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Design Week milanese: dai ristoranti ai pop up, gli indirizzi del gusto ad alto tasso di stile

Dalle proposte gastronomiche italiane più contemporanee, alle raffinate cucine dell’Estremo Oriente, fino alle stravaganti incursioni guatemalteche del Centro America, ecco alcuni appuntamenti con la tavola attesi nel capoluogo lombardo, per solleticare il palato respirando tendenze e hype durante la vivace settimana del Salone del Mobile.

È iniziato il countdown della Design Week milanese, attesa da martedì 16 aprile a domenica 21 aprile nella città meneghina, dove si annuncia una settimana ad alto tasso di creatività, stile e nuove tendenze, da scoprire come in una grande galleria d’arte “en plein air” e non solo. Un vivace appuntamento a cui non si fanno trovare impreparati gli indirizzi del gusto più cool, raffinati luoghi di prelibatezze culinarie della tradizione contemporanea italiana, ma anche di sapori lontani, tra Oriente e Centro America, da assaporare immergendosi tra décor trendy, per respirare anche a tavola l’atmosfera che pervade il capoluogo lombardo per sette attesissimi giorni.

Dove mangiare

Tradizione e mixology al 10_11

Tra i “must see” da segnare in agenda e consultare una volta raggiunta Milano, c’è il 10_11 (“Ten Eleven”) un luogo eclettico tra bar, ristorante, giardino e porticato, ospitato negli affascinanti spazi dell’ex Seminario Arcivescovile. Già un’icona e affermato simbolo della squisita ospitalità italiana, la struttura vanta un’architettura imponente, con preziosi e ricercati dettagli parte del progetto di rinnovamento conservativo promosso da Lungarno Collection e affidato all’Architetto Michele De Lucchi e al suo studio Amdl Circle. Uno spazio dall’allure internazionale nel cuore del Quadrilatero, all’interno della destinazione Portrait Milano, con gli arredi firmati dall’architetto Michele Bonan, frutto del lavoro di abili artigiani del Belpaese.

Imperdibile, il 10_11 propone una cucina ispirata alla tradizione lombarda (ma non solo) e una mixology che incarna il rito italiano – e milanese – dell’aperitivo. I clienti sono conquistati da piatti come i mondeghili (le polpette tipiche milanesi fritte), il riso al salto con ragù di ossobuco in gremolada, il vitello tonnato, il filetto di manzo in crosta e la zucca al forno. Dulcis in fundo i dessert, nella loro versione più classica, appagano, che sia con la torta di mele e salsa di vaniglia o con l’amor polenta.

Novità recente dell’offerta è la colazione aperta al pubblico esterno: le prelibatezze, tra torte, carta delle uova e persino maritozzi romani, hanno delle varianti “gluten free”, e traboccano, dopo essere state realizzate dall’executive pastry chef Cesare Murzilli, dalla bella tavola imbandita nell’arioso dehors vista giardino.

Caruso Nuovo Bistrot: convivialità e ricerca d’ispirazione partenopea

Il viaggiatore cosmopolita, ma anche i “locals”, sono attesi nella veranda del Caruso Nuovo Bistrot, ospitato all’interno de Il Grand Hotel et de Milan, indirizzo del lusso e punto d’incontro per chi frequenta il Quadrilatero della moda, meglio noto come Montenapoleone district. La prestigiosa struttura, icona dell’eleganza del Gruppo Leading Hotels of the world, si pregia degli interni firmati Dimorestudio, frutto di un restyling conservativo che ha riportato alla luce colonne, intarsi, pavimenti in graniglia, tutti elementi tipici di una Milano classicista, a cui si sono aggiunti elementi di forte carattere, più contemporanei. Come il pregiato tessuto jacquard di Prelle, specializzata nelle stampe Art Déco, gli elementi in ottone che illuminano e dinamizzano, le pareti verde olio impreziosite dai dettagli in stucco a contrasto e i lampadari in jersey di seta in tonalità diverse di rosso, a ricreare un’atmosfera che evoca l’esotico, strizzando l’occhio alle suggestioni d’antan della Via della Seta.

Ad accogliere la clientela è una cucina conviviale ma ricercata, mediterranea e immediata, una proposta gastronomica portata in tavola dall’executive chef Francesco Potenza e firmata dallo chef Gennaro Esposito, entrambi partenopei. Il servizio curato e attento, ma veloce, caratterizza il pranzo, con portate della tradizione napoletana che seguono la stagionalità (come l’insolito e invitante Tour di verdure). La cena è pensata per dei ritmi più lenti, con menu degustazione, offerta à la carte e i consigli del maître Alessandro Bernardini.

