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Il Frascati alla riscossa: la rinascita del grande vino dei papi

Frascati

Il Frascati, dopo anni di declino è tornato ad essere all’altezza della sua antica fama. Grazie a una nuova generazione di vignaioli è ora un grande vino. Ripercorriamo la sua storia e vi raccontiamo la sua rinascita più cinque Cantine per invitarvi a riscoprirlo

Mettete da parte l’ idea del vinello facile, che scorre a fiumi decantato negli stornelli romaneschi, scordatevi il vino dal “color bianco carta” nei fiaschi impagliati degli anni ’80  bevuto nelle fraschette: il glorioso vino di Roma e dei Castelli, quel Frascati tanto caro agli antichi Romani e ai papi, dopo decenni di decadenza, è tornato finalmente all’altezza della sua antica fama, guadagnandosi riconoscimenti e favori anche in ambito internazionale.

A partire dai primi anni Duemila infatti il Frascati è stato protagonista di una crescita qualitativa pressochè unica nel suo genere.

Una nuova generazione di produttori ha adottato diversi accorgimenti in vigna come in cantina per innalzare la qualità, segnando un deciso cambio di rotta. Ed oggi anche grazie ad un intenso lavoro di rilancio, il Frascati è tornato a splendere. Ci troviamo ora davanti a un gioiello dal grandissimo potenziale, ma per diffidenza ancora ingiustamente bistrattato.

A me piacciono gli outsider, i gioielli nascosti, perciò con questo articolo voglio accompagnarvi in un viaggio alla ri-scoperta di questo vino straordinario, partendo dalla sua storia passata, per giungere alla testimonianza di cinque cantine che ho visitato e che rappresentano il vero volto del Frascati oggi. Non un vino da osteria, né un vino mediocre per turisti frettolosi, ma un vino di grande personalità, fresco, agrumato, minerale, raffinato e in alcune sue espressioni anche longevo. Un vino unico che si porta dentro il segno del vulcano di cui è figlio, e la bellezza e la complessità del territorio che rappresenta.

Il territorio

Il territorio di produzione dei vini Frascati Doc e Docg comprende i comuni di Frascati, Grottaferrata e Monte Porzio Catone, il VII Municipio di Roma e una parte del comune di Montecompatri, e si estende su una superficie complessiva di circa 8.500 ettari, dei qua-li circa 900 coltivati a vigneto. Qui la vite da sempre trova condizioni favorevoli: le vigne del Frascati sorgono su colline soleggiate rivolte verso il Mar Tirreno ed esposte a ovest-nord/ovest con alture che arrivano fino ai 700 metri.

Le precipitazioni medie annue sono comprese tra i 822 ed i 1010 mm, ma moderate nei mesi estivi. In più il caldo estivo è mitigato dai benefici effetti della brezza del mare che scongiura l’umidità dell’aria evitando che si sviluppino malattie e parassiti. I suoli sono quelli fertili creati dalle esplosioni del grande vulcano laziale che diede origine ai laghi e ai colli albani. Qui ceneri e lapilli, pozzolane, e tufi a seconda delle zone dei Castelli Romani si sono depositati in strati e in misure diverse, conferendo ad ogni vigneto e ad ogni Frascati caratteristiche uniche. La mitezza del clima infine permette una maturazione graduale e una raccolta programmata senza che le uve risultino riarse dal sole di settembre – ottobre: questo elemento regala alle uve e al vino il suo celebre bouquet.

Il vino, i vitigni, le denominazioni

Il Frascati è tipicamente un vino giallo paglierino più o meno intenso, con riflessi dorati. Se generalmente fiori bianchi e note fruttate di agrumi e frutta matura di media intensità ne connotano il naso, in bocca è un vino caldo che esprime una bella mineralità e un buon corpo. Fresco, sapido, equilibrato e persistente viene vinificato anche in versione spumante nelle tipologie brut o extra dry. I vitigni che concorrono alla sua produzione sono la Malvasia di Candia e/o Malvasia puntinata al 70%, cui si aggiungono il Trebbiano toscano, il Trebbiano giallo, il Bombino bianco e il Bellone in blend o in purezza, fino ad un massimo del 30%.

