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Vedi Napoli e poi muori: quattro indirizzi per assaporare la città

Napoli

Quattro tappe di gusto per scoprire, ammirare e assaporare la Napoli più autentica e verace, dall’alto con vista sul Golfo e tra i dintorni di Spaccanapoli.

Vedi Napoli e poi muori, si dice così. L’origine di questa frase non è poi tanto difficile da capire. Napoli, la città del sole, ti rapisce e ti porta via con sé in un viaggio fatto di colori e di anima. Napoli è un paradiso sulla terra, è un abbraccio sincero, è un sorriso a bocca larga, è il calore di uno sconosciuto. È luce che illumina. È cuore pulsante. Per me, che nel Sud ci sono nata, è casa. Napoli è una città da raccontare, da celebrare, da respirare, da scoprire in ogni suo vicolo, negli sguardi dei passanti, al mercato della frutta.

Dentro Napoli bisogna immergersi e sparire, facendosi permeare da un fuoco che non è possibile replicare. La magia è ovunque: in una passeggiata improvvisata, da Spaccanapoli al Lungomare, sfiorando i Bassi e i Quartieri Spagnoli, ascoltando le tammuriate dai balconi. E poi i miti, i fantasmi, le voci di popolo che sui muri si alternano in una danza frenetica, s’intrecciano, disegnati, i volti di Maradona, di Pulcinella, di Totò e Peppino. Napoli, la città dolce e malinconica, dal volto anche amaro, conflittuale, come quello raccontato da Gomorra. 

Svegliarsi a San Francesco Al Monte e abbracciare il Golfo

Pochi giorni ma buoni. Ho assaporato la meraviglia, il senso della scoperta, il profumo di storia e la tradizione nell’Hotel San Francesco al Monte, un ex monastero risalente al XVI secolo che sorge sulla collina che domina la città e che si affaccia sull’incredibile Golfo di Napoli. Un soggiorno che tocca le corde più intime, perché quando si cammina tra le residenze dei monaci, con la città sottostante, e si alza lo sguardo agli affreschi, alle maioliche antiche e alle meravigliose decorazioni, si resta basiti. 

Marianna Sarno, appassionata e competente direttrice dell’antica struttura, mi ha mostrato finanche la cella in cui Giovan Giuseppe della Croce trascorse, in solitudine, gli ultimi 12 anni della sua vita. Beatificato nel 1789, viene ricordato per il miracolo delle albicocche che crescevano intorno a lui anche durante l’inverno. Pensate, le celle dei monaci oggi sono quarantacinque eleganti camere intorno alle quali si raccolgono un giardino floreale sulla terrazza e una piscina con vista sul Vesuvio e sull’isola di Capri. 

Nel ristorante che trova spazio nella bellissima Terrazza dei Barbanti (dove si può godere di uno spettacolo unico anche a colazione) ho cenato, provando i piatti firmati dallo chef Vincenzo Stingone che celebra la cucina Mediterranea, all’insegna della stagionalità e della materia prima eccellente. Ad una Falanghina “Campi Flegrei” della cantina Contrada Salandra, ho abbinato i “Tentacoli di piovra fritti con scarola invernale alla monachina destrutturata e maionese di olive nere”, i “Maccheroncini al pettine con funghi porcini scottati in padella e mantecati con burro di nocciole di Giffoni” e le classiche “Ciambelline fritte con zucchero bianco e baccelli di vaniglia del Madagascar con diverse degustazioni di cioccolato caldo fondente”. Cena perfetta. Una bella dormita e poi pronta per una nuova giornata. 

La vista sul Vesuvio di UNAhotels Napoli

Il nome è già tutto un programma. Il “Vesuvio Roof Bar & Restaurant” by “UNA cucina” di UNAhotels Napoli regala una vista mozzafiato sul Vesuvio. Posizionato nei pressi di Piazza Garibaldi, vicino alla Chiesa di Santa Maria del Carmine, l’hotel ha una lunga storia risalente al 1885. Trascorrere qualche ora in terrazza e godere di un pranzo di altissimo livello mi ha regalato un’esperienza memorabile. Accolta con gentilezza e grande ospitalità, ho sperimentato la cucina sapiente di chef Luigi Sorrentino, ispirata alla tradizione delle cucine regionali e con l’impronta della cucina Mediterranea a cui è molto legato. Alla bottiglia consigliatami, un “Privilegio” di Feudi di San Gregorio (vendemmia tardiva), ho abbinato, fra le altre portate, uno “Gnocchetto viola al sapore di mare” e “l’Astice alla catalana e frutti di bosco”. Sapori indimenticabili. 

Gran Caffè al Gambrinus

Si trova in Piazza Plebiscito, la più famosa di Napoli. Il Gran Caffè Gambrinus ha una storia intensa, proprio come il caffè. Il nome, infatti, richiama il leggendario re delle Fiandre, inventore della birra. L’intenzione era proprio quella di riassumere, nell’immaginario collettivo, l’unione delle due più note bevande d’Europa: la birra e il caffè. Durante la Belle Epoque il bar veniva frequentato dalle grandi menti della letteratura, delle arti e della musica. Ancora oggi il design è chic, quasi romanzato; le opere artistiche presenti nel bar rendono gli spazi davvero raffinati. Una sosta caffè qui è d’obbligo. Perfino la Principessa Sissi qui provò il famoso gelato alla violetta. 

Spaccanapoli e Sorbillo, uno spettacolo a cielo aperto

Via dei Tribunali, a Napoli, è una via storica, da qualcuno definita la “via della pizza”. Merito senz’altro di Gino Sorbillo, poliedrico e istrionico pizzaiolo napoletano, diventato una vera e propria leggenda, prima tra i napoletani e poi nel resto del mondo. Cosa avrà questa pizzeria di così tanto speciale da far sopportare ai clienti ore e ore di attesa in piedi? La risposta è presto detta: la pizza, che a Napoli non è solo buona, ma un credo religioso. Negli anni Sorbillo ha aperto pizzerie in ogni dove, Napoli, Roma, Milano, Miami, New York e Tokyo, per citarne alcune. 

La pizzeria Sorbillo di Via dei Tribunali è stata la prima della dinastia; nata per volere di papà Luigi e di mamma Carolina, scriverà la storia di ventuno figli, diventati tutti piazzaioli. Gino è una star mediaticamente forte, complici le sue numerose apparizioni televisive e l’amore sviscerato per i social network, sui quali condivide i diversi momenti della sua giornata. Per me Gino non è soltanto un eccezionale mastro pizzaiolo, ma un amico che mi ha regalato una parentesi indimenticabile proprio a casa sua. Grazie a lui ho respirato la Napoli più vera, accompagnata a braccetto in una passeggiata tra gli scorci più belli di Spaccanapoli. Fino al civico 35, dove c’è la sede dell’Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, dove Gino ha deciso di aprire il suo progetto d’accoglienza, con piccole ed eleganti suite destinate ai visitatori.

Sorbillo ha unito la storia di una famiglia in cui ogni singolo membro ha contribuito a creare il fenomeno di un grande successo, amato in tutto il pianeta anche perché animato da un eccezionale uomo di passione.

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