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Chiusure anticipate alle 24: i commenti a caldo dei ristoratori sul nuovo dpcm

Saracinesche abbassate alla mezzanotte, niente feste in sale da ballo e locali e niente street food dopo le 21. Queste alcune delle disposizioni del nuovo dpcm firmato nella notte. Questi i commenti dei diretti interessati.

È stato approvato nella notte il nuovo dpcm riguardante il contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha infatti firmato il documento che, tra le tante misure di sicurezza contenute come l’obbligo dell’uso della mascherina anche all’aperto, il divieto di assembramenti e il numero limitato dei partecipanti a feste e cerimonie private, decreta la chiusura anticipata di ristoranti e locali alle 24:00.

Non una novità però. La voce di una possibile chiusura anticipata circolava già da giorni ma, tra i corridoi, si parlava delle 23:00. Ma “fortunatamente” il governo ha optato per una linea più morbida. Un respiro di sollievo dunque, se così si può dire, per ristoranti e pizzerie d’Italia. Meno felici invece i gestori dei locali notturni, già duramente colpiti dalle misure di sicurezza varate nei mesi scorsi.

Vediamo nel dettaglio cosa recita il decreto:

“le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite sino alle ore 20.00 con consumo al tavolo e sino alle ore 21.00 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le ore 21 e fermo restando l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.

E ancora “le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque in coerenza con i criteri di cui all’allegato 10; continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente”.

Ad esser penalizzati, dunque, sarebbero anche i locali di street food e tutte le attività di ristorazione in piedi che, ad oggi, non hanno ancora ottenuto (o non possono ottenere) il permesso di occupare il suolo pubblico con tavoli e sedie che devono comunque garantire ai clienti la distanza interpersonale di almeno un metro.

Nessuna menzione invece al numero di commensali nei ristoranti mentre, per le cene nelle abitazioni private, è “fortemente raccomandato di evitare feste, nonché di evitare di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei”.

Un controsenso? Forse. Vediamo però cosa ne pensano i diretti interessati.

dpcm

Nuovo dpcm: i commenti a caldo

Antonio Cottone – Presidente FIPE e titolare Braciera

“Per quanto riguarda Braciera, il nuovo dpcm non creerà grossi problemi. Nella cultura palermitana, salvo qualche locale del centro città, non è consuetudine andare a mangiare in tarda serata. Le attività che ne risentiranno maggiormente saranno i pub o quelle attività che, coinvolgendo un pubblico più giovane, sviluppano il loro lavoro dopo la mezzanotte. Come Fipe ritengo che il decreto lascia troppo spazio alla libera interpretazione. Da questa mattina ricevo telefonate di colleghi che non sanno come gestire le nuove norme. La maggior parte dei dubbi sorge sul numero di commensali nei ristoranti. A casa c’è un limite di persone, nei ristoranti non è scritto da nessuna parte. Per le feste private dopo le cerimonie religiose si può essere massimo in 30 a prescindere dallo spazio a disposizione. Ci sono troppe lacune e spero saranno colmate al più presto”.

Michele Ferruccio – Bar e Food Manager Treefolk’s, Roma

“Abbiamo seguito con trepidazione l’uscita del nuovo dpcm e abbiamo deciso di affrontare la situazione che si è andata a creare con delle nuove proposte che, siamo certi, faranno piacere ai nostri clienti più affezionati che, fin dall’apertura, ci sono sempre rimasti accanto. Anziché il classico orario dalle 8 alle 2 di notte, il Treefolk’s aprirà alle 6.30 di mattina. Con i ragazzi ci siamo, inoltre, già attivati per far partire un servizio di consegna a domicilio di bevande (birra, cocktail e caffè) in lattina, con tutte le nostre grafiche, e di burger, maritozzi e degli altri piatti della cucina. Per mantenere un contatto diretto con la clientela, saremo proprio noi a consegnare le ordinazioni”.

Salvatore Capone – La Corte dei Mangioni, Palermo

“C’è un’eccessiva violenza mediatica e psicologica. Ognuno di noi ha le proprie idee su questo maledetto Covid ma sono considerazioni personali. Questi decreti sono pieni di contraddizioni. Ma su queste cose non si può lasciar spazio alle considerazioni personali. La chiusura anticipata, giusta o sbagliata che sia, è un coprifuoco? Alle 24 i clienti non possono essere nei locali, ma noi lavoratori? Possiamo rimanere a sanificare e pulire cucina e sala? Bisognerebbe un attimino rallentare le comunicazioni allarmanti perché potrebbero creare dei danni a tutti gli imprenditori e non solo nella ristorazione. Ci vorrebbe un po’ più di comprensione per il lavoro che noi stiamo svolgendo”.

Matteo Zed – The Court, Roma

“In seguito all’uscita del nuovo dpcm che impone la chiusura anticipata dei locali alle 24, abbiamo deciso di aprire le porte del nostro The Court anche nella fascia oraria diurna dalle 12 alle 17. Questo permetterà ai nostri ospiti di assaporare i nostri Signature Cocktail, accompagnati da alcuni piatti della cucina, a ogni ora della giornata, il tutto con vista privilegiata sull’incredibile bellezza del Colosseo.”

Ennio Sortino – La Loggia, Palermo

“Penso che le misure adottate siano drastiche e poco efficienti. Se avessero voluto veramente contenere i contagi, a mio modesto parere avrebbero dovuto espletare tutt’altra azione. Intanto i contagi aumentano proprio a causa dell’irresponsabilità delle stesse persone. Proprio per questo avrebbero dovuto adottare una forma di condanna “penale” a tutti coloro che non indossano le mascherine, aggiungendo a questa una contravvenzione/ammenda onerosa. Limitare le attività come le nostre che lavorano onestamente, che alimentano posti di lavoro e intrattengono i vacanzieri e quindi il turismo con un ristoro, è una misura priva di senso. Gli assembramenti li troveremo al mercato della frutta, al mercato ittico, nei mercati storici delle città, nei viali frequentati dai turisti, pienamente affollati e mai ridimensionati. Quello che vedo è un controllo poco presente e visto che è poco presente per via dell’impossibilità di mettere un corpo militare dedicato al controllo delle persone, avendo il personale ridotto, si limiteranno a controllare i locali in generale perché convinti che gli assembramenti esistano solo lì. La Movida è sempre stata giudicata come selvaggia, raramente interpretata come un modo per esercitare i propri appuntamenti di lavoro o svago personale. I giovani, ma non solo, approfittano dell’aperitivo per una passeggiata e per condividere pensieri e opinioni con i propri coetanei. Sono d’accordo che gli assembramenti nei locali pubblici vengano annientati, ma non obbligando a chiudere un’attività commerciale qualche ora prima della sua normale chiusura. I pub o le drinkerie vivono di questo. Questa manovra tende a ridimensionare un’altra volta le risorse delle attività, riducendo i posti di lavoro ed esercitando una pressione degenerando i profitti.”

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