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Vino

I vini ancestrali arrivano in Sicilia

La Cantina Marilina di Noto presenta i suoi nuovi “frizzanti” ottenuti con l’antico metodo di fermentazione basato esclusivamente sui tempi dettati dalla natura. Nessuna tecnologia per velocizzare il processo, nessuna aggiunta di dolcificanti. E un sentore di crosta di pane presente al palato sin dal primo assaggio

I vini ancestrali arrivano in Sicilia. A sperimentare questo antico metodo di fermentazione naturale la Cantina Marilina di Noto (SR) che a metà gennaio ha presentato i due nuovi vini frizzanti, Fedelie bianco e Fedelie rosato. Sebbene si tratti di un metodo antico poiché basato sul ciclo naturale della fermentazione, è al contempo un metodo contemporaneo e d’avanguardia.

L’ancestrale rappresenta, infatti, un ritorno alle origini, perfettamente in linea con la filosofia di Cantina Marilina, l’azienda alla cui guida vi sono le sorelle Marilina e Federica Paternò, che hanno deciso di adottare per alcuni vini anche questo particolare procedimento, dopo essersi avvicinate al bio e al vegan.

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Le sorelle Marilina e Federica Paternò, alla guida della Cantina Marilina

«Ci piaceva fare un prodotto fresco frizzante, colorato, legato alla personalità di Federica, a cui è dedicata questa linea – racconta Marilina Paternò – ma che tuttavia mantenesse i principi guida della nostra azienda, sempre attenta ai metodi tradizionali di vinificazione”.

Più precisamente  il metodo “ancestrale” era il metodo di fermentazione utilizzato tradizionalmente dai nostri antenati, quando era la natura a “dettare” i tempi del vino e non esistevano le moderne tecnologie né i prodotti dolcificanti utilizzati oggi per ottenere vini frizzanti e spumanti.

Questo metodo, utilizzato storicamente nelle regioni francesi e italiane, produttrici di vini frizzanti e spumanti, è stato ormai da anni soppiantato dai nuovi protocolli applicati per la presa di spuma.

«Nel metodo ancestrale il mosto vino viene imbottigliato dopo la fermentazione a temperatura controllata delle uve pressate – spiega Angelo Paternò, enologo dell’azienda dall’esperienza trentennale, nonché padre delle due giovani donne del vino – ne risulta un vino dalla struttura più complessa a causa degli enzimi e dei lieviti presenti in bottiglia, caratterizzato da un ampio spettro organolettico e da una frizzantezza  fine e persistente. Inoltre, non essendo soggetti a sboccatura, questi vini si presentano torbidi con sentore di crosta di pane, dovuto sia alla presenza dei lieviti perfettamente amalgamati, prima, sia alla loro autolisi dopo».

Gli ingredienti ci sono tutti, i vini pure. A questo punto non resta che assaggiarli certi che “ne berremo delle belle”.

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