Ciascuno dei vari vitigni apporta delle caratteristiche diverse al vino: la malvasia bianca di Candia dona aromaticità, il bombino bianco acidità e note di frutta tropicale, il trebbiano giallo e/o il greco bianco intensità aromatica, salinità e note di frutta secca. La tendenza recente dei produttori è quella di privilegiare la malvasia puntinata perché maggiormente qualitativa rispetto alla malvasia di Candia e di impiegare anche il Trebbiano verde, ma sino a un massimo del 4%. Tre le denominazioni nella DOC: Frascati, Frascati Superiore DOCG e Cannellino di Frascati da vendemmia tardiva, il classico vino dolce dei Castelli, dal colore oro e i sentori di uva passa e mandorle.

Origini, ascesa e declino

La storia del Frascati è antichissima e intrecciata col mito. Leggenda vuole che Saturno, fuggendo dalla persecuzione di suo figlio Giove, si nascose proprio a Frascati, l’antica Tusculum, e in cambio dell’asilo ricevuto donò al popolo di quella città l’agricoltura, ma soprattutto piantò per loro la prima vite(da cui l’appellativo “vitisator”). Già gli Etruschi coltivavano la vite nei Castelli Romani, ed è noto che i Romani amavano e producevano il vino” Tuscolano”, l’antenato del nostro Frascati. Essi avevano conoscenze vitivinicole avanzate ed erano grandi produttori di vino, tanto che sia Plinio che Columella consigliavano di destinare i terreni più alle vigne che agli olivi, essendo il mercato del vino molto più remunerativo di quello dell’olio ed essendo il vino molto più consumato.

La coltivazione della vite infatti a un certo punto crebbe così tanto che ai tempi della Repubblica il vino prodotto localmente non copriva più le richieste. Nel 200 a.C. iniziarono così le importazioni e gli impianti di altri vitigni fino a quando, nell’81 a.C., Domiziano proibì di impiantare nuovi vigneti, per paura che la loro sovrabbondanza causasse una contrazione nella coltivazione del grano.  Con la caduta dell’Impero Romano le Ville Patrizie dei Castelli vennero in parte abbandonate e la viticoltura nel Lazio conobbe una fase declino. Nel Medioevo furono però monasteri e abbazie, spinti dalla necessità di produrre vino per la messa a custodire le viti e migliorare le tecniche enologiche. Così grazie alla Chiesa l’agro tuscolano conservò molti dei suoi vigneti.

Nel Rinascimento la nobiltà terriera e i papi riscoprono la zona dei Castelli, così sulle ceneri di quelle romane, fecero la loro comparsa le fastose Ville Tuscolane, e con le loro vaste tenute agricole il vino di Frascati tornò al centro del mondo. Papa Paolo III (1534-1549) lo adottò come “vino ufficiale” della mensa papale, e Sante Lacerio, il suo bottigliere, in una celebre lettera dichiara che il vino migliore si produce a Frascati, Marino e Grottaferrata. Il vino Frascati in questi anni è intrecciato al costume e all’economia della Roma papalina. Ne è un esempio il provvedimento di Sisto V che nel 1588 per garantire che il vino, già tassato dal pontefice, nelle osterie fosse venduto nella giusta misura, impose che fosse servito in caraffe di vetro.

La garanzia della loro esatta misura era certificata da un bollo della camera Apostolica, una sicurezza per i consumatori, ma anche una doppia tassazione da parte del papato. Nacquero così il tubo(1 lt); la foglietta, (1/2 litro); il quartino, (1/4 di litro); il chirichetto, (1/5 di litro) e il sospiro, (1/10 di lt). A Frascati e dintorni si contano all’epoca oltre 1000 fraschette (dall’usanza di apporre una frasca o un tralcio di vite sulla soglia per segnalare la vendita di vino sfuso) e quasi tutte appartengono ai produttori di vino. Polo di attrazione per popolani, nobili e viandanti le osterie sono per ogni classe sociale tra i più importanti luoghi di aggregazione sociale.

