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Ritratti di Territorio, la cena a otto mani de Il Principe

Scotti, Montoro, Sodano e Carli incantano Pompei

Davvero una grande e bella serata quella che si è svolta nel Ristorante il Principe di Pompei, con la cena a “Otto mani”, ideata e realizzata da Gian Marco Carli, patron del ristorante nonché geniale e concreto chef (la sua “Genovese super è un must: non si dimentica più).

Per l’occasione, nella sua cucina sono entrati Crescenzo Scotti – con stella ischitana al Cappero; Lorenzo Montoro – stella al Flauto di Pan a Villa Cimbrone a Ravello; Francesco Sodano del Faro di Capo d’Orso a Maiori.

Una goduria perfetta con 10 proposte che hanno lasciato il segno nella memoria per il gusto e la piacevolezza dell’estetica.

Gli chef hanno pescato idee nel vasto assortimento dei prodotti alimentari del territorio campano per creare emozioni come la zuppa selvatica tra orti e lampare, di Lorenzo Montoro, e la tartare di marango arrosto, cetriolo fermentato, tuorlo d’uovo e cenere di cipollotto nocerino di Francesco Sodano.

Il huao è arrivato con i cappelletti ripieni di trippa di baccalà e provola, brodo macerato di pomodoro arrecanato, pelle croccante e olio al prezzemolo di Gian Marco Carli (che è ancora non stellato: ma cosa aspetta la guida Michelin?), in abbinamento perfetto con un super Chardonny Ars Magna 2016.

Il maialino in lenta cottura con fichi e scarola lo ha proposto Crescenzo Scotti, che poi si è esibito anche con un originalissimo e ammaliante dessert: il rococò nel bicchiere. Marco Carli ha chiuso con la torta di carote e mandorle, salsa inglese al curry, paprika e cream fraiche.

Fin qui la parte riguardante i giochi e le invenzioni culinarie che hanno consacrato il  talento di questi gagliardi chef, che tutto il modo ci invidia.  

Ma, non da meno è stata la sorpresa per l’abbinamento di 10 straordinari vini tra bianchi e rossi della cantina Omina, dei Colli albani a Velletri: annate selezionate per la grande occasione da Mr. Anton F. Borner, presidente della BGA Federazione tedesca per il commercio estero e patron della cantina.

Un simpatico e colto imprenditore tedesco che ama il nostro Paese e con le idee molto chiare su cosa fare per produrre l’eccellenza sul nettare di Bacco. Nel 2004 compra 80 ettari di terra sui castelli romani a Velletri e, dopo studi, sperimentazioni e fatica – dice lui –  vince il challenge. Il vigneto fa nascere un prodotto di alta gamma come il Vioginer linea ars magna, un bianco potente che ricorda i vini della Borgogna, così come lo Chardonnay del 2013, perfetto per la sua maturità aromatica e una forte componente minerale.

I rossi con Janus Geminus I del 2015, dedicato al dio romano Giano, dona eleganza, forza, piacevolezza, reso da grappoli selezionati e una paziente attesa in cantina. Ma è con il “Cabernet sauvignon”  in purezza, con l’affinamento in barili di rovere francesi rigorosamente nuovi, che si arriva a paragonarlo ai  Bordeaux. 

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