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Azienda Di Giovanna, perfetta sintesi tra tradizione, innovazione e territorio a Sambuca di Sicilia

di giovanna

In occasione dell’Orange National Day siamo andati a Sambuca di Sicilia, piccolo borgo nell’Agrigentino eletto “Borgo dei Borghi” nel 2016, a degustare il “Camurria” (e non solo) dell’Azienda Agricola Di Giovanna.

L’Agrigentino è un territorio ricco di aziende vitivinicole e agricole che hanno un’ubicazione strategica. La sua posizione al confine fra la provincia di Palermo e di Trapani, infatti, permette a due culture agricole, distanti ma vicine, di fondersi e dar vita a qualcosa di unico. 

Tra i motivi per i quali “il posto vale il viaggio”, oltre alle rinomate “minni di virgini”, dolci “impudici” di frolla ripieni di crema di latte, zuccata, cioccolato al profumo di cioccolato e cannella, simili, per la loro rotondità,  a seni di “fanciulla in erba”, vi è, sicuramente, la visita all’Azienda Agricola Di Giovanna.

Azienda Agricola Di Giovanna: la storia

Qui Gunther Di Giovanna, insieme al fratello Klaus, alla moglie Melissa e al padre Elio, gestisce la cantina ubicata alle falde del Monte Genuardo.

Le cinque tenute della famiglia (Miccina, Gerbino, Paradiso, San Giacomo e Fiuminello) si trovano nelle piccole DOC di Contessa Entellina e Sambuca di Sicilia, nel cuore delle Terre Sicane.

I vigneti di famiglia sono coltivati in biologico tra Sambuca di Sicilia e Contessa Entellina, nel cuore della Sicilia occidentale. La proprietà si estende per quasi 100 ettari ed è composta da 65 ettari di vigneti, 14 di oliveti e 21 di campi di grano. Vengono coltivate varietà di uva a bacca bianca (incluse Chardonnay, Grillo e Viognier) e a bacca rossa (Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Syrah).

L’amore per la propria terra è fortemente radicato nella famiglia Di Giovanna, ed è tramandato da generazioni con immutata passione e profondo orgoglio. 

Come i nomi dei fratelli Di Giovanna lasciano facilmente intuire, entrambi hanno origini tedesche. La madre, nata in Germania, si è trasferita in Sicilia per essersi innamorata, oltre che del marito ovviamente, anche della  bellezza di questi luoghi. 

I progetti futuri

Durante la visita in vigna Gunther ci ha esposto i suoi progetti futuri. Ci ha raccontato che dalla vigna di Grillo impiantata nella parte più alta dei terreni siti a Sambuca di Sicilia, otterrà un vino d’altura unico nel suo genere.

Siamo, infatti, a circa 800 metri sopra il livello del mare, record mondiale per una vigna di Grillo che normalmente si trova al massimo a 400 metri. L’azienda produce anche un ottimo olio extra vergine d’oliva, Gerbino, ottenuto dalle cultivar di Nocellara del Belice e di Biancolilla. Tutta la produzione è rigorosamente in regime biologico certificazione ottenuta dall’azienda sin dal 1997.

Il segreto del successo della nostra azienda? L’ho imparato da un grande maestro di vita, Diego Planeta, recentemente scomparso. Bisogna circondarsi di chi sa più di noi, scegliendo con cura le persone con cui collaborare e realizzare i propri progetti. Solo quando si sarà in grado di lavorare con il team giusto, qualsiasi progetto, anche quello apparentemente più complicato, troverà la strada per essere realizzato. – ci racconta Gunther.

Della vigna siamo padri e figli al contempo. Nel primo caso è nostro compito assecondarla nelle sue attitudini senza forzarla, nel secondo è nostro dovere amarla e rispettarla amorevolmente proprio come si fa con una madre che ci nutre e ci dona la vita”. 

L’occasione della visita in cantina è stato il National Orange Wine Day fondato nel 2018 da una wine influencer americana per divulgare la conoscenza su questo stile di vino, che sempre di più registra particolare interesse nel mondo da parte dei winelover più curiosi. Si tratta di una tipologia di vino ancora poco conosciuta, nonostante la sua antichissima tradizione il cui metodo di vinificazione affonda le radici nell’Europa orientale di seimila anni fa.

Il Camurria

Abbiamo, così, avuto modo di degustare il “Camurria” alla sua seconda annata, di cui abbiamo anche assaggiato la 2020  “in vasca”. Sembra che questo vino basti da solo, senza togliere nulla agli altri degustati, a raccontare la storia dell’azienda. Innanzitutto perché è un Orange Wine, il che denota coraggio. Si tratta, infatti, di una tipologia di vini bianchi macerati che necessita ancora di una buona capacità comunicativa da parte degli addetti ai lavori per essere compreso dal pubblico “non esperto”.