Nell’800 il vino Frascati è sinonimo d’eccellenza nel mondo e cuore dell’economia locale. Goethe, il famoso scrittore tedesco, durante il suo soggiorno a Roma nel 1816, lo definisce “paradisiaco” e Frascati è: “Terra dei principi e del vino di Papi e poeti”.  Nel XIX secolo a Frascati tutti coltivano la vite e producono vino, e compaiono le prime aziende per la sua commercializzazione. Il vino diviene richiestissimo a Roma, dove per decenni quotidianamente arriva nelle osterie sui classici carretti a vino.

Fino ai primi del ‘900 la crescita e lo sviluppo del Frascati sono esponenziali. Poi incontra due crisi, la più grave nel secondo dopoguerra, e per arginare l’abuso della denominazione, un gruppo di produttori di Frascati costituì nel 1949 il Consorzio del Frascati.  Nel 1966 nasce la DOC (tra le prime quattro della Penisola). Nel secondo dopoguerra tuttavia, il grande vino dei papi, a dispetto del boom della domanda e della sua grande fortuna commerciale, inizia una parabola discendente. E’ un periodo in cui la qualità viene man mano messa da parte a favore della quantità. Negli anni ‘60 negli anni ‘70, il Frascati imperversa in ogni dove. Le cantine si rivolgono alla grande distribuzione, che le induce a competere sui costi e non sulla qualità.  Negli anni ‘80 si iniziano a vendere quantità di Frascati esorbitanti.  

E’ la stagione della Malvasia di Candia e delle grandi quantità di uve coltivate a tendone, raccolte e conferite alle cantine sociali per la vinificazione di un Frascati che ha perso tutto il suo smalto. Il vino pregiato vagheggiato dai poeti e amato dai regnanti, per la sua potenza e gradevolezza, diventa solo un ricordo. I prezzi crollano, i vigneti cominciano a scomparire e le industrie man mano prendono il posto delle cantine. Il Frascati in nome del profitto in vent’anni si brucia secoli di onorata reputazione.

La rinascita attuale del Frascati

Dopo anni di oblio e di boccioni a poche lire, finalmente all’inizio del nuovo millennio un gruppo di giovani vignaioli sceglie di tornare a credere in questo territorio, e decide che è arrivato il momento di cambiare tutto. In primo luogo i produttori abbandonano la coltivazione a tendone a favore della spalliera e del cordone speronato che danno rese più basse ma superiori qualitativamente. Poi adottano tecnologie e conoscenze enologiche avanzate, differenziano e sperimentano. Arriva una visione sempre più attenta alle produzioni ecosostenibili, alla riduzione dell’impronta carbonica e della chimica di sintesi.

Il Frascati è oggi degno della sua storia e persino oggetto di studio all’università a Udine, Bolzano e Padova, oltre ad alcune università francesi e tedesche. Le aziende vinicole finalmente sembrano aver iniziato a fare rete e lavorare concretamente, sia con le istituzioni sia attraverso il Consorzio di Tutela Denominazioni Vini Frascati, per la sua valorizzazione. I nuovi produttori reinterpretano la tradizione con vini di qualità, contemporanei che esaltano il terroir, connotati da quella sapidità e mineralità che è il segno del vulcano laziale su cui insistono. Il Frascati viene esportato al 70% all’estero, con un alto gradimento soprattutto in Usa, Germania, UK.