La tradizione campana più popolare si esprime attraverso la pasta con le patate, lo spaghetto al pomodoro del Vesuvio selezione Gennaro Esposito e la minestra di pasta mista con pesce allo scoglio. Non mancano ispirazioni diverse, tra cui la zuppetta di olive Nocellara del Belice con pesce spatola “anni 80”, il risotto allo zafferano, agrumi e finocchietto, i mondeghili con ragù di funghi, zucca e provolone del monaco e la cotoletta alla milanese con patate novelle, tipica in città. I dessert del pastry chef Matteo Ravellese omaggiano i sapori napoletani lasciando spazio al Nord: nella carta dei dolci ecco il babà con crema pasticcera e frutta di stagione, il tiramisù e il paris brest alla gianduja.

La stella gastronomica del Bulgari Hotel Milano

Ospitato in un edificio storico del XVIII secolo, un ex convento della confraternita delle Suore del Cenacolo, di cui si può ammirare parte della facciata originaria, il Bulgari Hotel Milano è “the place to be” nel cuore di Brera: la posizione suggestiva in un lussureggiante giardino privato accanto al placido Orto Botanico di Brera, il design contemporaneo di uno studio d’architetti d’eccezione, Antonio Citterio Patricia Viel, e la quintessenza della cucina italiana, con la firma di chef Niko Romito, già tre stelle Michelin con il suo ristorante Reale in Abruzzo, sono fortemente attrattivi per la clientela, accolta a pranzo e a cena in un’insolita struttura con il soffitto lenticolare sospeso su un grande balcone ovale in resina nera rivolto verso la terrazza e il giardino.

Inaugurato nel 2004, quello di Milano è stato il primo Bulgari Hotel ed è iconico in città, col suo delicato equilibrio tra il design rigoroso degli spazi e le atmosfere eleganti, caratterizzate da materiali che non lasciano indifferenti per presenza e imponenza, come il marmo nero dello Zimbabwe e il bronzo. La facciata in marmo bianco, invece, conferisce raffinatezza e leggiadria, in contrasto con i vicini palazzi in pietra.

Al suo interno, si assapora il più autentico gusto “made in Italy”, che per Romito è un valore assoluto e deve poter parlare a tutti attraverso la reinterpretazione dei grandi classici della tradizione: come in un Grand tour a tavola lungo il Belpaese, si scoprono piatti identitari, à la carte o nella formula “sharing”. Su tutti, l’antipasto all’italiana, che celebra le regioni, ma anche versioni ricodificate di ricette intramontabili, dalla lasagna al vitello alla milanese, dai ravioli di patate con gamberi rossi e seppie al tiramisù.

Il pane è protagonista indiscusso, lasciando spazio a novità create in esclusiva, come il merluzzo con maionese di patate e peperoni, il filetto di manzo al pepe nero, i tortelli ricotta e spinaci con burro manteca e gli spaghetti e pomodoro. Il ristorante è arredato con eleganza e semplicità per una squisita raffinatezza che, con la bella stagione, lascia spazio alla location all’aperto, con vista sul giardino, dove il menu è sempre curato dal resident chef Claudio Catino.

La cucina d’Oriente

Waby: gusto, design e cucina asiatica

Irrompe in questa mappa milanese ad alto tasso di gusto italiano e design, la cucina asiatica, in particolare cinese e giapponese, che in città ha raggiunto livelli molto alti nella proposta e nel servizio e, per questo, non può mancare all’appello dei ristoranti da provare durante la Design Week. A fondersi al meglio col fermento del tessuto urbano, in occasione della grande kermesse, sono tre locali in cui proprio il design è fulcro della narrazione, grazie alla cura degli arredi che evocano tutto il fascino lontano dell’Estremo Oriente: da Waby a via Carlo de Cristoforis 2, ristorante fine dining di Matteo Zhu progettato dallo studio Maurizio Lai, il rigore dello stile giapponese in tavola aggiunge raffinatezza al lusso dell’ambiente, dove si inscena un’esperienza gastronomica d’eccellenza ai tavoli che accolgono tre raffinati vetri selezionati dalle ultime collezioni della storica azienda Ichendorf.

Un omaggio al Giappone del designer milanese Denis Guidone, che si divide tra la sua città natale e Tokyo. Come un vero e proprio teatro culinario dove il bancone del sushi fa da palco e la sala accoglie il pubblico in un ambiente raffinato, Waby è il luogo giusto per ordinare sushi, sashimi, dimsum, tempura e sakè di alta qualità, ma soprattutto per provare la robata, che significa focolare, specializzata nella cucina nipponica a carbone. Una tradizione introdotta per la prima volta dagli antichi pescatori che utilizzavano scatole di carboni ardenti per scaldare il cibo mentre raccoglievano il pescato del giorno. In estrema sintesi, sono due pezzi di spiedini cotti sulla carbonella, imperdibili se di carne Wagyu o di Capasanta.