Il nome poi è tutto un programma. Racconta, infatti, la storia di un marito (Gunther) che cede dopo tre anni alla richiesta della moglie (Melissa) di produrre un macerato e lo fa chiamandolo “Camurrìa”. Il termine dialettale in Sicilia significa “noia, fastidio, seccatura” per indicare, appunto, lo “stress” subìto a causa della richiesta incalzante. Anche l’etichetta racconta della famiglia. Mostra un disegno del figlio Elio, di appena otto anni, che raffigura una “babbaluci”, ovvero la lumaca simbolo del borgo. Alla lumaca in piazza è dedicata una statua sotto la quale è stato inciso l’elogio alla lentezza di Lamberto Maffei che recita “In un mondo che corre vorticosamente, con logiche spesso incomprensibili, la lentezza si affaccia con prepotenza, come una meta del pensiero”. 

“Camurria si aggiunge ai vini che già produciamo – bianchi, rossi e rosati – e per noi rappresenta un gioco, una scommessa. Oggi però Camurria è uno dei nostri vini di punta, apprezzati in Italia e all’estero. Un vino che si affina benissimo in bottiglia, che si lascia amare e che sta diventando una bandiera dell’azienda. Abbiamo grandi aspettative per il futuro che verrà. Vogliamo stupirvi ancor di più”, conclude Gunther.

Di seguito  I vini degustati e il menù che li ha accompagnati.

La degustazione

Camurria Orange 2018 presenta un bel colore arancio. Al naso è complesso e spazia da sentori agrumati a note di frutta candita in confettura la cui dolcezza e smorzata da inserti erbacei. In bocca il sorso è pulito e diretto e avvolge il palato con una intensa nota salmastra. Chiude con una bella freschezza che ne allunga la persistenza. 

Camurria Orange 2019 risulta di maggiore freschezza rispetto all’annata precedente poiché la vendemmia anticipata ha lasciato nelle uve una maggiore acidità. Questo regala al naso note erbacee e balsamiche e un sorso vibrante in cui i sentori di miele e frutta esotica si uniscono a quelli di erbe mediterranee in un unicum armonico ed equilibrato dal finale persistente.

Degno di nota anche il Vurrìa 2019, un Grillo in purezza che si conferma uno dei “fiori all’occhiello” dell’azienda. Al naso offre eleganti note agrumate rese più incisive da lievi sentori fumè e una spiccata sapidità del sorso che ne garantisce la persistenza al palato. 

Il Vurrìa 2019 Rosato da Nerello Mascalese è di un bel rosa tenue e al naso offre sentori di pepe bianco e spezie dolci subito seguiti da note fruttate di fragoline di bosco, mora selvatica e melograno. Il sorso è vibrante e fresco e chiude con una bella sapidità che si fa ricordare al palato.

Il Vurria 2017 Rosso da Nerello Mascalese si presenta di un bel rosso rubino e al naso offre frutta rossa matura e marasca sotto spirito insieme a spezie miste. In bocca il sorso è succoso ed ampio e avvolge il palato con un tannino elegante ed equilibrato. Finale intenso e persistente. 

 L’Helios rosso 2016, Blend di Nero d’Avola (70% ) e Syrah (30%) di un rosso rubino intenso evidenzia subito i sentori di pepe tipici del vitigno internazionale cui seguono le note fruttate di confettura, prugna tipiche dell’autoctono. I tannini sono ben estratti ed il sorso è fresco ed equilibrato. Il nome è omaggio che Gunther e Klaus hanno voluto fare al padre, che ancor oggi, è un fondamentale punto di riferimento per l’azienda. 

Il menu

I vini sono stati accompagnati da un menù preparato dalla chef Linda Sarris di origini greco-americane, che oggi si divide tra Palermo, Pantelleria e New york dove svolge attività di cuoca a domicilio.

Il suo menù semplice ma ricercato, preparato utilizzando quasi totalmente i prodotti dell’orto della famiglia Di Giovanna, svela una propensione verso pietanze dai sapori genuini che esaltino il gusto delle materie prime alle quali aggiunge tocchi di “genialità culinaria” figli dei viaggi compiuti in ben 25 Paesi, nonostante la giovane età. 

Ad aprire il pranzo un antipasto a base di panelle con verdure croccanti, zenzero e curcuma. A seguire rigatoni con zucca rossa, salvia e provola, mix perfetto di sapori.  Come secondo piatto Linda ha proposto delle barchette di melanzane arrostite con salsa verde e melograno accompagnate da un’insalata condita con vinaigrette di tahina, erbette di campo, carote e sesamo. Dulcis in fundo, chiude il pasto una strepitosa torta di ricotta con miele d’api nere e mandorle tostate. Indimenticabile. 

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