Anche nelle realtà più grandi legate alla gdo sono nate linee premium, per aiutare il consumatore a distinguere le bottiglie di maggiore qualità da quelle da supermercato. Le Cantine si sono aperte all’ enoturismo e offrono esperienze di turismo enogastronomico, molto apprezzate dal pubblico italiano e internazionale. Ma la strada per il riscatto del brand Frascati sulle tavole degli italiani e all’estero è compiuta? Il mercato lo ha recepito? In parte, sradicare il pregiudizio creato da anni di politiche di gestione poco avvedute non è semplice. In virtù dell’evidente salto di qualità, il Frascati (Superiore Docg) spunta oggi un prezzo medio a bottiglia più alto del passato, ma ancora oggi a causa di un’errata percezione una parte del pubblico è diffidente, e il Frascati fatica un po’ a farsi strada nelle liste vini dei grandi ristoranti.

Anche a Roma dove l’abbinamento coi piatti del territorio dovrebbe essere privilegiato. Ma per fortuna le cose stanno cambiando e il grande lavoro svolto comincia a ripagare i produttori. In conclusione sebbene ci sia molto ancora da fare dal punto di vista promozionale per riconquistare completamente la fiducia dei consumatori, ormai la via del rilancio è tracciata.

Le Cantine

Il migliore dei modi per scardinare un preconcetto è vedere con i propri occhi e in questo caso degustare! Ecco allora cinque Cantine per ricredersi sul Frascati.

Castel de Paolis

Iniziamo il nostro viaggio a Grottaferrata presso l’azienda agricola Castel De Paolis, nata nel 1985 a 270 mt s.l.m. su un terreno vulcanico tra i più vocati d’Italia. L’azienda sorge quello che era un tempo un vecchio castello e custodisce al suo interno una cisterna romana ancora utilizzata per l’invecchiamento dei rossi in barrique. Qui ci accoglie il fondatore Giulio Santarelli, ex onorevole e già sottosegretario di stato al Ministero dell’Agricoltura e profondo conoscitore del vino. Santarelli ci racconta del cruciale incontro con il prof. Attilio Scienza allora Direttore Generale dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Un incontro che a metà degli anni ’80 rivoluzionò Castel De Paolis, dando il via a una nuova filosofia produttiva con l’obiettivo di produrre grandi vini.

Sotto la guida di Scienza Santarelli rade al suolo le vecchie viti e dal 1985 al 1992 avvia una fase di ricerca e sperimentazione riguardante il recupero dei vitigni autoctoni pregiati, abbandonati alla fine XX sec, ma anche l’introduzione di varietà innovative da altre regioni italiane e francesi. In nome della qualità gli impianti vengono realizzati con una particolare attenzione alla scelta del numero dei ceppi per ettaro, portati a 5500, con un carico produttivo ridotto a kg 1-1,5 per ceppo, si introducono inoltre pratiche innovative al tempo come il diradamento per i rossi, l’abolizione della concimazione, l’applicazione del regolamento CEE 2078/92 di conversione biologica.

Degustiamo alcuni vini figli di quella fortunata sperimentazione:

Iniziamo con Campo Vecchio Frascati Doc 2020(da Malvasia di Candia (70%), Trebbiano Toscano e Bombino): colore giallo paglierino tenue. Naso delicato erbaceo e minerale con note di alloro, salvia, maggiorana, fiori bianchi.  Il sorso è pieno, morbido e fresco con un finale a metà tra il floreale e la frutta secca.  E poi è il turno del Frascati Superiore DOCG Bianco (che dopo tanti premi è stato recentemente eletto tra i 50 top vini bianchi della rivista Gentlemen. La classifica era ottenuta da una media dei punteggi ottenuti sulle maggiori guide di settore). Assaggio il 2020: floreale intenso e minerale, evoca la frutta esotica, al palato è morbido, sapido di notevole corpo e persistente. Eccellente, anche il Donna Adriana Igt Bianco Lazio, vino bianco di punta dell’azienda dedicato alla moglie di Santarelli. Da Viognier( 80%) che per una piccola parte fermenta in barrique e Malvasia del Lazio. E’ un vino elegante dalle spiccate note fumé, morbido e corposo, molto persistente.

