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Coronavirus: come è cambiata la spesa degli italiani

coronavirus: come cambia la spesa degli italiani

Boom di acquisti al tempo del Coronavirus. In dispensa sempre più pasta, prodotti in scatola e lievito di birra ma anche frutta e verdura. Così si riempiono i carrelli degli italiani

Da settimane ormai, fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, la terminologia bellica è entrata a far parte del nostro dizionario quotidiano. “Siamo in guerra” si sente ripetere in televisione e nei notiziari. “Il nemico invisibile” è il soprannome più comune dato al virus che sta flagellando il mondo.

Gli italiani si sentono in guerra e, di conseguenza, anche le abitudini alimentari ne stanno risentendo. L’acquisto dei generi alimentari a marzo, sottolinea la Coldiretti, ha subito un brusco cambiamento. Tra i prodotti più venduti ci sono infatti i beni primari a lunga conservazione, esattamente come ai tempi dell’ultimo conflitto mondiale.

La farina ha avuto un incremento vertiginoso così come i legumi secchi, la carne in scatola e il lievito di birra, diventato ormai introvabile sugli scaffali dei supermercati, sia fresco che in polvere.

D’altronde, basta fare un giro rapido e distratto sui social network per capire che, dall’inizio della quarantena, gli italiani si sono riscoperti cuochi provetti e abili panificatori e pizzaioli.

Aumentate anche le vendite di uova, di latte a lunga conservazione e di prodotti sott’olio oltre, ovviamente, della pasta.

Secondo un’indagine Coldiretti, quattro famiglie su dieci hanno riempito le dispense di prodotti in scatola e bevande, temendo di non trovarli più disponibili nei supermercati. Questo ha messo a dura prova tutta la filiera agroalimentare che si è vista costretta a raddoppiare gli sforzi per garantire un costante e quotidiano approvvigionamento dei prodotti a piccoli negozi e grandi catene.

Un comportamento irrazionale che oltre a costringere a pericolose file – scrive Coldiretti – mette sotto pressione il lavoro di oltre tre milioni di italiani ai quali è stato richiesto di continuare ad operare nella filiera alimentare, dalle campagne all’industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione.”.

Una domanda sorge dunque spontanea: se quasi la metà degli italiani ha fatto scorta incontrollata di generi non deperibili, riempiendo a dismisura le dispense di casa, perché di fronte ai supermercati continuano a esserci file chilometriche di carrelli con conseguenti assembramenti di persone?

La risposta potrebbe essere nell’aumento di vendita di frutta e verdura. Sempre la Coldiretti infatti, sottolinea come, in tempo di Coronavirus, gli italiani hanno intrapreso una vera e propria caccia alle vitamine facendo impennare la vendita di ortofrutta (+16%). Una crescita trainata dalla voglia di avere in casa una riserva naturale di vitamine poiché secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi Milano “la miglior alimentazione per il nostro organismo, quella che più potrebbe aiutarlo ad affrontare un’infezione da coronavirus, è quella mediterranea. Consiglio di consumare alimenti ricchi di vitamina B e C, e oligominerali”.

Oltre ai prodotti in scatola, i carrelli degli italiani si sono quindi riempiti di arance, kiwi, fragole, insalate, carote e pomodori, broccoli, carciofi e cavolfiori, patate e asparagi.

L’escalation di vendite, ha messo comunque in allarme gli agricoltori che lamentano una carenza di manodopera straniera, causata dai vincoli alla circolazione tra i paesi, nonostante la proroga del permesso di soggiorno per lavoro stagionale fino al 15 giugno.

Nonostante le crescenti difficoltà però, accentuate dall’ondata di gelo che ha investito lo Stivale in questi ultimi giorni, è ancora più importante non far paralizzare la filiera italiana del cibo che, attualmente, fornisce lavoro a tre milioni di persone.

Una realtà che allargata dai campi agli scaffali – scrive la Coldiretti – vale 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil grazie al lavoro tra gli altri di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, tra ipermercati (911) supermercato (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000)”.

Ed è per questo che Coldiretti ha avviato una campagna social per sostenere l’economia e incentivare l’acquisto di prodotti Made In Italy: #MangiareItaliano.

Inoltre, per affrontare l’emergenza Coronavirus e combattere le speculazioni tipiche dei momenti di guerra è nata “l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale che si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole” promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distirbuzione commerciale Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes, Vegè.

Con lo stesso obiettivo, Campagna Amica ha attivato capillari servizi di consegna a domicilio per far arrivare sulle tavole degli italiani le eccellenze dei territori a km 0, coinvolgendo, dalla Val D’Aosta alla Sicilia, agricoltori e produttori con le iniziative visibili sul sito.

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