Oggi, 4 agosto, è la Giornata Internazionale della Birra e noi festeggiamo svelandovi alcune delle novità da provare questa estate.
Non poteva esserci periodo migliore di una calda estate per fissare la Giornata Internazionale della Birra. Ma si tratta di una storia molto antica: la birra venne prodotta la prima volta circa 7.000 anni nell’attuale Iran. Questa bevanda è stata inizialmente utilizzata a scopo rituale e religioso, ma presto ha guadagnato popolarità come bevanda di consumo quotidiano.
Durante il periodo medievale, i monasteri europei hanno svolto un ruolo cruciale nella preservazione e nella diffusione delle tecniche di produzione della birra, continuando a raffinare le ricette e a migliorare le tecniche di produzione. Oggi, forse, senza i monaci, non ci sarebbe una tradizione di birra in Europa.
Altra tappa miliare nella storia della birra è il 1516, quando in Germania è stata promulgata la Reinheitsgebot, nota anche come legge sulla purezza della birra, che stabiliva i soli ingredienti consentiti nella produzione della birra: malto d’orzo, acqua e luppolo. Questa legge ha contribuito a standardizzare la qualità della birra e rappresenta una delle prime leggi sulla sicurezza alimentare al mondo.
E la birra è sempre più protagonista di tante manifestazioni come la prima edizione milanese del Carbo Beer Festival, un evento dedicato ad un’accoppiata unica nel suo genere. Un week end gustoso alla scoperta della cucina romana e non poteva che essere protagonista la carbonara ma con un abbinamento avvincente come la birra.
Ecco tutte le novità dell’estate da provare per festeggiare la Giornata Internazionale della Birra.
La birra con alghe di mare di Marianna Vitale
Una birra unica nel suo genere: si chiama “Marialga” ed è la prima birra fermentata in botte a base di lattuga di mare che porta la firma di Marianna Vitale, chef stella Michelin di SUD Ristorante a Quarto (Napoli). Un progetto nato in collaborazione con Armando Romito di Maestri del Sannio, birraio di Cerreto Sannita (Benevento), specializzato nella produzione di birre acide che nascono per raccontare la sua terra e i suoi prodotti, dai grani antichi autoctoni come la Romanella ai frutti dimenticati come le sorbe.
“Il gusto di quest’alga è universalmente riconducibile a quello del mare, il suo profumo ci preannuncia la vicinanza di una scogliera. La lattuga di mare cresce su formazioni rocciose, con la bassa marea l’alga emerge e il vento effonde il suo odore che per tutti diventa “odore di mare”, spiega la chef Marianna Vitale.
L’alga viene messa a macerare in una birra precedentemente fermentata e affinata in botti di rovere francese per due anni. Una volta imbottigliata, la birra riposa per almeno quattro mesi fino a rifermentazione avvenuta per poi essere etichettata come “Marialga”. Le alghe macerate nella birra vengono riutilizzate come ingrediente nella cucina di Sud.
Il tappo di ogni bottiglia viene sigillato con una gommalacca azzurra su cui viene apposta una conchiglia spiaggiata, un intervento manuale che rende unica ogni bottiglia.
Ambra Limpida: con un tocco di riso
Questa nuova birra apre un nuovo capitolo nel viaggio intrapreso dal birrificio Ichnusa. Fino a pochi anni fa, per
bere una Ichnusa dovevi essere sardo o andare in vacanza in Sardegna. Nel 2017 la scommessa, vinta, di portare le sue birre anche nella penisola, dove ormai l’etichetta con i Quattro Mori è di casa nei frigoriferi, nei bar e ristoranti in ogni angolo d’Italia. Il gradimento di Ichnusa è confermato anche da due recenti indagini: la prima, svolta poche settimane fa da ITQF, che ha raccolto oltre 800mila giudizi su quasi 1500 prodotti e servizi del mercato italiano, rivela che Ichnusa è per gli italiani la miglior birra per livello di qualità commisurata al suo prezzo. Mentre
secondo una ricerca di YouGov Ichnusa è, tra le 10 marche di birra più note, la birra preferita dagli italiani,
con il 36% dei voti.
La particolarità di questa nuova proposta è l’aggiunta tra gli ingredienti di un tocco di riso coltivato in Sardegna, nella provincia di Oristano, che il birrificio di Assemini ha aggiunto alla selezione di cereali e luppoli donando equilibrio e leggerezza alle note aromatiche.
Deep Ruis la limited edition per l’estate de L’Orso Verde
Dopo il successo della prima “one shot” (DEEP INK), ecco DEEP RUIS, l’American Speciality Lager dai sentori agrumati e tropicali che va ad arricchire la gamma di birre in lattina prodotte in edizione limitata dal Birrificio artigianale bustocco L’Orso Verde. DEEP RUIS è la rivisitazione di una referenza storica de L’Orso Verde, la RUIS, una birra estiva a bassa fermentazione prodotta con orzo, avena, segale e frumento. In DEEP RUIS, sempre a bassa fermentazione (grado alcolico 5%; IBU 22), gli ingredienti tradizionali della RUIS si arricchiscono di luppoli americani che donano alla birra un gusto contemporaneo.
Di un bel colore dorato denso e profondo, nel bicchiere sviluppa una schiuma ricca e persistente; al naso si percepiscono le note speziate e pepate della segale, accompagnate da freschi sentori tropicali e agrumati; al palato, si presenta setosa e suadente, ma al tempo stesso fresca e dissetante, grazie ai sentori agrumati e di frutta tropicale che contraddistinguono anche il bouquet aromatico. DEEP RUIS è perfetta per un fresco momento di piacere, ma anche per accompagnare primi piatti con frutti di mare, sushi e verdure grigliate; gli aromi fruttati e vibranti ne fanno l’abbinamento ideale persino di cheesecake agli agrumi.
Come per DEEP INK, la prima “one shot” di BirraOV, anche per DEEP RUIS l’etichetta gioca sul contrasto del fondo total white con l’elegante illustrazione in nero che tratteggia i cereali utilizzati per produrre questa birra in edizione limitata.
La birra antispreco
Babaco Market – servizio di e-grocery 100% made in Italy che combatte lo spreco alimentare che si origina dal campo alla tavola – e Biova Project hanno unito le forze lanciando un progetto di economia circolare contro lo spreco alimentare che ha portato alla nascita di Biova Lemon, una birra “bionda” di ispirazione tedesca con un tocco fresco dato dal succo di limoni “salvati”, spremuti a mano e mescolati insieme al mosto.
Sono stati utilizzati 200 kg di limoni, recuperati dallo spreco alimentare proprio da Babaco Market: si è trattato di limoni che altrimenti avrebbero faticato a trovare sbocco commerciale, perché seppur buonissimi, presentavano delle piccole “difformità estetiche”, delle cicatrici sulla buccia.
I limoni di Babaco Market si sono uniti alla base di una birra Biova Project, che produce una gamma di birre contro lo spreco alimentare, per diventare qualcosa di unico: una birra al succo di limoni salvati. Il risultato è una birra incredibilmente beverina, perfetta per la stagione calda, con un’anima orientata al recupero di sprechi alimentari e un’attenzione particolare ai principi dell’economia circolare.