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Lo spreco di cibo in Italia? Vale 12 miliardi di euro

15 addirittura se si sommano tutti gli altri anelli della filiera agroalimentare. Un dato, diffuso a ridosso delle celebrazioni del World Food Day, che stride con il problema della fame nel mondo, considerando che quasi un milione di bambini in Africa soffre di malnutrizione grave. La situazione nello specifico e cosa fare per invertire la tendenza

Dodici miliardi. E’ l’equivalente in euro dello spreco di cibo in Italia, 15 addirittura se sommiamo tutti gli altri anelli della filiera agroalimentare. Praticamente un punto di Pil, praticamente la metà di ciò che produciamo nello Stivale. E’ il sunto dell’allarme lanciato dall’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market, promotore della campagna “Spreco Zero” per l’evento “In the name of Africa” in occasione del World Food Day.

Segrè, citando i nuovi dati del report Waste Watcher e Fusions, ha sottolineato come a tale valore economico bisogni anche «aggiungere il costo dello smaltimento rifiuti, e delle risorse naturali utilizzate per i prodotti alimentari».

Uno stato dei fatti che stride e non poco con l’annoso problema della fame nel mondo, considerando soprattutto che «quasi un milione di bambini in Africa soffre di malnutrizione grave».  

Segrè ha poi confrontato i dati nazionali con quelli del resto del mondo: «A livello globale si spreca cibo per un valore economico intorno ai mille miliardi di dollari all’anno, che sale a circa 2600 miliardi di dollari se si considerano i costi “nascosti” legati all’acqua e all’impatto ambientale. I Paesi membri dell’Unione Europea, invece, sprecano ogni anno 143 miliardi di euro: vuol dire che ciascun cittadino europeo butta via 173 chilogrammi di cibo».

Come fare per ridurre gli sprechi? «Fare la lista della spesa, imparare ad usare il frigorifero, riutilizzare ciò che non mangiamo». Insomma, riprendere i vecchi ma sempre saggi consigli della nonna. In questo la Lombardia risulta la più meritevole di elogi: secondo il report, 6 lombardi su 10 predispongono sistematicamente una lista della spesa per evitare acquisti inconsulti (il 59%, rispetto al dato nazionale del 50%), il 62% dichiara di non gettare quasi mai il cibo ancora buono (dato nazionale al 50%) e il 9% di farlo una o due volte alla settimana (stessa percentuale nel resto d’Italia).

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