Villa Franca

Ci spostiamo a Monteporzio Catone nella bella tenuta di Colle Felice dell’azienda Villa Franca, che produce vini a Frascati dal 1909. Adagiata su un colle ameno affacciato sulle vigne e circondata ulivi che danno anche un eccellente olio evo, la cantina ha un bellissimo anfiteatro ed è anche sede di eventi privati e spettacoli. E’ l’azienda del presidente del Consorzio, Felice Gasperini. La famiglia Gasperini, produce nei propri vigneti ubicati nelle zone Doc di Frascati, Marino e Colli Albani: il Frascati DOC e il Frascati Superiore DOCG e vino Cannellino. Ma anche vini rossi, i DOC dei Castelli Romani, e il DOC Marino. Dal suolo vulcanico dei loro vigneti i loro vini prendono struttura, qualità e mineralità. Anche qui è stato applicato il reimpianto a filare ad alto numero di ceppi per migliorare la resa delle piante e delle uve, al fine di ottenere maggior corpo e struttura nel vino.

I vitigni sono internazionali (Chardonnay, Pinot Grigio, Cabernet Sauvignon, Syrah) ma anche autoctoni (Montepulciano, Sangiovese, Malvasia, Bonvino). Le uve raccolte a mano vengono vinificate con premitura soffice, i mosti sono filtrati e inviati alla fermentazione a temperatura controllata. L’affinamento avviene in barriques di rovere francese e in bottiglia.

I loro vini minerali e morbidi sono pensati per accompagnare i piatti della cucina romana senza mai prevaricare. Esportano in tutto il mondo, in particolare il Frascati in Germania e Inghilterra. Qui assaggiamo:

Il Roma doc Bianco (Malvasia, Trebbiano, Bombino): giallo paglierino dal naso delicato di frutta è asciutto e armonico.

Il Frascati riserva 2019: giallo paglierino, naso delicato di agrumi e miele con sbuffi di menta, salvia. In bocca è minerale, pieno, moderatamente fresco, sapido, morbido. Un Frascati gradevole ed insolito perché invecchiato: fatto che denota la poco nota longevità di questo vino.

Infine un fuori programma. L’ interessante Castelli Romani Doc, Rosso Gasperini( Sangiovese 50%;Montepulciano 50%): un vino rosso rubino con sfumature granato. Intenso, speziato, con note di vaniglia. Caldo, morbido, colpisce per il grande corpo e la struttura.

Antico Casale Minardi

A Frascati in un antico casale del XVII° secolo laddove un tempo sorgeva anche un antico forno di campagna, la famiglia Minardi da nove generazioni produce vino e olio. Ci raccontano che da alcuni anni questo bellissimo casale, posizionato su una collina vulcanica ben esposta al sole, è adibito ad agriturismo e il focus dell’azienda si è spostato sull’ospitalità e le attività enoturistiche, rivolte agli stranieri ma anche agli italiani. Il Casale infatti attraverso le degustazioni, le cooking class, le visite culturali e gli eventi musicali, svolge un pregevole lavoro di promozione territoriale. Fiore all’occhiello dell’azienda è una vigna storica con piante di di un’età tra i 70 e gli 85 anni: sono tra le più antiche del territorio, producono poche uve ma di grande qualità, e ancora vengono usate per trarne ottimo vino.

La loro splendida sala degustazione/cantina è un piccolo museo dell’arte vinicola locale. Altra perla è l’antichissima grotta naturale che si cela sotto il casale. I massi di basalto, il tufo e le colate ben visibili al suo interno ne testimoniano l’origine vulcanica. Qui in passato grazie alla temperatura costante si è affinava il vino. Dal 2010, i Minardi hanno deciso, seguendo l’onda del rinnovamento del Frascati di interrompere la loro produzione di uva da conferire e vino sfuso, dedicandosi solo alla produzione di bottiglie di qualità. Una produzione di nicchia, che oggi conta circa 25 ettolitri all’anno.

