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I vegani? Sono il triplo rispetto al 2016 in Italia

I vegani passano dall’1% al 3% della popolazione. E molti vegetariani passano al veganesimo. Crescono i consumi dei prodotti cruelty free e diminuiscono quelli di carni, salumi e formaggi

I vegani sono triplicati rispetto a un anno fa in Italia. Questo emerge dai dati del rapporto Eurispes 2017, confermati anche dall’Osservatorio Vegan Ok attraverso il rapporto Vegan Italia 2017.

Dall’1% al 3% della popolazione in 12 mesi: cresce a dismisura dunque la scelta etica del veganesimo nello Stivale. E a dar manforte all’analisi anche i numeri sulla crescita delle vendite di prodotti alimentari “cruelty free”: latti vegetali (+19%), zuppe (+37%), piatti pronti, condimenti, salse e sostituti dei secondi piatti (+27,1%). Tutto a fronte di un netto calo delle carni rosse e di maiale (-5,8 %), dei salumi (-5,3%) e di latte, formaggi e derivati (-3,2%).

Analizzando l’intera ricerca Eurispes, si scopre anche che la percentuale di persone che scelgono una dieta vegana o vegeteriana ammonta al 7,6 del totale degli italiani, un numero decisamente cospicuo che comunque registra al suo interno una diminuzione dei vegetariani rispetto proprio ai vegani.

«Il passaggio di molti vegetariani all’alimentazione vegana – spiega la Lega AntiVivisezione – è una scelta che riscuote una sempre maggiore attrattiva. Rappresenta poi un chiaro segnale di come aumenti la consapevolezza dello sfruttamento degli animali a tutti i livelli di produzione dei cibi. Questo grazie anche al lavoro costante per informare e sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulla realtà degli allevamenti, e su tutto ciò che comporta la produzione di latte, uova e derivati. E poi la maggiore disponibilità di tanti ingredienti e prodotti alimentari senza contenuti di origine animale fa il resto».

Alla base della scelta vegana, il 73% della popolazione consultata dichiara di aver abbracciato il veganesimo per «amore e rispetto per la vita», il 18% per motivi legati alla salute, il 6% per motivi ecologici, il 3% per motivi etici generali.

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