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Lazio in Movimento. L’autoctono come identità territoriale

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La riscoperta del patrimonio enologico e gastronomico della capitale con l’associazione Lazio in Movimento.

Un territorio eterogeneo, ricco di storia, bagnato dal mar Tirreno, disegnato da colline, pianure e vulcani spenti, così si presenta il Lazio ponendosi tra le regioni più vocate alla viticultura. La “vitis vinifera”, l’unica in grado di dare vino, decora i paesaggi della regione già in epoca romana, dove l’adorazione verso questa bevanda era importante tanto da legarlo a una divinità, il dio Bacco. Nonostante le invidiabili caratteristiche, i vini laziali sono sempre stati posti in secondo piano, con una considerazione molto spesso mediocre in proporzione alla ricchezza del patrimonio agricolo.

Fin agli inizi degli anni ’70 i vini provenienti da questa terra godevano di una elevata diffusione, probabilmente in connessione alla dolce vita romana, contando inoltre una notevole esportazione estera, soprattutto in America. Il forte impulso turistico dovuto alla grande bellezza culturale romana può aver influito all’abbassamento degli standard produttivi, portando gran parte dei vignaioli a seguire la via della quantità, favorendo cospicui guadagni senza tener conto degli standard qualitativi che questo splendido territorio poteva offrire. Di conseguenza, tale rincorsa al minor prezzo possibile di vendita ha portato i produttori a introdurre sempre più uvaggio da resa maggiore per ettaro.

Politiche agricole e produttive inadeguate sono state limitate inoltre dal mancato utilizzo delle nuove tecnologie, ben adoperate invece dalle altre regioni. L’innovazione tecnologica non solo è stata necessaria per l’ammodernamento degli impianti ma anche per la produzione vera e propria, valorizzando gli standard qualitativi mantenendo i costi contenuti.  Da ricordare inoltre l’assenza totale di marketing e comunicazione delle proprie etichette, che hanno portato i ristoratori romani a scegliere per la propria carta dei vini sempre più cantine extraregionali. Questa mancanza di cultura d’impresa ha portato il Lazio ad ottenere in questi 40 anni un trend negativo nel mercato emergente che premiava regioni come Piemonte, il Veneto, il Trentino, Toscana, Campania caratterizzati da vini molto più accattivanti e concorrenziali.

Negli ultimi decenni il mondo enologico e vitivinicolo di questa regione ha sentito il bisogno di ritornare alle origini, discostandosi quasi totalmente dalla produzione votata alla quantità, puntando alla ripartenza con lo sguardo rivolto alla qualità e alla promozione del territorio. Così iniziano a nascere nuove cantine oramai rinomate per le proprie etichette e i propri vitigni autoctoni. La vinificazione inizia a passare da botti, cemento e vetroresina in serbatoi in acciaio inox a temperatura controllata aumentando sempre più gli standard qualitativi.

I vini del Lazio, oggi

Oggi, la produzione di vini di qualità del Lazio, sfrutta soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni ed è principalmente un territorio adatto a vitigni a bacca bianca (23000 ettari) tra cui il 26% di montagna, 54% in collina, 20% pianura. La ricerca alle origini è diventata un volano di crescita per il movimento enologico e la produzione si caratterizza per lo più vini bianchi (80%), di cui il più rinomato è senza dubbio il Frascati, ma non mancano vitigni a bacca nera che producono vini molto caratteristici e di ottima qualità, tra i più importanti il Cesanese.

Vengono quindi istituite le Strade del Vino, con l’idea di rendere più visibile i percorsi tra collocazione geografica e cultura, la Strada dei vini delle terre Etrusche Romane a Cerveteri, quella dei Castelli Romani e del Cesanese di Piglio. Iniziano a nascere diversi enti e organizzazioni mirate alla comunicazione e allo sviluppo delle potenzialità laziali. Tra questi troviamo il Consorzio Vigne del Lazio, l’agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura nel Lazio e la giovane associazione Lazio in Movimento, nata poco prima della pandemia che ha presentato in degustazione per la prima volta 11 cantine e diversi prodotti gastronomici della tradizione romana durante l’evento Vinoforum 2021

