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Honduras: a Roatán tra nativi Garifuna, biodiversità e piatti tipici

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Una vacanza in Honduras tra tradizione, natura e gusto al riparo dalla movida e dall’over-tourism del gioiello delle Islas de la Bahía, meta rinomata per l’affascinante barriera corallina mesoamericana protetta dall’Unesco, seconda per estensione al mondo dopo quella australiana.

Un long weekend in Honduras a Roatán, isola paradisiaca del Mar dei Caraibi nell’arcipelago delle Islas de la Bahía, lontano dalle affollatissime spiagge di West Bay Beach. Una zona dove insistono molti resort, presi d’assalto da un turismo di massa alimentato dalle navi da crociera che attraccano al porto durante i primi giorni della settimana.

La visita per un tuffo in questo tratto di mare però vale la pena, anche solo per immergersi nel mood del posto, tra giovani honduregni col cappello da pirata che si prestano a delle foto-ricordo, cieli infuocati del tramonto da cartolina color arancione e Piña Colada da consumare in acqua davanti a colorati kayak riadattati a bancone-bar galleggiante.  

Vacanza a Roatán: tappa a Punta Gorda con i nativi Garifuna

Nell’isola rinomata per l’imponente barriera corallina mesoamericana protetta dall’Unesco, seconda per estensione al mondo dopo quella australiana, si riscopre l’autenticità rifugiandosi a est, fino alla sua estremità dove si trova Punta Gorda, casa della comunità Garifuna.

Nativi che parlano una lingua appartenente al gruppo delle arawak, con elementi africani e amerindi, sopravvissuta a secoli di discriminazioni e dal 2008 Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. È qui che la domenica sera va in scena una grande festa con musica, danze e cibo offerto a profusione nelle case del villaggio dei pescatori, indigeni caraibici e africani stabilitasi qui e in altre aree dell’America Centrale dopo essere fuggiti dall’isola di Saint Vincent nel XVIII secolo.

L’esperienza ha il fulcro nella cucina tipica locale, dove è protagonista la machuca, una zuppa di pescado cotto con cipolla e peperoncino nel latte di cocco, vicino a una purea di platano verde. Ad accompagnare il piatto è il cazabe, un pane preparato con la manioca (o yucca), tubero da cui la tribù prende il nome (karifuna significa proprio clan della manioca) e di cui la stessa è valente coltivatrice. A proporre questa pietanza sono molti ristoranti del villaggio, come Wagundan, che intrattiene i clienti con delle magnetiche performance di ballo.

È il Punta, una danza tradizionale messa in scena da giovani donne del posto, con la musica che fa risuonare tamburi, maracas, gusci di tartaruga e conchiglie. Sonorità africane e amerinde impreziosite dai tradizionali mandaguina, abiti indossati per l’occasione in tre pezzi coordinati: gonna a balze, camicetta e copricapo (immancabile quest’ultimo, perché i Garifuna credono che il male si impossessi dell’uomo dalla testa, parte del corpo che va quindi protetta).

I sapori di Roatán tra baleadas e machuca e dove mangiarli

La tipicità gastronomica in Honduras inizia dalla colazione, che si fa a morsi di baleadas: consumata già in passato da chi veniva impiegato nelle piantagioni di banane, questa tortilla di farina è farcita con della purea di fagioli rossi precotti, insieme a panna acida, formaggio duro sbriciolato e uovo. Una bontà detta baleada sencilla irrinunciabile per i local, come la machuca per i Garifuna.

Nei menu dei ristoranti a pranzo e a cena, invece, non mancano l’aragosta speciale servita con patate dolci, riso, fagioli e burro con succo di limone; il churrasco (una grigliata di carne mista marinata e cotta), la sopa de caracol (zuppa di lumache di mare) con il riso con il cocco e fagioli e, per finire in dolcezza, il flan di cocco.

I gamberoni croccanti dorati con panatura al cocco e il polpo speziato alla caraibica sono la firma di The Sunken Fish a Sandy Bay. Una tappa culinaria particolarmente consigliata per chi pernotta in un bungalow o in una treehouse vicino al locale dallo stile casual-chic con tanto di soffitta-libreria vista mare per consultare volumi su un’amaca.

Nell’affollatissima West Bay Beach, strano ma vero, non manca l’intimità romantica rifugiandosi al Sea salt, con tante lucine tra gli alberi e i tavoli sulla sabbia attorno a una elegante piscina. Qui uno chef honduregno dà vita a una cucina difficile da trovare altrove sull’isola, dal polpo grigliato all’olio di oliva e fagioli bianchi a dell’ottima carne ribeye.  

Al Gumbalimba Park per incontri ravvicinati con scimmie cappuccino, pappagalli e iguana nere

Per fare esperienze di viaggio rispettose dell’ambiente e di chi lo abita, a Roatán è da evitare la visita ai delfini in cattività di Anthony’s key, tenuti lì con l’esca del cibo facile che però li ha resi incapaci di procacciarselo in autonomia in mare aperto.

Al posto del selfie-ricordo mentre i cetacei si prestano ad attività di intrattenimento antropico come le piroette, si sceglie la passeggiata al Gumbalimba Park per incontrare diversi animali che vivono in questo santuario senza coercizioni. Curioso è il suo insettario, con le teche piene di incredibili farfalle, di incredibili colori blu fluo e dalle strane somiglianze (come quella che ha il corpo che ricorda il muso dei cani dalmata o dei gufi). L’avventura è in compagnia dei pappagalli tropicali e delle scimmie cappuccino, insieme ai custodi del parco che danno indicazioni per interagire con gli animali senza arrecare loro alcuno stress.

Emozionante è il momento delle foto-ricordo, come speciale è l’incontro con un’unicità dell’isola di Roatán: le iguana nere, carnivore a differenza di quelle verdi (mangiano rane e i loro simili) e chiamate “Michael Jackson” per il fatto che nascono con la pelle scura ma si schiariscono nel tempo. Una specie protetta, che non si tocca. Nei ristoranti della capitale Tegucigalpa, quando si legge nel menu la portata sopa de garrobo, l’iguana è quella importata dalle Isole Cayman.

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