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Osterie d’Italia 2020 Slow Food: le novità della guida e le chiocciole del Lazio

Osterie d’Italia 2020, l’iconica guida di Slow food, che premia le migliori osterie dello stivale, è tornata nelle librerie il 17 settembre scorso, rinnovata nel look e nei contenuti. 268 osterie si guadagnano la chiocciola quest’anno.

In occasione del suo 30° anniversario la celebre guida Osterie d’Italia, a cura di Marco Bolasco ed Eugenio Signoroni, si presenta in un formato più contenuto e arricchita di una rinnovata veste grafica.

Anche nei contenuti ci sono delle novità: nell’ottica di rendere Osterie d’Italia sempre più una perfetta compagna di viaggio, oltre alla tradizionale “chiocciolina” che segnala le eccellenze e alla “bottiglia” che premia le selezioni dei vini più interessanti e rappresentative del territorio, troverete nuove icone di servizio e pratiche indicazioni, per identificare le osterie vicine ai caselli autostradali e alle stazioni ferroviarie.

Novità assoluta di Osterie d’Italia 2020 è inoltre una nuova app, che vi permetterà di ricercare più facilmente i luoghi suggeriti dalla guida, e che prevede anche la partecipazione degli utenti, che potranno aggiungere recensioni e foto. L’ app inoltre sarà dotata ben presto di un assistente vocale di sistema, che potremo interrogare per farci consigliare l’osteria più vicina.

Aumentano i locali recensiti, 1656 contro i 1617 dell’edizione precedente mentre le osterie premiate scendono da 279 a 268. La regione che si è aggiudicata il maggior numero di chiocciole è il Piemonte, con 143 osterie; mentre la Campania con 37 osterie chiocciolate, è la regione che posiziona il maggior numero di nuovi indirizzi in guida.

Osterie 2020, la “festa” al Piccolo di Milano e i premi speciali

Osterie 2020, è stata presentata la settimana scorsa al Teatro Piccolo di Milano, con un grande evento condotto dal volto tv Francesca Romana Barberini, alla presenza dei curatori, di tutti gli osti premiati con la chiocciola, del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, del giornalista Michele Serra e del fondatore di Slow Food Carlo Petrini.

Sul palco Petrini ha dichiarato: “La salvaguardia del patrimonio delle osterie in Italia è stata determinata in larga misura da questa guida. In un momento in cui la ristorazione popolare in tutta Europa perdeva smalto. E se per i primi 30 anni abbiamo avuto il compito di difendere le osterie dalla perdita di smalto, ora ci dobbiamo difendere dal proliferare delle finte osterie “.

La premiazione ha avuto il suo clou nell’attribuzione dei seguenti sei premi speciali:

  • “Miglior novità” è la trattoria L’Avvolgibile di chef Adriano Baldassarre a Roma
  • “Miglior giovane” è Stefano Sorci, chef dell’Oste Dispensa di Orbetello (GR)
  • “Miglior carta dei vini” è la Trattoria Visconti di Ambivere (BG)
  • “Miglior interpretazione della cucina regionale” è quella dell’Antica trattoria Di Pietro, a Melito Irpino (AV)
  • “Miglior dispensa” è quella della Locanda Pecora Nera di Albi (CZ)
  • “Miglior oste” è Simone Circella della Brinca di Ne (GE)

Una chiocciola che val bene “una stella”: con le chiocciole Slow Food certifica non solo la validità della cucina e della cantina delle osterie premiate, ma attesta anche il rispetto delle tipicità del territorio e la qualità dei prodotti, con un occhio di riguardo ai Presidi Slow Food. Per queste ragioni la chiocciola è divenuta per le osterie un riconoscimento sempre più ambito e un punto di riferimento per tutti gli amanti della buona tavola.

Le osterie stanno vivendo da alcuni anni una seconda giovinezza, una rinnovata popolarità tra il pubblico che le sceglie sempre più spesso, perché vi ritrova il piacere autentico dello stare a tavola.

Andare in osteria significa scoprire i sapori della tradizione locale più genuina senza rinunciare alla qualità del servizio e dell’ambiente.

Osterie d’Italia pertanto non è soltanto una guida gastronomica ma piuttosto il racconto di un’Italia che a tavola coltiva le proprie tradizioni sapendole però declinare in chiave contemporanea. Proprio come le sue osterie che dopo il declino degli anni Novanta sono oggi – anche grazie all’opera di tutela e promozione di Slow Food – luoghi dell’innovazione e non della nostalgia, della qualità appassionata e non della “cucina alla buona”.

Le osterie selezionate da Slow Food nella guida in conclusione sono in tutto e per tutto luoghi moderni, capaci di proporre un nuovo modello di ristorazione contrapposto alla moda dei consumi globali e fondato prima di tutto sul fattore umano. Gli osti svolgono infatti l’importante compito di custodire i sapori di una volta e vivificare le ricette tradizionali e le eccellenze locali, nel rispetto del territorio e dell’uomo, e di un certo modo unico di fare ospitalità a tavola, all’insegna della convivialità.
L’osteria quindi svolge in certo modo un compito sociale: conserva e tramanda alle nuove generazioni una serie di valori e la nostra cultura tradizionale del ben mangiare all’italiana. “Perché l’osteria è il luogo ideale per sensibilizzare sui temi della sostenibilità e del bene comune. I clienti di domani saranno i ragazzi che ora manifestano per il clima con Greta. Da qui si può partire per immaginare il futuro” ha sottolineato Carlo Petrini (Fonte: SlowFood.it). Il fondatore di Slow Food sogna un futuro ancora più luminoso per le “sue” osterie: “Se le osterie sono un caposaldo della ristorazione italiana, per il loro lavoro andrebbero inserite nel patrimonio materiale, e non immateriale, dell’Unesco.” (Fonte: Repubblica.it)

Qui di seguito ecco tutte le osterie “chiocciolate” del Lazio:
-Acuto, Nu’ Trattoria Italiana dal 1960
-Campodimele, Lo Stuzzichino
-Caprarola, Trattoria del Cimino
-Farnese, La Piazzetta del Sole
-Grottaferrata, L’Oste della Bon’Ora
-Olevano Romano, Sora Maria e Arcangelo
-Paliano, La Polledrara
-Piglio, Osteria del Vicolo Fatato
-Roma, Da Armando al Pantheon
-Roma, Da Cesare
-Roma, Grappolo d’Oro
-Roma, Pro Loco D.O.L.
-Roma, Trattoria Popolare L’Avvolgibile
-Viterbo, Il Casaletto

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