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Multati: l’intervista ai ristoratori del flashmob del 6 maggio

multati

15 ristoratori multati per “assembramento” durante il flashmob del 6 maggio a Milano, le loro interviste

15 multati, reduci da una guerra, quella per non chiudere contro un coronavirus che è un morbo che colpisce alla gola ma anche al portafoglio, sbeffeggiati con una multa che porta il peso di una condanna, quella di non riaprire. Un flashmob che era iniziato poco prima delle 7.30 del mattino all’Arco della Pace, portando sedie per realizzare un sit-in pacifico, mantenendo le distanze.

Questo Stato è disumano” dichiara Valerio Tremiterra, il titolare di Otivm e del gruppo Bottega Ghiotta, 3 a Milano e uno a Londra. “Nel centro città di una delle città più care al mondo, a Chelsea, hanno sospeso l’affitto per 3 mesi, nel periodo di chiusura forzata, così lo Stato agisce in Inghilterra“.

Noi non siamo contro lo stato né contro la polizia, ma si accaniscono con delle persone che sono già rovinate e in ginocchio. Siamo il settore che può rilanciare l’economia, per lavorare abbiamo bisogno di assumere, per espandere i nostri locali, per nuove aperture. Tre mesi fa trovare un cuoco a Milano era una missione, oggi ci sarà molta gente in cerca di un lavoro come lavapiatti, ma intanto i nostri dipendenti in cassa integrazione non hanno ancora ricevuto nulla” sottolinea Tremiterra, con ulteriori 400 euro di multa sulle spalle, da aggiungere i debiti del periodo e ai mancati guadagni. “

I movimenti erano spontanei, nati su Facebook

“Lo scopo della manifestazione, promossa da due gruppi nati spontaneamente in questo periodo tramite Facebook, Movimento Impresa Ospitalità e Horeca Unita, avevano l’obiettivo di attirare l’attenzione sul problema della ristorazione, imitando il flashmob di Berlino” racconta Riccardo Minati, tra i promotori e proprietario di The Fisherman, un format di ristorazione che vede al centro il pesce.

Ci siamo presentati in Questura il giorno precedente, esplicitando le nostre intenzioni. Volevamo realizzare il flashmob in Piazza del Duomo, ma ci hanno consigliato di spostarci all’Arco della Pace e così abbiamo fatto. Abbiamo posizionato le nostre sedie e mantenuto sempre le distanze, non c’è stato un avviso da parte della polizia né una richiesta di spostarci. Ci hanno multati senza pietà”.

Sono il maggior azionista di questo scempio” dichiara Andrea Linguanti, proprietario dello storico Rebelot sui Navigli e delle osterie Luca e Andrea, tre a Milano e una a Giussano. Multato per lui e i suoi 6 dipendenti presenti, per un totale di 2800 euro di multa. “Ma come si fa a pretendere di multare anche un lavapiatti che non prende uno stipendio da 3 mesi perché lo Stato ancora non ha erogato la cassa integrazione che ha garantito?

Non sappiamo quando riapriremo né se saremo in grado di farlo, finanziariamente parlando. Certo è che un mese fa avevo chiesto un preventivo per dei plexiglass da applicare al ristorante: 55 euro l’uno. Dopo una settimana mi hanno riformulato l’offerta per 200 euro l’uno. Quadruplicata“.

Nell’incertezza di sapere se saranno obbligatori o meno non li ho acquistati, un investimento che non ha senso sostenere. Ho cercato anche dei materiali simili da far tagliare a degli artigiani ma sul mercato non si trovano. Lo Stato non ci permette nemmeno di organizzarci per riaprire” racconta Linguanti.

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