L’azienda produce Frascati superiore Docg e Cannellino (miglior vino dolce del Lazio nel 2015), insieme ad un rosso Cesanese Igt. Degustiamo il Frascati superiore Docg 2019: colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, all’olfatto offre note delicate di agrumi, mela, fiori di ginestra e di acacia, e una chiusura di pietra focaia. Fresco e minerale, ha una buona struttura ed è equilibrato e persistente. Assaggiamo anche il Vagnolo Igt da uve cesanese 80% e Montepulciano 20%: rosso rubino con unghia violacea, al naso è intenso evoca frutta rossa sotto spirito e visciole con sentori di viole e legno. Lievemente speziato in bocca è morbido ed elegante, tannini fini.

Chiudiamo con il loro straordinario Cannellino 2020: oro con riflessi ambrati e naso fine e intenso di frutta matura, arancia candita, miele, caramella d’orzo e frutta secca. Al palato è dolce, caldo morbido e avvolgente pur conservando una piacevole freschezza che invita al sorso successivo.

Poggio Le Volpi

Circondata da vigneti l’Azienda Agricola Poggio Le Volpi si trova nel comune di Monte Porzio Catone in provincia di Roma, nell’areale di produzione dei vini Frascati. E’ l’azienda dell’enologo Felice Mergè che discende da una famiglia di vignaioli della zona, attivi nella produzione e vendita di vino sfuso e olio sin dagli anni ‘20.  Nel 1996 dopo avere ereditato i vigneti di suo padre e suo nonno, Felice lancia il marchio Poggio Le Volpi. Attualmente l’azienda conta due tenute una nel Lazio e una in Puglia( Masca del Tacco). La tenuta laziale in zona colle pisano a Monteporzio, consiste in 35 ettari di vigneti allevati a spalliera, che si trovano a circa 300 metri di altitudine sul livello del mare esposti a sud, su suoli di varia composizione, di medio impasto, vulcanici e argillosi. In bilico tra tradizione e innovazione, se da un lato Mergè si dedica alla valorizzazione dei vitigni autoctoni tradizionali dei Castelli Romani, dall’altro esplora invece i sentieri della sperimentazione, sia in vigna che in cantina. I vitigni di Poggio Le Volpi sono espressione di queste due tendenze, e di conseguenza anche la gamma dei vini che comprende sia bianchi che rossi. Con riferimento ai vitigni bianchi dell’azienda troviamo: Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia e Trebbiano ma anche Greco e Chardonnay. La filosofia aziendale è frutto di anni di esperienza nel campo della viticoltura, e si basa sullo stile estremamente curato dei vini, sulla loro tipicità, sul rispetto territoriale delle denominazioni, sul controllo del processo di vinificazione, puntando sempre al rispetto e all’esaltazione della ricchezza ampelografica del territorio. Per quanto riguarda il Frascati le seguenti etichette ricadono sotto la tutela del Consorzio: Frascati Spumante Doc Asonia; Frascati Superiore Docg People; Frascati Superiore Docg Epos; Cannellino di Frascati Docg. Ottimo esempio della loro filosofia produttiva è proprio il loro Frascati Superiore Docg Epos con diverse annate pluripremiate e insignito anche della Medaglia d’Argento Mundus Vini nel 2017. Epos Frascati Superiore Riserva Docg Epos 2018 (da Malvasia di Candia 50%, Malvasia del Lazio 40%, Trebbiano 10%):è un vino giallo paglierino intenso e luminoso con riflessi dorati, di ottima consistenza. Al naso sprigiona intensi profumi di frutta tropicale, che poi virano sulla mandorla dolce e le nocciole, fiori di zagara, erbe aromatiche e sensazioni minerali. In bocca è fruttato e floreale, di grande morbidezza, sorretto da grande sapidità e freschezza con lunghissima persistenza minerale e fruttata. Interessante anche il loro Cannellino prodotto da uve Malvasia del Lazio, di Candia e Trebbiano surmaturate in pianta, raccolte a mano. Macerazione prefermentativa a freddo di almeno 24 ore, successiva fermentazione in legno fino ad arresto naturale, ed affinamento sui lieviti non inferiore a 12 mesi. Nel calice è oro cristallino, al naso è intenso e floreale di rosa gialla, poi fruttato di ananas maturo e pesca nettarina, sentori agrumati e di lavanda con note minerali e appena iodate infine. Al palato è dolce e subito sorretto da grande sapidità, intensamente floreale e fruttato, appagante ed equilibrato, chiude con lunga persistenza centrata su fiori ed erbe aromatiche.