La nostra degustazione

Durante la serata di degustzione targata Lazio in Movimento si sono susseguiti: il vermentino di Muscari Tomajoli, Gabriele Magno con il Torretta Merumalia con Primo, il trebbiano di Federico Artico, Etruscaia con la malvasia del Lazio Bibi, la malvasia del Lazio Emiliano Fini, I Pampini con il Bellone non filtrato, il vermentino Raparelli, il Violò della Cantina Morichelli, la Malvasia del Lazio di Tenuta SS. Apostoli e a chiudere il Sospiro della Cantina Gaffino.

Il tutto in abbinamento con porchetta, coppa con la ciambella al mosto e il lardo magro del Norcino Bernabei, un’altra eccellenza del territorio. Tra gli associati presenti anche produttori di altre prelibatezze locali come l’olio di Gregorio de Gregoris, i biscotti di Cataldo al Forno, il carpaccio di Luigi Campoli e i formaggi De Pau.

Il progetto di Lazio in Movimento

Il giovane progetto di Lazio in Movimento iniziato da Michela Irione nel 2019 intende associare i produttori agricoli e i trasformatori di prodotti derivanti dagli allevamenti di bestiame del Lazio al fine di valorizzare e promuovere tale settore a livello nazionale e internazionale superando la frammentazione odierna che ne impedisce attualmente la conoscenza e l’espansione, e intende far sì che il marchio Lazio sia riconosciuto come merita.

La costituzione di un’associazione che raccolga il maggior numero di produttori possibile e non solo produttori ma tutti coloro che operano nel campo della produzione e trasformazione dei prodotti agricoli e derivanti da allevamenti di bestiame in generale, a vari livelli, sarà un primo passo per ovviare al problema sopraesposto ma non esaurirà l’azione dell’associazione stessa i cui campi di intervento al fine della divulgazione del nome del prodotto LAZIO sarà anche e soprattutto nei seguenti settori:

  • ORGANIZZAZIONE DI MANIFESTAZIONI E MOSTRE VETRINA a livello regionale, interregionale, nazionale e internazionale a scopo di far conoscere i prodotti e soprattutto i produttori;
  • PERCORSI CONOSCITIVI da effettuarsi in loco consistenti in visite guidate attraverso le vie naturalistiche, archeologiche e storiche del nostro territorio inclusive degli aspetti enogastronomici ad esso strettamente connessi da sempre al fine di preservarne il profondo e antico legame;
  • SEMINARI INFORMATIVI E FORMATIVI da effettuarsi in varie sedi, con alle scuole soprattutto le scuole secondarie superiori per sviluppare una conoscenza del territorio e dell’uso consapevole dell’alcol, e agli operatori di settore che sono i nostri più importanti comunicatori;
  • DEGUSTAZIONI MIRATE organizzate, per ora in tutta Italia, ma da portare anche all’estero, durante le quali verranno messi a confronto vini del Lazio e di altre regioni in modalità coperta, al fine di rompere il muro di diffidenza che oggi circonda il Lazio vitivinicolo soprattutto;
  • ENOTECHE CONDIVISE, creazione di enoteche condivise dai produttori prima nel Lazio e successivamente a livello nazionale.

Il tutto per realizzare un circolo virtuoso in cui l’unione delle forze in campo abbia l’effetto di far emergere il vero volto di questa magnifica terra ricca di bellezza, storia e perle gastronomiche. Questa Regione italiana ad oggi vanta 6 denominazioni IGT, 26 DOC (27 con la interregionale DOC Orvieto) e 3 DOCG e una produzione che oramai supera i 1,500,000 ettolitri.

Le numerose attività promozione non si limitano alla rivoluzione enologica, che oggi mette il Lazio in pari con il resto d’Italia ma puntano a valorizzare le caratteristiche distintive geografiche in forte legame con tradizione e ristorazione che per decenni ha sempre solo usufruito del caro buon vecchio vino sfuso della casa.  Non ci resta che godere di questo risveglio culturale bevendoci su!

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