimenticare tutte le declinazioni di salsicce, prosciutti e porchetta in questo microcosmo simile al paradiso creato dal visionario Luca D’Ottavi.

I più esigenti potranno godere invece del tartufo da spolverare magari sull’uovo in camicia con cavolfiore, ramoracce (erbette selvatiche tipiche del luogo) e aglione croccante come proposto da Giovanni Milana, dell’Osteria Sora Maria e Arcangelo. La cucinasi muove tra interpretazioni personali della tradizione laziale e creazioni estemporanee ben riuscite.

Sosta di bellezza da Rosso Lampone, a Gerano, dove la natura è lavorata con tanto rispetto e sublimata in prodotti eccellenti da Manu Ioana Mihaela, come il succo di lampone e l’infuso della felicità preparato con le foglie di iperico.

Un giardino di fiori e piante con mille colori che salvaguarda anche l’attività preziosa e vitale delle api. In questo angolo del Lazio infatti si può provare l’esperienza dell’apiterapia, un benessere che attinge dalle terapeutiche proprietà delle api, antico segreto per vivere a lungo.

“L’uomo che sussurra ai cavalli” è invece a Capranica Prenestina: ­­­­­Massimiliano Rufini, titolare assieme alla moglie Rita del Ranch di Agromina Montagna Cavalli, ha creato un metodo di approccio del tutto diverso dall’equitazione tradizionale. Non doma i cavalli ma costruisce con loro un’autentica amicizia.

Il vino

Tassello di un mosaico territoriale affascinante quanto inguaribilmente rustico, il vino. Principe della denominazione è il cesanese, vitigno autoctono insieme ad altre varietà come l’ottonese, a bacca bianca. Si sono fatti strada lentamente, cantati da poeti, da intellettuali, da turisti “bohemien” e sono assai più buoni oggi che in passato. Rimangono vini indissolubilmente legati alla terra forte dalla quale nascono ma il tempo e il sano progresso li ha resi amichevoli.

Veste un rubino compatto, Tyto, il Cesanese superiore 2019 di Marco Antonelli. Percezioni di fiori e frutta scura seguite da profumi di viola, ciclamino, viole. Sottile speziatura di noce moscata, si fonde con erba di campo essiccata. Tannino vivace e freschezza al sorso. Della Cantina Ricciardi Reale, Divago invece è il rosato frizzante di cesanese, ottenuto con rifermentazione in bottiglia. Goloso e rinfrescante, si muove agilmente in bocca tra frutta croccante e fragoline di bosco. Dimostra al palato un’ottima tessitura e un’eleganza inaspettata che mantiene slancio e richiama la beva con estrema facilità.

Infine la Rosciola, varietà di oliva più diffusa in questo territorio a sud di Roma, tiene alta la bandiera della produzione di qualità dell’olio extravergine di oliva.

Una piccola grande rivoluzione quella della consortile TerrediPregio. che ha messo enfasi su di un territorio, crocevia di nuove idee e punto d’incontro tra produttori, ristoratori, intenditori d’arte e architettura, uniti dalla convinzione che si possa e si debba valorizzare il territorio attraverso le molteplici forme di espressione della sensibilità umana. Un unicum, tutto da scoprire.  

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