Merumalia

Su una splendida collina con una vista che spazia dai vigneti di Frascati, a tutti i Castelli Romani fino a Roma alla costa laziale sorge Merumalia, letteralmente vino e non solo. Il Wine Resort e azienda biologica eco-stostenibile della Famiglia Fusco, si estende attorno a un casale dei primi del ‘900, oggi adibito a struttura ricettiva con 4 appartamenti. La casa vinicola consiste in 10 ettari vitati e un ettaro di oliveti. Gli ulivi producono anche un ottimo olio evo da cultivar miste.

La cantina è un meraviglioso esempio di architettura a basso impatto ambientale e domotica. Dal design moderno ed essenziale è scavata all’ interno del profilo della collina sulla cui sommità si trova un bellissimo giardino pensile. Vi si svolgono eventi privati, winetour, spettacoli e degustazioni. Tutto iniziò con Luigi Fusco, ex ingegnere con la passione per il vino che comprò la tenuta e il vigneto come casa di campagna per la famiglia, poi nel 2012 con l’aiuto dell’enologo Lorenzo Costantini inizia a produrre vino.

Oggi le sue figlie, Giulia e Flavia, portano avanti con passione l’azienda, nel segno della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Qui i vigneti e gli uliveti vengono lavorati al fine di ottenere prodotti di qualità eccellente. In vigna si coltivano soprattutto vitigni autoctoni della regione del Frascati DOC quali Malvasia del Lazio, Greco Bianco e Bombino.  Rese basse, raccolta manuale e selezione dei grappoli producono vini di altissima qualità. Parliamo di 10 referenze e di circa 25-30mila bottiglie all’anno.

Qui come da tradizione frascatana lavorano soprattutto donne, e tutte della zona, specie durante la potatura e la vendemmia. Tutti i vitigni vengono vendemmiati e vinificati separatamente: vinificazione ed affinamento avvengono solo in acciaio per tutti i bianchi, anche la riserva. Il Cannellino e i rossi fanno barrique. Non viene utilizzato alcun tipo di proteina animale, la vinificazione avviene con controllo della temperatura, e la cantina stessa mantiene una temperatura costante di 15/18°C in quanto ricavata sotto la collina.

Il Frascati Doc di Merumalia si chiama Terso da uve Malvasia del Lazio e di Candia, Greco e Fiano. Solo acciaio e affinamento in bottiglia, per 7 mesi. Il 2019 è fresco e minerale profuma di frutta bianca e agrumi. Medio corpo al palato è fresco e lievemente ammandorlato. Il vino di punta è il Primo Frascati Superiore Docg, premiato da Ais e Bibenda in diverse occasioni, è un vino ottenuto da solo le migliori selezioni di vasca da Malvasia puntinata, Greco e Bombino. Fa solo acciaio per 9 mesi e poi si affina in bottiglia per 3 mesi. Intenso ed elegante il Primo Frascati Superiore Docg 2019 è un vino minerale con sentori fruttati, di fiori bianchi ed erbe aromatiche. Al sorso è fresco, strutturato e di lunga persistenza. Di grande equilibrio e raffinatezza è a mio giudizio è un’autentica eccellenza, e rappresenta uno dei volti migliori del Frascati oggi.

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