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Catania: Sapio cambia sede e guarda al futuro

Novità nel panorama fine dining catanese. Lo stellato Sapio cambia sede e si sposta in centro città con la sua proposta di gourmet internazionale ma che parla siciliano.

È dal 2019 che il ristorante Sapio, nel cuore pulsante di Catania, si conferma di anno in anno l’ambita stella Michelin, conquistata, proprio cinque anni fa, grazie al lavoro attento e curato dello chef e patron Alessandro Ingiulla e della sua compagna Roberta.

Aperto nel 2016 in un ex bottega di Catania, il Sapio, è un piccolo ristorantino con soli quindici posti a sedere, una cantina dove i vini dell’Etna guardano quotidianamente bottiglie provenienti da tutto il mondo e una sala curata in ogni dettaglio in maniera certosina.

Ma il Sapio è soprattutto il rappresentante dell’anima di Alessandro Ingiulla, della sua cucina creativa, elegante e raffinata, basata su una attenta e meticolosa ricerca della materia prima, che si concretizza specialmente nell’uso di ingredienti provenienti dall’orto di famiglia, coltivato proprio ai piedi dell’Etna.

I piatti di Alessandro Ingiulla sono la dimostrazione, nonostante la giovanissima età, della maturità culinaria raggiunta grazie alle pregresse esperienze in Italia e all’estero. Le portate fondono la tradizione etnea con quella francese, in un connubio di tradizione, sostenibilità ed estro che, non per niente, l’hanno portato ad essere il più giovane chef insignito della stella e hanno condotto il Sapio ad essere il primo ristorante stellato in città.

Sapio si sposta, perché questa scelta? Come descriveresti il nuovo ristorante?

Sapio si sposta per la volontà mia e di Roberta, la mia compagna, di rivalutare il territorio di Piazza Gandolfo, avvicinando la nostra realtà ancor di più al cuore di Catania, il centro storico. Il ristorante si troverà infatti in una piazza sulla via di San Giuliano, tra le vie più famose della provincia etnea, rinomata altresì per la festa di Sant’Agata. Ciò che abbiamo fatto ad oggi non è un punto di arrivo, ma di ripartenza. Noi crediamo davvero tanto in Catania e vogliamo investire nella città: rivalutare alcune zone, darvi nuova linfa, questo è ciò a cui aspiriamo. Il nostro ristorante sarà in linea di continuità con quanto fatto in questi anni. A parlare saranno i piatti, tante saranno le preparazioni ultimate in sala. Ci saranno tante novità, come la cantina più grande e lo chef table”.

Quanto c’è di Sicilia nei tuoi piatti e quanto di gourmet diciamo “internazionale”?

Di Sicilia c’è tanto. Tanti dei nostri piatti raccontano il nostro territorio: dall’aperitivo, in cui serviamo un arancino al nero di seppia e con un cuore di genovese di tonno, alle varie portate. Il carciofo arrosto, ispirato ai carciofi arrostiti, tipico street food catanese, o la cipollata di tonno, che riprende un abbinamento tipico della cucina catanese, cioè il tonno e la cipolla. Sul fronte internazionale possiamo dire che vi sono tante preparazioni che utilizziamo e con cui, appunto, raccontiamo la Sicilia, Catania e le loro tradizioni“.

Come definiresti la tua cucina?

La mia cucina è una cucina che celebra la nostra tradizione, i ricordi della mia infanzia, ma che – al contempo – guarda a tutte le mie esperienze all’estero e le trasmette nelle varie preparazioni”.

Testa, cuore o pancia? Qual è il motore che ti muove di più nell’ideazione dei nuovi piatti? E cosa vuoi che provi il tuo ospite?

Testa e cuore, sicuramente. È importante trasmettere qualcosa, ma è altrettanto importante avere raziocinio, lucidità, fare ricerca, non smettere mai di studiare (e quindi di imparare). Noi desideriamo che il nostro ospite esca da qui soddisfatto e con un bel ricordo dell’esperienza vissuta”.

Catania è una piazza facile per un ristorante gourmet?

Catania è una piazza che merita tanto e che ha tanto da raccontare. In questi anni si sta aprendo sempre più a realtà di fine dining simili alla nostra. È bello vedere che la città è in continua crescita, in espansione”. 

Parlaci di te: tre pregi e tre difetti

Tre e tre sono tanti… Posso dirti sicuramente che un mio grande pregio è la pazienza, di riflesso anche la costanza. Ci vuole costanza a essere pazienti, non è affatto facile”. 

Quale sarà il futuro della cucina? E che importanza pensi avranno gli stellati?

Il futuro della cucina è difficile da prevedere. Siamo a noi a gettare le basi per quello che sarà il futuro. Posso dire che, dal canto nostro, faremo quanto più possibile per sensibilizzare sempre di più le persone a sprecare il meno possibile, essere sostenibile davvero, in concreto. Gli stellati in questo processo avranno una loro rilevanza, ne sono certo”.

Quali sono i tuoi piani per il futuro?

I miei piani per il futuro sono certamente di portare sempre più avanti ciò che è Sapio, ma anche valorizzare i prodotti della nostra campagna. Il nostro olio extravergine d’oliva ad esempio. Non vorrei fermarmi solo al ristorante, ma andare oltre. Come dicevo sopra, mai un punto di arrivo, ma di partenza”.

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Redazione