I sapori del Sol Levante di Domo’ Sushi

Si viaggia nel Sol Levante restando a Milano da Domo’ Sushi a via San Marco 40, nuovo indirizzo che rivoluziona la ristorazione giapponese già esplorata, proponendo un viaggio culinario senza confini che parte dalla cucina nipponica, con Gyoza, Zuppa di miso, Noodles e pesce crudo, e incontra il palato italiano presentando quest’ultimo, ad esempio, in piatti Tartare. La location è d’eccezione: l’Ex Museo dei Navigli in zona Brera-Solferino, accanto al Ponte delle Gabelle. Gli spazi sono quelli imponenti di una dimora storica, rinati dopo una importante opera di ristrutturazione con interventi di restauro, per 1500 metri quadrati di ristorante vocati alla contemporaneità e alle vibes internazionali, per divertire e far respirare un po’ di hype.

Bon Wei: l’alta cucina cinese con declinazioni regionali

L’alta cucina parla, invece, cinese con declinazioni regionali di alta gamma da Bon Wei a via Castelvetro (zona Sempione), locale progettato dall’architetto Carlo Samarati nel 2010 secondo i canoni estetici contemporanei della Repubblica Popolare. Tra le sue specialità è da provare l’Anatra laccata alla pechinese, ma vale la pena lasciarsi tentare da tutta la carta, 24 proposte della tradizione che caratterizzano la “Badacaixi”.

Così si chiamano le otto regioni gastronomiche del vasto Paese dell’Estremo Oriente, tutte rappresentate da Bon Wei e, per questo, un luogo unico in Italia, che sa raccontare qualcosa di speciale. Un elemento che rende l’indirizzo del gusto imperdibile, apprezzabile anche per le sue 300 etichette di vini, compresa una rarità cinese che non manca mai.

Experience: Zacapa Soul Nest

L’incursione di gusto del Centro America in occasione della Design Week la compie invece lo Zacapa rum, il distillato guatemalteco ultra-premium tra i più apprezzati al mondo. Si chiama Zacapa Soul Nest l’esperienza multisensoriale creata in collaborazione con Massimiliano Locatelli e Carlo Cracco, attesa dal 16 al 20 aprile in via Pontaccio 12, nel cuore di Brera, dove andrà in scena un intrigante  percorso multisensoriale che unisce design e fine dining portando in città un tocco di magia di una terra mistica.

Aperto al pubblico dalle ore 10 alle ore 21, Zacapa Soul Nest è un viaggio “dalle labbra all’anima” ispirato all’heritage del pregiato prodotto e all’iconico petate, la tipica fascia di foglie di palma essiccate, ancestrale simbolo della cultura Maya come emblema dell’inesauribile legame tra cielo e terra, divino e terreno. Un’eccellenza artigianale antichissima, tramandata dalle donne guatemalteche, abili tessitrice al servizio di Zacapa, se per decorare le bottiglie di rum. Un legame reso ancora più forte dal 1999, quando il brand ha iniziato a supportare attivamente tali figure, offrendo loro opportunità di lavoro (attualmente se ne contano oltre 800).

Entrando nel territorio del design con un approccio conviviale, il brand ha deciso così di dare vita a Soul nest, un luogo accogliente che sa di casa, dove passare del tempo con gli amici sorseggiando un bicchiere di Zacapa, nato dalla creatività italiana di Massimiliano Locatelli per la Design week: lo spazio, arricchito da una capsule collection interpretata in chiave Zacapa di alcuni pezzi icona del designer milanese, è un’installazione ad alto impatto, con i muri girevoli che aprono punti di ingresso diversi per enfatizzare l’inclusività, oltre a tavoli e sedie disegnati con l’intreccio del petate.

Per completare l’esperienza immersiva tra suoni e sentori del Guatemala, in linea con il tema “Materia Natura” della Design Week 2024, nella sala centrale, dalle ore 18 alle ore 21, sarà presente la proposta food & beverage firmata da Carlo Cracco, con una speciale cocktail list dedicata che incontra gli abbinamenti dello chef, per esaltare le note di gusto dello spirit riconosciuto a livello globale per l’invecchiamento “sopra le nuvole”, a 2.300 metri di altitudine, accuratamente miscelato per l’occasione da Lorena Vásquez, la Master Distiller del brand.

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