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Blue Bay Marcel Ravin: i sapori dei 5 continenti attraverso la cucina creola

Blue Bay Marcel Ravin

L’incontro della cucina con la natura: una sinfonia di sapori dei 5 continenti attraverso la cucina creola. Aperto a Montecarlo il nuovo Blue Bay Marcel Ravin 

Il mondo della ristorazione è sempre alla ricerca di nuove strade per esaltare i sapori secondo proposte sempre più innovative: in questo percorso sicuramente in primo piano si pone Marcel Ravin, chef del Blue Bay Marcel Ravin di Montecarlo.

Il locale, dopo 5 mesi di lavori al Montecarlo Bay Hotel & Resort, è stato inaugurato il 10 febbraio al cospetto di un parterre d’eccezione: S.A.S. il principe Alberto; Stephane Valeri, presidente e amministratore delegato di Monte-Carlo Societe des Bains de Mer; Frederic Darnet, direttore generale del Monte-Carlo Bay Hotel & Resort.

Un successo certificato al 68° Congresso delle Grandes Tables du Monde, (Parigi, 4 febbraio 2024) quando il ristorante è stato ammesso alla prestigiosa cerchia delle Grandes Tables du Monde. Illustre riconoscimento che si aggiunge alle due stelle Michelin del 2022.

La peculiarità del lavoro di Ravin è la ricerca di un’elaborata sintonia culinaria che unisce sapori provenienti da tutto il mondo, esaltati dalla cucina creola che rappresenta il trait d’union tra cultura mediterranea, caraibica ed esperienze gastronomiche dai cinque continenti.

Sensazioni ed emozioni offerte dall’integrazione tra la proposta dei cibi e l’ambiente del locale, tramite la mediazione dei cinque elementi, ferro, terra, metallo, legno e acqua, presenti nei rivestimenti, nei giochi di luce e fuochi e nel metallo brunito di pavimenti, mobili e tappezzeria.

Un mix di sapori e di suggestioni che rendono unica l’offerta culinaria del Blue Bay. Offerta resa più completa ed entusiasmante dalle novità create per il menù à la carte, dal rinnovo dei menù stessi ogni tre settimane in sintonia con i prodotti degli orti, dall’abbinamento particolare delle pietanze con i vini, con le bevande analcoliche e con gli infusi , frutto del lavoro di chef e sommelier e dalla pasticceria posta nel centro del locale dove pasticceri e chef danno il tocco finale alle creazioni in un’ideale continuità tra cucina e sala da pranzo.

Di particolare interesse “la Table de Marcel” un momento dedicato alla condivisione più intima del lavoro dello chef, una cena dedicata a solo otto ospiti accomodati in diretto contatto con la cucina e il lavoro di Ravin.

Incontro tra diverse culture quindi, gastronomia creola, Mediterraneo, culture culinarie scoperte dallo chef nel suo viaggio attraverso i continenti, un’eccellenza francese creata dal lavoro e dalla dedizione di Ravin, al quale lasciamo la parola.

Marcel, nei tuoi piatti troviamo più un tocco martiniquais o francese? Sapori caraibici o mediterranei? Qual è la vera anima di Ravin?

“I miei piatti sono un crogiolo di sapori del mondo, dovuto al mio DNA e alla storia del mondo creolo. La mia vera anima è il mio sesto senso.”

Qual è il tuo piatto più rappresentativo?

“Tutti i piatti sono rappresentativi perché ognuno è realizzato con la stessa passione ed energia.”

Qual è per te il piatto più delizioso che non puoi perderti quando vivi The Blue Bay?

“Il piatto da non perdere è il piatto inaspettato del momento.”

Cosa ne pensi del panorama gastronomico di Monaco? Quali sono gli sviluppi futuri?

“Penso che Monaco abbia un ambiente gastronomico che rappresenta l’attuale cucina mondiale con molte influenze. Da parte mia sto lavorando ad un progetto di cabaret finger food dining (The new MOODS) e al ristorante gourmet Elsa, alla ricerca di una stella Michelin. In questo ristorante il tema sarà quello del giardino marino, che permetterà ai clienti di immergersi nell’universo del mare, dall’antipasto al dolce.”

Quanto è importante oggi essere posizionati all’interno di un albergo per un ristorante di alto livello come il tuo?

“Non è che l’importante sia essere in un albergo, ma aver saputo fare un ristorante gourmet significativo in un albergo.”

L’alta cucina gastronomica è ancora sostenibile? Cosa diresti alle giovani generazioni di chef per migliorarsi?

“L’alta gastronomia diventa sempre più sostenibile perché l’ecologia ci ricorda ogni giorno la fragilità dei nostri ecosistemi. Consiglio alle giovani generazioni di Chef di avere una storia perché è attraverso la nostra storia che sviluppiamo la nostra sensibilità fino a toccare il cuore dei nostri ospiti, quella che io chiamo emozione. Per fare questo ci deve essere un profondo rispetto per il cibo. Stiamo ritornando sempre più a tecniche dimenticate di semina o di fermentazione.”

Cervello, cuore o viscere: qual è il motore che ti scuote per l’ideazione di nuovi piatti? Cosa consiglieresti di provare al tuo ospite?

“Prima il cuore, poi l’istinto e infine il cervello. Tutti e tre sono fondamentali per creare nuovi piatti e portarci a superare noi stessi per offrire al cliente non solo un’esperienza ma un’emozione. Consiglierei ai miei ospiti di avere l’audacia di lasciarsi guidare.”

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